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Ancora donne resistenti, oggi 3 Marzo … 80 anni fa

Memoria di Teresa Talotta Gullace e di "Mimma" (Irma Bandiera)

II 3 Marzo del 1944 – oggi, 80 anni fa – un milite tedesco della SS-PolizeiRegiment “Bozen” abbatteva – in Viale Giulio Cesare, davanti aa Caserma dell’81° Reggimento di Fanteria – Teresa Talotta Gullace, donna calabrese di Cittanova, madre di cinque figli e incinta del sesto. Teresa, 36 anni, venne uccisa con un colpo di pistola, mentre tentava di lanciare un cartoccio con del pane al marito Girolamo Gullace, rastrellato il 26 Febbraio precedente a Porta Cavalleggeri, con atri civili.

Teresa era sfollata a Roma e abitava con la sua famiglia in Vicolo del Vicario, 14. Il cadavere di Teresa venne lasciato sul selciato, davanti alla Caserma, per un giorno intero. Dopo 21 giorni da quell’assassinio brutale Roma vide la bestiale strage nazista delle Cave Ardeatine. 

Il sacrificio di Teresa Talotta Gullace, decorata con la Medaglia D’oro al Valore Civile, nel 1977, è – e resterà – impresso per sempre, nella nostra Memoria, insieme a quello degli uomini e delle donne che hanno dato la vita per la nostra libertà.

“Mimma” (Irma Bandiera)

Se andate a Bologna, nei pressi del Dallara, lo Stadio di Calcio cittadino (nel quale – lo ricordo – una Curva, quella dei tifosi ospiti, e intitolata all’ex calciatore e poi allenatore del Bologna Arpad Weiz, che fece vincere alla Squadra felsinea ben due scudetti, ucciso con la sua famiglia ad Auschwitz), incontrate una strada intitolata ad Irma Bandiera, partigiana garibaldina combattente di 18 anni.

Irma (nome di Battaglia “Mimma”) è una delle 19 partigiane, decorate di Medaglia D’Oro al Valor Militare alla Memoria, con la seguente motivazione: 

“Prima fra le donne bolognesi ad impugnare le armi per la lotta nel nome della libertà, si batté sempre con leonino coraggio. Catturata in combattimento dalle SS tedesche, sottoposta a feroci torture non disse una parola che potesse compromettere i compagni. Dopo essere stata accecata, fu barbaramente trucidata sulla pubblica via. Eroina purissima degna delle virtù delle italiche donne, fu faro luminoso per tutti i Patrioti bolognesi nella guerra di Liberazione“.- Meloncello, 14 Agosto 1944.

Per non dimenticarla e con lei non dimenticare il sacrificio delle donne partigiane, sotto trovate una Scheda che ci ricorda la sua breve vita di antifascista combattente.

Irma Bandiera, Nome di battaglia “Mimma”

Irma Bandiera nasce a Bologna l’8 aprile 1915 da una famiglia benestante composta, dal padre Angelo capomastro edile che durante la dittatura fascista aveva manifestato sentimenti antifascisti, dalla madre Argentina Manferrati, da lei e dalla sorella Nastia. Irma era bella e sempre molto elegante. Nella vita di Irma c’era un fidanzato, Federico, militare a Creta, fatto prigioniero, dopo l’8 Settembre 1943. La nave su cui era imbarcato per il trasferimento in Germania fu bombardata e affondò al Pireo. Federico fu dato per disperso e Mimma e la sua famiglia fecero ricerche senza frutto, anche attraverso il Vaticano. 

Nel caos dell’Armistizio, col dissolvimento delle Forze Armate e l’abbandono vile della monarchia, lei cominciò ad aiutare i soldati sbandati e si interessò sempre più di politica aderendo al Partito comunista. Molto presto entrò nel Movimento di Resistenza, assumendo il nome di battaglia “Mimma”, assieme allo studente universitario nella facoltà di Medicina Dino Cipollani, giovane partigiano di Argelato (nome di battaglia “Marco”) che conobbe a Funo  dove lei andava spesso a trovare i suoi parenti. 

Nell’Agosto del 1944 il Movimento di Liberazione in questa zona della bassa bolognese era particolarmente attivo. Il 5 Agosto i partigiani uccisero un ufficiale tedesco e un comandante delle brigate nere. Alla mezzanotte del 6 Agosto a Funo cominciò una tremenda rappresaglia durante la quale vennero arrestati tre partigiani e portati alle Scuole di San Giorgio di Piano. La sera del 7 Agosto anche Irma fu arrestata a casa dello zio, insieme ad altri due antifascisti, e rinchiusa anch’essa nelle Scuole di San Giorgio, ma isolata dai compagni. Venne poi tradotta a Bologna. Probabilmente i fascisti sapevano parecchie cose su di lei e credevano di ottenere informazioni.

I familiari la cercarono alle Caserme Rosse di Via Corticella, il centro di smistamento per i deportati, e sperarono anche fosse fra i detenuti liberati dall’azione temeraria dei gappisti nel Carcere cittadino di San Giovanni in Monte, il 9 Agosto. La madre continuò a cercarla, insieme alla sorella, in Questura e al comando tedesco di Via Santa Chiara 6/3. 

Irma resistette alle torture fino alla fine, senza mai parlare, preservando in tal modo molti suoi compagni. La mattina del 14 Agosto una persona informò i parenti che il corpo inanimato di Irma si trovava sul selciato vicino allo Stabilimento della ICO, Fabbrica di materiale sanitario. “Mimma” venne lasciata in vista dagli aguzzini per una giornata, come disumano monito. Poi fu portata all’Istituto di Medicina Legale di Via Irnerio, dove un custode, amico della Resistenza, scattò le foto del viso devastato dalle torture. Venne infine sepolta alla Certosa, accompagnata dai familiari e qualche amica. La federazione bolognese del PCI il 4 settembre 1944 pubblicò un foglio volante, stampato nella clandestinità, nel quale si ricordava il senso del sacrificio di Irma e si incitavano i bolognesi ad intensificare la lotta contro i nazifascisti. 

A lei fu intitolata una Brigata SAP (Squadra di Azione Patriottica) che operava nella periferia nord di Bologna ed un Gruppo di Difesa della Donna. Riconosciuta partigiana combattente alla fine della guerra fu decorata di Medaglia d’Oro al Valor Militare, insieme ad altre 18 partigiane in Italia. E’ sepolta nel Monumento Ossario ai Caduti Partigiani della Certosa di Bologna ed è ricordata nel Sacrario di Piazza Nettuno e nel Monumento alle Cadute Partigiane a Villa Spada. 

A Bologna una lapide onora il suo sacrificio nella via a lei dedicata. Anche i comuni di Argelato, Castel Maggiore, San Giorgio di Piano, Malalbergo e Molinella le hanno intestato una strada. Nel 2013, lo scrittore Pino Cacucci le dedicò un capitolo del libro “Ribelli!”, edito da Feltrinelli.

Ugo Fanti, Presidente della Sezione Anpi di Roma Aurelio-Cavalleggeri “Galliano Tabarini”


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