

Anche la prima candelina è stata spenta. Via delle Messi d’Oro, l’area sgomberata dai rifugiati abusivi africani, ha compiuto un anno. Ed è ancora lì, ancora tutto fermo, in un’attesa logorante e, fino a prova contraria, improduttiva per i cittadini.
Abbiamo già sottolineato in un nostro articolo risalente a febbraio 2015, come l’operazione sia stata inefficace ed infruttuosa, togliendo un palese degrado si è restituito un oggettivo ed indiscutibile degrado. I residenti hanno potuto spegnere questa candelina con uno sbuffo probabilmente. Infondo ne hanno tutto il diritto e vi è un logico supporto ad ogni singola persona che continua a chiedersi: “ma perchè?”.
Perché si è dovuto togliere ad un’area un’occupazione abusiva, per “restituirla” non bonificata e e riqualificata? Perché lo Stato, proprietario del terreno, non valorizza un suo bene in favore di persone che finora hanno dimostrato molta pazienza? Perché si deve favorire l’insediamento di ratti, cosa molto probabile con il fiume Aniene ad un tiro di schioppo dalla zona interessata? Perché non si capisce che l’asilo, posto quasi di fronte a questo scempio, aggrava ancor di più questa improduttiva attesa?
Ci è stato detto tante e tante volte, soprattutto in televisione, da alcuni politicanti “abili” nella fonetica, probabilmente meno sull’aspetto pragmatico, che esiste un “diritto al vivere”, ed ecco perché è giusto accogliere profughi. Vero, non fa una piega. Ma quei residenti che da un anno “godono” di questa sorta di paesaggio devastato da un tornado proprio sotto al loro naso, non hanno un “diritto al vivere decentemente”?
E’ molto comodo, molto facile, molto scontato, molto omologato, molto tradizionale parlare di un fatto di cronaca mentre si sta svolgendo o nell’immediato post; quello che vogliamo e stiamo cercando di fare come giornale è continuare a dar voce a chi viene ascoltato meno e non far spegnere i riflettori su una questione ancora molto “calda”. Nessuno si può indignare per lesa maestà se si afferma che quel suolo, gestito così, non ha veramente senso.
In pochi, un anno fa, potevano immaginare che quella sarebbe risultata più una vittoria di Pirro ed avrebbe dato origine a tutto questo. E’ follia dire che le istituzioni hanno un debito con i residenti di via delle Messi d’Oro che non risale solo all’ultimo anno? Probabilmente no.
Forse agli occhi di un bambino, tuttavia, questo sfondo non è così deprimente. Nonostante tutto sono sbocciati diversi papaveri e quella fantastica “linea rossa” (definizione apolitica) ha imposto ancora una volta la legge più forte di tutte, quella della natura. Quasi a ricordare con un buffetto, elegante e romantico, che sul terreno dovrebbero nascere fiori anziché campeggiare rifiuti e calcinacci. Un anno dopo, il regalo più bello se lo è fatto la natura, un fiore.
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