Spatium Urbis, pubblicati i risultati dell’indagine

Sulla percezione della città, promossa da Roma Capitale tramite la Commissione Pari Opportunità, in collaborazione con Università La Sapienza di Roma

Pubblicati i risultati di “Spatium Urbis“, l’indagine sulla percezione della città promossa da Roma Capitale tramite la Commissione Pari Opportunità, in collaborazione con Università La Sapienza di Roma.

L’indagine è stata curata da Alice Fischetti ed Elisa Leoni con la supervisione della professoressa Nocenzi: circa 4000 persone sono state coinvolte nello studio anche grazie alla diffusione e al lavoro che hanno fatto le varie commissioni pari opportunità dei Municipi.

I risultati del report – spiega Michela Cicculli, presidente Commissione Pari Opportunità Roma Capitale – ci dicono che viviamo in una città meno accogliente per chi è donna e si trova spesso a fare i conti con una continua percezione di pericolo. Piazza e centri di ritrovo rendono lo spazio urbano più sicuro mentre i parcheggi e le aree verdi sono percepiti come pericolose dalle donne che prediligono, inoltre , il trasporto privato per sostenere meglio il carico di cura che significa pensare anche agli spostamenti quotidiani di altre persone, di solito anziani e minori. Dopo il tramonto il mezzo pubblico viene accantonato come opzione per muoversi in città, ma nonostante questo le donne dichiarano di partecipare alle attività culturali e sociali di più rispetto agli uomini, che invece prediligono attività quali lo sport e il benessere personale“.

Un bel successo di partecipazione che ci ha permesso di ascoltare la cittadinanza – conclude Cicculli – e che costruisce la strada per Roma città delle donne, sicura e accogliente. Voglio ringraziare le professioniste dell’Università che hanno realizzato questo report, incrociando dati, bisogni e prospettive, e che ci hanno fornito un importantissimo strumento di lavoro. Ne faremo tesoro“.

I risultati dell’indagine

LEGGI I RISULTATI DELL’INDAGINE SPATIUM URBIS.

Alcuni cenni conclusivi dell’indagine

I numerosi dati raccolti grazie a questa indagine esplorativa consentono di tracciare alcune linee attraverso le quali leggere con maggior efficacia i cambiamenti che si stanno manifestando nella conformazione degli spazi della città sollecitati dai sempre nuovi bisogni di chi ne fruisce. Il processo è, però, circolare e i cambiamenti nello spazio urbano a loro volta incidono sulla manifestazione delle necessità di chi lo vive. 

Obiettivo principale della ricerca era colmare una carenza di informazioni sulla città di Roma. Gli uffici statistici nazionali e cittadini raccolgono in modo sistematico dati direttamente o attraverso altre rilevazioni sulla struttura fisica, demografica, culturale e digitale dello spazio urbano. Ma l’approccio proposto da questa ricerca ha teso a valorizzare quello del genere come il fattore chiave con cui leggere bisogni e aspettative nell’uso degli spazi urbani da parte delle persone che hanno costituto il campione. L’applicazione di un approccio intersezionale ha permesso di porre attenzione anche agli altri fattori identificativi delle persone che hanno partecipato all’indagine, in particolare l’età e la residenza, per mostrare come negli specifici spazi della città questi fattori si trasformano e modificano reciprocamente. Questa lettura consente di disegnare lo spazio urbano come una rete di relazione attorno a nodi centrali quali possono essere quelli in cui sono localizzati servizi pubblici importanti o luoghi di riferimento come la residenza, dando un valore specifico alle reti che li collegano, alla loro densità, accessibilità ed efficacia.

La specifica rappresentazione ottenuta in risposta al primo obiettivo ha consentito di rispondere anche al secondo obiettivo generale, cioè la definizione di possibili policies e misure di intervento sulle criticità mostrate dagli spazi urbani per consentirne la migliore fruizione da chiunque se ne voglia servire, proprio a prescindere dai fattori identificativi con cui si sono lette e interpretate le risposte fornite. Questi fattori, infatti, devono costituire variabili utili alla raccolta, elaborazione e lettura dei dati e non differenziare l’uso degli spazi urbani. In questo modo è possibile approntare misure di equità – a ciascuna persona ciò che serve – per assicurare una condivisa fruizione degli spazi della città. 

In tal senso, il quadro generale ottenuto con l’indagine ha consentito di rispondere anche agli obiettivi specifici della ricerca che partivano dall’assunto che le donne residenti, users, turiste ecc. fossero svantaggiatenell’uso degli spazi della città perché insicuri, pericolosi, strutturalmente carenti, esclusivi a loro sfavore, nonfunzionali. 

In linee generali queste ipotesi hanno trovato un positivo riscontro nei risultati della ricerca per tutte e quattro le aree tematiche esplorate:

 spostamenti nella città di giorno e di notte 

percezione di (in)sicurezza in città 

gli spazi urbani dal tramonto all’alba 

senso di appartenenza alla città e al quartiere e aspettative di miglioramento 

La fruizione in termini di spostamento e uso dei servizi nella città è decisamente più impegnativa per le donne rispetto agli uomini, ma, accanto a loro si manifestano puntualmente bisogni e aspettative analoghe di quella parte del campione che è stata intercettata con un’identità di genere altra rispetto a quelle binarie: le difficoltà a spostarsi nella città di giorno, amplificate di notte, alimentano una percezione di insicurezza che arriva ad essere inibente le attività di donne e di persone con altra identità a Roma. Ciò avviene in modo evidente per le attività non obbligatorie, come quelle conviviali e culturali, a cui queste due parti del campione sono maggiormente dedite. Pericoli e rischi individuati nella fruizione degli spazi nelle ore notturne diversificano visibilmente il campione a seconda del fattore di genere e incidono sul senso di appartenenza, oltre che sulle aspettative rispetto allo spazio complessivo della città e, in modo particolare, su quello più familiare del quartiere. 

In uno spazio così ampio e differenziato da punto di vista morfologico, economico e culturale un altro fattore significativo si è rivelato essere proprio l’articolazione municipale attraverso la quale è possibile leggere il peso specifico di elementi come la centralità/perifericità, la dotazione di linee di trasporto pubblico e ferroviario funzionali ed efficaci, la presenza/capillarità di servizi di supporto al cittadino (CAF, consultori, Centri Antiviolenza) e di luoghi di cultura, la diffusione della rete wi-fi, la presenza di infrastrutture per la cittadinanza (aree verdi, parchi gioco), ma anche il decoro urbano. Si sono così individuate aree più favorite di altre, specie rispetto alla vicinanza ai luoghi in cui c’è una maggiore concentrazione di beni, prestazioni e servizi per una migliore qualità della vita della cittadinanza, generalmente il centro e tutte quelle direttrici, spesso viarie e ferroviarie, lungo le quali, anche a distanza dal centro, si sviluppa una vita urbana di buona qualità. Molto c’è ancora da fare in aree per lo più periferiche e poco servite da collegamenti, servizi e una capillare sorveglianza per favorire gli spostamenti in sicurezza anche nelle ore notturne. 

In conclusione, la differenziazione dei territori e delle persone che li vivono emerge da questa indagine che ha miratamente inteso evidenziarle per avanzare un nuovo approccio analitico di dati come questi: valorizzare quelle diversità che, ancora oggi, costituiscono invece una criticità e vengono utilizzate per escludere fasce crescenti di persone dal vivere in qualità la città.


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