La nuova illuminazione dell’antica Cisterna della Basilica di Istanbul
Progettata da Studioillumina di Roma, in collaborazione con gli studi di architettura Atelye 70 di Istanbul. Il famoso sito archeologico ha riaperto il 22 luglio 2022Ha riaperto il 22 luglio 2022 l’antica Cisterna Basilica di Istanbul, ora ammirabile in tutto il suo splendore.
Studioillumina di Adriano Caputo, insieme alla designer team leader Federica Cammarota e a tutto il team (Francesca Campagna, Paolo Di Pasquale, Katia Ferrulli, Filippo Marai), ha progettato la nuova illuminazione del sito archeologico, fiore all’occhiello della capitale turca che ogni anno attira milioni di visitatori da tutto il mondo, oltre che il luogo magico in cui fu girata una scena di James Bond nel 1963 (Dalla Russia con Amore).
Il progetto della luce si affianca al progetto dei nuovi camminamenti, progettati dallo studio Atelye 70 di Istanbul e dallo studio Insula di Roma. Nel nuovo progetto di Studioillumina, la luce accompagna il visitatore all’interno delle cisterne romane creando un racconto, un viaggio nella storia e nella cultura del luogo, che dona al Palazzo Sommerso – così viene chiamato in Turchia – un fascino che è al contempo occidentale e orientale.
Il viaggio tra Oriente e Occidente attraverso la luce
Ampliata da Giustiniano nel 532 la Cisterna, 140 metri di lunghezza per 70, con le sue 336 colonne alte 9 metri ognuna, fu utilizzata per lungo tempo dai romani come riserva idrica. Poi riscoperta nel XVI secolo, solo nel 1987 verrà aperta al pubblico. È la duplicità dei due mondi, tra cultura romana e ottomana, tra Oriente e Occidente, che Studioillumina ha interpretato e tradotto, attraverso la luce, in un contesto di sensazioni, colori e auree svelandone diverse identità.
Il viaggio di andata e quello di ritorno nella cisterna richiamano diversi stili di rappresentazione visiva: la rappresentazione orientale, segnata dalle arabesche e dalle miniature, prevalentemente e tipicamente in stili bidimensionali, e quella occidentale, basata sui concetti di prospettiva, profondità di campo e tridimensionalità degli oggetti. Il viaggio dentro Yerebatan Sarnici diventa un racconto, una narrazione di luce e di emozioni che si susseguono passo dopo passo.
Ingresso nella Cisterna: viaggio di andata e mondo bidimensionale
Ispirato al mondo antico delle miniature, il viaggio di andata all’interno della Cisterna è un viaggio in chiave orientale – o ottomana – in cui la prospettiva lascia spazio al disegno e alle forme. In quest’ottica l’ingresso nella foresta di colonne è accompagnato da un’illuminazione che ricorda il bidimensionale. Effetto creato da una sola luce per colonna, illuminata dal basso e posizionata sul lato opposto rispetto alla direzione di percorrenza. L’ingresso nella Cisterna è il momento della scoperta, in cui il visitatore si ritrova in un luogo senza tempo a lui sconosciuto, come nell’esperienza dei primi esploratori: l’abbassamento graduale dei livelli di luminosità a mano a mano che ci si addentra nello spazio sotterraneo porta il visitatore a vivere un’esplorazione quasi archeologica e personale della cisterna, in cui sensi e curiosità sono stimolati in modo primitivo.
Il punto di svolta: l’incontro con Medusa
Le teste di Medusa, in fondo al percorso di andata, rappresentano la fine del viaggio di andata e l’inizio del viaggio di ritorno. Per la prima volta il visitatore tornerà indietro ma non prima di soffermarsi intorno alle teste capovolte di Medusa, luogo di sospensione e di riflessione. Il mondo bidimensionale e quello tridimensionale si fondono in un’architettura che ora viene svelata nella sua duplice identità. Le intensità luminose sono più basse e conciliano la riflessione. Da questo punto in poi il mondo bidimensionale si interrompe e lascia spazio a quello tridimensionale, che svelerà la Cisterna nel suo lato più architettonico.
Il viaggio di ritorno
Il viaggio di ritorno svela la Cisterna in chiave occidentale, protagonista è la prospettiva e il mondo tridimensionale. Gli stessi punti luce che nel viaggio di andata erano nascosti dietro ogni colonna si riappropriano dello spazio in modo diretto: le colonne si vedono in tutta la loro bellezza permettendo una diversa percezione del lato architettonico della Cisterna, e omaggiando da ora anche l’identità occidentale del luogo.
L’acqua come costante del viaggio e l’aggiunta improvvisa del colore
L’acqua è la costante che si estende nella Cisterna, presente per tutto il viaggio. Sia all’andata che al ritorno ha fatto da specchio, sebbene le immagini specchiate erano diverse: all’andata i chiaroscuri, al ritorno l’architettura. Solo in un momento sporadico del viaggio le luci delle singole colonne improvvisamente si dissolvono per lasciare spazio ad una nuova luce che svela, attraverso il colore acquamarina, la superficie irregolare dei pavimenti originari.
Un progetto di illuminazione all’avanguardia
Il progetto della nuova luce del famoso sito archeologico, tra i più visitati al mondo, è stato sviluppato da Studioillumina e realizzato dall’azienda turca TEPTA Lighting con 750 differenti corpi illuminanti. Adriano Caputo ricorda il giorno in cui tutto ebbe inizio: “Sono stato contattato dallo Studio di Architettura e Ingegneria Insula di Roma per proporre una soluzione illuminotecnica al loro progetto di riqualificazione e restauro. Ho risposto che sarei stato forse capace di dare loro, in una settimana solamente una metodologia, perché avrei dovuto scrivere una sceneggiatura e condividerla con loro, dopo avere riletto velocemente alcuni testi sacri e film turchi d’autore; dopo tre giorni, senza avere dato loro nessuna proposta, ho avuto l’incarico! Quando smetterò di avere forti emozioni andrò in pensione”.
Il progetto della luce è il risultato di uno studio profondo: “Mi sono immerso nella rilettura dei libri di Orhan Pamuk (Istanbul, Il mio nome è Rosso, Il castello bianco, Il museo dell’innocenza…), di Alessandro Barbero (Il divano di Istanbul, Solimano il Magnifico, La caduta di Costantinopoli…), di Jason Goodwin (La trilogia di Yashim, L’albero dei giannizzeri – Il serpente di pietra – Il ritratto Bellini), i film di Ferzan Özpetek (Hamam_Il bagno turco, Rosso Istanbul…), e quelli straordinari di Nuri Bilge Ceylan (C’era una volta in Anatolia, Il regno d’inverno, Uzak, L’albero dei frutti selvatici…). Poi ho ristudiato il mondo orientale delle miniature, l’arte e l’architettura romana e poi bizantina; la decorazione islamica con i tre moduli base, quello geometrico, quello vegetale, quello calligrafico”.
È la luce che svela il mondo e lo libera dall’oscurità del nulla, rendendo ogni cosa intelligibile all’uomo. Lo storytelling ha come soggetto un viaggiatore/eroe alla scoperta di un mondo a lui ignoto. Una sublime narrazione di emozioni e luce, a cui Adriano Caputo ha lavorato con la team leader del progetto Federica Cammarota, da poco rientrata in Italia dopo l’esperienza internazionale, e agli ex-studenti universitari specializzati in scenografia, interior e lighting design.
Una grande soddisfazione anche per Federica Cammarota, che confrontando il progetto con le esperienze fatte all’estero osserva: “Un bellissimo progetto, senza nulla da invidiare ai progetti a cui avevo lavorato negli anni precedenti. Anzi, dal punto di vista creativo aveva qualcosa in più: la dimensione fortemente spirituale, dettata dalla storia e dall’identità del luogo, che ha portato la progettazione e la creatività a muoversi nello spazio del concetto. Diciamo sempre che per ogni progetto della luce si racconti una storia, eppure per alcuni progetti questo è più vero che per altri. Abbiamo ascoltato il luogo e le relazioni tra esso e i popoli che lo hanno vissuto, trasferendo le sensazioni in effetti di luce. Una di queste emozioni è stata quella di dimmerare (decrescere l’intensità luminosa) gradualmente le colonne a mano a mano che si entra nella Cisterna, al fine di ricreare la sensazione di scoperta dell’addentrarsi in uno spazio sconosciuto e oscuro. Il risultato finale è che il visitatore non si accorge che l’intensità dell’illuminazione decresce insieme al suo cammino, eppure una volta arrivato in fondo si rende conto che l’atmosfera in cui si è ormai immerso è cambiata. Il viaggio all’interno degli spazi della Cisterna si compie anche in questo modo, riscoprendola tante volte con occhi diversi”.
Il viaggiatore/eroe inizia il suo viaggio e torna in superficie: il viaggio però lo ha cambiato e adesso porta con sé i sussulti cromatici appena vissuta, una sorta di Elisir di emozioni e luci da offrire al mondo.
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