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Un nuovo magazzino Amazon al posto del Centro Carni?

Questa la domanda contenuta in una interrogazione al presidente del municipio Boccuzzi

La consigliera municipale PD Maura Lostia ha voluto raccogliere la preoccupazione espressa dagli operatori del Centro Carni presentando nel Consiglio municipale del 24 settembre 2020 una Interrogazione urgente per chiedere al presidente Boccuzzi dei chiarimenti su alcune proposte avanzate nell’ultima Cabina di Regia sul Centro Carni. L’interrogazione denuncia inoltre che, su proposta del municipio l’area del centro carni è diventato: centro covid, deposito dei materiali scolastici dismessi, deposito di materiali e arredi del municipio ecc. e tutto ciò crea degrado e caos, oltre che preoccupazione per le condizioni igienico/sanitarie del centro stesso, considerando sia le cataste di spazzatura che si accumulano sia la vicinanza fra drive-in Covid e strutture di macellazione.

In realtà, tra le soluzioni proposte nella Cabina di Regia, si starebbe rafforzando l’ipotesi di trasformare l’area del Centro Carni in un grande magazzino deposito per la distribuzione dei prodotti di e-commerce, sul modello del Centro Amazon di Passo Corese. Il presidente Boccuzzi ha risposto che si stanno valutando diverse ipotesi, ma ancora non è stata effettuata una scelta precisa.

Dopo le proteste dei lavoratori e del Coordinamento popolare contro la speculazione sul Centro Carni nei confronti degli ennesimi tentativi di chiusura del mattatoio comunale e degli spazi per gli operatori grossisti, a dicembre 2017 venne istituita una Cabina di Regia presieduta dall’Assessore al bilancio Lemmetti, con rappresentanti Ama, degli uffici comunali e con la presenza del presidente municipale. Questo organismo avrebbe dovuto trovare soluzioni rispetto al debito di 135 milioni con le banche e per questo gli operatori e il Coordinamento popolare hanno presentato un Business Plan che prevede:

·       l’utilizzo degli ampi spazi commerciali e per uffici oggi abbandonati, affittandoli agli operatori che ne hanno già fatto richiesta,

·       allestimento di impianti fotovoltaici e di un digestore per produrre energia,

·       l’avvio di nuove attività produttive e di formazione.

Questa proposta avrebbe portato fino a 5 milioni di Euro di entrate aggiuntive all’anno con cui contribuire alla restituzione dei debiti pregressi, non generati comunque dal Centro Carni.

Lo scorso anno, in una fase già difficile per il bilancio Ama non ancora approvato, le banche hanno declassato a 31 milioni il precedente valore dell’area, che era legato ad una valorizzazione immobiliare prevista da Alemanno con 2000 appartamenti e ampie cubature commerciali. La pressione delle banche si sta facendo più forte per accelerare lo smantellamento produttivo del Centro Carni e puntare sulla speculazione edilizia nel settore residenziale o commerciale.

Poiché fino ad oggi la Cabina di Regia e l’Assessore Lemmetti non hanno voluto confermare la scelta per lo sviluppo produttivo proposto nel Business Plan, gli operatori e il Coordinamento popolare temono che oggi si voglia puntare tutto su una speculazione di tipo commerciale.

Lo sviluppo dell’e-commerce non è un fenomeno di per sé negativo, visto che molti negozi si sono attrezzati in questo periodo di lockdown per fornire risposte on-line ai propri clienti. Il problema deriva dall’eccessiva concentrazione di questo fenomeno attorno a grandi aziende, che privilegiano quantità a qualità dei prodotti. Da una recente inchiesta pubblicata a marzo 2020 sulla rivista di Altroconsumo risulta che, dai test su 250 prodotti acquistati dai grandi rivenditori on-line, il 66% non rispetta le normative comunitarie. Se pensiamo che lo scorso anno in Italia hanno chiuso i battenti quasi 10.000 negozi di quartiere, l’impatto di un grande centro di vendita on-line (sia esso di Amazon o di piattaforme analoghe) sarebbe devastante per il piccolo commercio nel nostro territorio.

La scomparsa di un macello comunale, che oggi rappresenta un bene comune perché svolge un ruolo di presidio sanitario di calmiere per i prezzi della carne a Roma, costringerebbe tutti gli allevatori a ricorrere macelli privati dei grandi distributori, con inevitabili aumenti di prezzo.

Dopo la mobilitazione svolta negli ultimi mesi contro lo smantellamento del Centro Carni e per la revoca dei trasferimenti di funzionari comunali che sovrintendono agli impianti, resta alta la tensione tra i lavoratori e i cittadini del Coordinamento popolare contro la speculazione sul Centro Carni.

La pressione si sposta ora sul Consiglio comunale e sulle Commissioni competenti per far uscire allo scoperto le reali intenzioni della Giunta Raggi sullo smantellamento del Centro Carni e sulla trasformazione dell’area in un grande magazzino deposito per Amazon o per altri rivenditori on-line.

 

Sergio Scalia

 

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