Clelia, la coraggiosa ribelle

Dalla nostra rubrica Roma Misteriosa
di Massimiliano Liverotti - 30 Aprile 2007

Una leggenda, riportata da antichi testi, racconta che nel 507 a.C. Roma fu assediata dall’esercito Etrusco di re Porsenna, alleato dei Tarquini. I Romani e gli Etruschi stipularono la pace ma Porsenna volle che gli fossero consegnate in ostaggio nove ragazze romane. I Romani accettarono la condizione. Tra le sfortunate fanciulle vi era Clelia, una giovane patrizia che aiutò le altre ragazze a scappare dall’accampamento nemico. Giunte nei pressi del Tevere però non vi erano più ponti da attraversare perché il Sublicio era stato distrutto quando l’eroico Orazio Coclite aveva affrontato da solo i soldati di Porsenna. Clelia quindi attraversò a nuoto il Tevere, portando con sé le altre ragazze. I Romani avvistandole dapprima pensarono che si trattasse di nemici e quindi furono messi in allarme i soldati che circondarono le sponde del fiume. Dopo un momento di stupore catturarono Clelia insieme alle sue compagne e le portarono prima davanti ai consoli e poi le ricondussero tutte da Porsenna per rispettare i patti. Il re, sorpreso dalla lealtà dimostrata dai Romani, volle interrogare le ragazze e chiese chi le avesse aiutate a fuggire. Clelia ammise che era stata lei. Il re le chiese se fosse pentita e la coraggiosa romana rispose di no, anzi lo avrebbe fatto di nuovo. Porsenna, impressionato dal coraggio e dalla fierezza della fanciulla decise di lasciarla libera. Le diede inoltre la possibilità di liberare anche alcune delle ragazze che l’avevano seguita. Clelia scelse di rendere libere le cinque più giovani, le quali, portate da veloci cavalli, poterono riabbracciare le loro famiglie la sera stessa.

Alla coraggiosa romana è stata dedicata una via di Roma e si racconta che anticamente fosse stata pure realizzata una statua per ricordarne il valore. Clelia ispirò anche un romanzo di Garibaldi che diede il suo nome alla figlia.


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