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Violenza e colonialismo dell’occupazione italiana della Libia 1911-1943

Alla Casa della Memoria una mostra foto-documentaria ne testimonia la storia - 27 settembre - 22 novembre 2018

La mostra foto-documentaria “L’occupazione italiana della Libia. Violenza e colonialismo 1911-1943”, alla Casa della Memoria e della Storia di Roma – via San Francesco di Sales, 5 – fino al 22 novembre 2018 – restituisce al visitatore la possibilità di conoscerne meglio la storia, approfondendo in particolare avvenimenti ancora poco noti, legati al periodo coloniale italiano. INGRESSO LIBERO

Negli ultimi anni la Libia è stata quasi quotidianamente al centro dell’attenzione dei mezzi di comunicazione per i numerosi e violenti conflitti che hanno contraddistinto la sua storia recente. Molti anni sono passati da allora, quando la Libia era chiamata la quarta sponda d’Italia; rimangono i ricordi di quelli che allora erano bambini, mentre la maggior parte delle persone ignora quello che è avvenuto prima, cioè fin da quando il Presidente del Consiglio Italiano Giovanni Giolitti iniziò la conquista della Tripolitania e della Cirenaica il 4 ottobre 1911.

All’interno dell’attuale Libia, principalmente nel Fezzan, la guerriglia indigena continuò per anni, ma il periodo peggiore fu tra il 1930 ed il 1931 quando il governatore Pietro Badoglio occupò tutto il Fezzan e l’oasi di Cufra, al comando del generale Rodolfo Graziani, che era riuscito a ottenere l’apporto della cavalleria indigena e dei meharisti integrati nelle “colonne mobili”. Tutto questo ottenne risultati, tanto che la situazione volse a favore degli italiani nel 1930, ma la lotta proseguiva in Cirenaica dove resisteva ancora il capo senussita della guerriglia, Omar al-Mukhtar. La conquista italiana costò alla Libia pesanti perdite umane e materiali, causando decine di migliaia di morti e sconvolgendo l’organizzazione sociale ed economica tradizionale.

Su ordine di Graziani, le forze italiane, per sradicare la guerriglia dei senussiti in Cirenaica, ricorsero a metodi di rappresaglia spietati contro la popolazione locale, accusata di appoggiare i senussi, macchiandosi di numerosi crimini di guerra. Repressioni, deportazioni, stragi e reclusione in campi di concentramento; solo la morte del capo della guerriglia libica Omar al-Mukhtar nel settembre 1931, comportò la totale pacificazione delle regioni che, con l’unione fra Tripolitania, Cirenaica e Fezzan, si sarebbero chiamate Libia. A questo punto l’unificazione della Libia fu effettuata da Italo Balbo nel 1934 con il Regio decreto n°2012 del 3 dicembre, sull’unione della Tripolitania e della Cirenaica italiana, proclamato il Governatorato Generale della Libia.

Mussolini, dopo il 1934, iniziò una politica favorevole agli arabi libici, detti “Musulmani Italiani della Quarta Sponda d’Italia” costruendo villaggi con moschee, scuole ed ospedali ad essi destinati, poi avviò una colonizzazione che ebbe il culmine verso la metà degli anni trenta con un afflusso di coloni provenienti in particolare da Veneto, Sicilia, Calabria e Basilicata. Gli italiani costruirono in circa trent’anni (1912-1940) infrastrutture importanti (strade, ponti, ferrovie, ospedali, porti, edifici, e altro ancora) mentre numerosi contadini italiani resero coltivabili terreni semidesertici, specie nell’area di Cirene. Furono effettuate anche molte le attività archeologiche col ritrovamento di città romane scomparse (come Leptis Magna e Sabratha). Infine la seconda guerra mondiale devastò la Libia italiana, cstringendo i coloni italiani a lasciare in massa le loro proprietà, specialmente nella seconda metà degli anni quaranta.

Le drammatiche vicende storiche di quegli anni sono narrate in questa mostra attraverso un percorso storico-didattico che si articola attraverso oltre duecento foto e decine di documenti provenienti dall’Archivio Nazionale di Tripoli e dai principali archivi nazionali.

La mostra – organizzata dall’Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza (IRSIFAR) e dalla Fondazione MedA – Onlus, con il patrocinio dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri – è promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale – Dipartimento Attività Culturali in collaborazione con l’Istituto Nazionale Ferruccio Parri e Zètema Progetto Cultura. È stata realizzata dallo storico Costantino Di Sante con il contributo del Centro per l’Archivio Nazionale di Tripoli e la consulenza di Salaheddin Sury, uno dei maggiori storici libici dell’età contemporanea.

A lato dell’esposizione è stato organizzato un corso di formazione per insegnanti e studenti dal titolo: “Colonialismo italiano e razzismi”.

 

CASA DELLA MEMORIA E DELLA STORIA

Via San Francesco di Sales, 5 – Roma – Lun-ven ore 9.30-20.00 Tel. 060608 – 06.6876543 – www.comune.roma.it

 

Carla Guidi


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