

L’entrata al parco delle Energie è anche al civico 230 di via di Portonaccio.
Ho pedalato e poi lasciato viale della Venezia Giulia e la chiesetta, che si presenta come una semplice costruzione a forma di capannone,: è la Parrocchia Sant’Agapito, sede parrocchiale dal 1962.
Ho percorso la breve discesa di via Attilio Hortis, dove dal 1928 al 1981 c’era il borghetto Prenestino, e il tratto di via Latino Silvio, dove è’ visibile il vecchio manufatto della stazione Prenestina.
Sono entrato dal cancello del parco aperto a metà, sulla destra ci sono due pali di legno conficcati nel terreno, reggono un cartello con la foto del lago Bullicante scattata dall’alto e l’indicazione monumento naturale. Sulla sinistra c’è un murale, dipinto su un grosso muro di cemento.
Davanti a me un viottolo in terra battuta e tanta erba su ambo i lati, un capanno insicuro e una fettuccia che ne limita l’accesso, una barca in legno e un piccolo molo al suo fianco in uno spazio in terra battuta e un prato con l’erba tagliata.
Sono nei pressi dell’unico lago naturale di Roma, ospitato nel parco delle Energie in nell’area dell’ex fabbrica SNIA Viscosa al Pigneto-Prenestino, parco inaugurato nel 1997, con le ultime aree espropriate e rese pubbliche nel 2000.
Ed ecco la “stranezza di città”. Parco pubblico con cassetta delle offerte sopra un tavolino, con su scritto a stampatello : AIUTACI A TENERE APERTO OFFERTE MANUTENZIONE LAGO.
Non posso e non voglio pensare alle casse comunali… “prosciugate”.
Una decina di metri ed ecco il lago Bullicante detto anche Sandro Pertini , tra gli alberi.
Come già scritto in altri articoli: “lago alimentato dalle acque sorgive dell’antico fosso della Marranella”.
Riprendendo dalla mia passeggiata in bicicletta e all’accenno sul borghetto Prenestino, vorrei passare qualche informazione su una piccola parte di Roma e “su ciò che ora non c’è piu’”.
Franco Ferrarotti nel 1969 ha scrittoin Roma da Capitale a Periferia.
“Una strada non asfaltata circonda il Borghetto dall’esterno, dando modo alle automobili e ai camion della nettezza urbana, che di tanto in tanto si recano a racc ogliere le masse di rifiuti accumulati durante i giorni, di passare. Per il resto il Borghetto è un intrico di vicoli fittamente popolati; le casette sorgono l’una accanto all’altra, vicinissime, accuratamente recintate e abbastanza nascoste alla vista dall’esterno. L’aria della zona è putrida e malsana in qualsiasi stagione. Durante l’inverno, nelle giornate di pioggia, le strade si trasformano in un pantano, e d’estate le pozze dell’acqua di rifiuto non assorbita dal terreno e i mucchi d’immondizia emanano un terribile fetore. Eppure, in qualsiasi stagione i bambini del Borghetto giocano e vivono all’aperto. E’ una Roma isolata dal centro della città sotto tutti i punti di vista. Contribuiscono a dare un aspetto più desolante alla zona le macerie rimaste dopo l’abbattimento di una porzione delle casette, che nessuno si è curato di rimuovere, aumentando così lo squallore, la polvere, la sporcizia. Le macerie sono preda degli abitanti che rimangono: le travi di legno servono per il fuoco, i mattoni per fare qualche lavoretto in casa. Le abitazioni si assomigliano e sono quasi tutte della medesima grandezza; le famiglie per la maggior parte le tengono pulite e in ordine, malgrado la ristrettezza degli ambienti”.
Il borghetto Prenestino nasce nel 1928. Con l’inizio degli sventramenti nel centro di Roma, le famiglie rimaste senza la casa iniziarono a trasferirsi in questa nuova zona, ma in alloggi di fortuna.
Dal 1946, dopo la seconda guerra mondiale, le famiglie e le persone rimaste senza casa e le famiglie provenienti da altre regioni d’Italia confluirono verso Roma e tante persone si radunarono in questa zona costruendo alcune baracche, e il borghetto crebbe di volume.
Successivamente, il Governatorato di Roma iniziò a tracciare le strade e le dedicò ad illustri personaggi dell’antica Preneste, odierna Palestrina, paese a circa trenta chilometri da Roma.
Via Verrio Flacco, dedicata al celebre grammatico prenestino; via Secondino, dedicata al primo Vescovo di Preneste; via Manicio, dedicata all’eroe Prenestino.
Dopo le strade principali, il Governatorato di Roma tracciò le strade secondarie dedicandole ai diversi comuni dell’area intorno a via Prenestina
Nel 1939 fu inaugurata la Stazione Prenestina e nel 1952 il Comune di Roma istituì ufficialmente l’indicazione toponomastica: “Borghetto della Stazione Prenestina“.
Nel 1968 il Centro Cittadino delle Consulte Popolari esegui un censimento e il borghetto della Stazione Prenestina, con le 400 famiglie che ci vivevano, divenne uno dei borghetti più popolosi di Roma
Gli anni 1979-1980 portarono al parziale risanamento del borghetto della Stazione Prenestina e nel 1981 alla sua definitiva demolizione, sotto la spinta dei movimenti per la lotta alla casa e le politiche del Comune per gli alloggi e per il risanamento dei borghetti nel comune.
Nel 1985, il toponimo “Borghetto della Stazione Prenestina“ venne definitivamente soppresso dal Comune di Roma.
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