Il colle Aventino dove tutto ebbe inizio
Uno dei protagonisti assoluti nella leggenda che racconta la nascita di Roma è il colle Aventino detto anche Mons Murcius per i numerosi mirti che lo ricoprivano. Fu questo infatti il luogo scelto da Remo come punto ideale in cui edificare la nuova città da fondare insieme al fratello, decisione che però, come ben sappiamo, lo portò allo scontro mortale con il gemello Romolo, il quale invece preferiva di gran lunga il Palatino, colle situato proprio di fronte. E queste antichissime origini sono testimoniate da molti ritrovamenti disseminati in tutto il suo sottosuolo.
Sappiamo che l’area venne poi scelta da numerosi commercianti stranieri che realizzarono proprio qui un grande quartiere mercantile, vicino al porto Tiberino (il Tevere scorre proprio ai piedi del colle) e iniziarono a edificare diversi luoghi di culto, come per esempio il tempio di Diana, il tempio della dea Iside, di Giunone Regina e della dea Flora.
In seguito, durante il periodo imperiale, questa zona divenne un ricco quartiere aristocratico: il porto fu infatti spostato verso la nuova area mercantile di Testaccio, lasciando così ampi spazi vuoti.
Durante il periodo medioevale, il colle fu occupato in larghissima parte dalla famiglia Savelli, la quale costruì un’imponente roccaforte abitata fino al 1400.
Ora di questa costruzione rimangono solo i resti delle torri angolari e della cinta muraria che oggi racchiude uno dei parchi più caratteristici di tutta la capitale: il Giardino degli Aranci. Questa piccola area verde, dall’intenso profumo di aranci amari, custodisce al suo interno una meravigliosa terrazza da cui è possibile ammirare uno dei panorami più suggestivi della città.
Sempre nel Medioevo molte furono le chiese e le basiliche edificate sul colle, alcune sono tra le più antiche presenti in città. La più celebre di tutte è forse la Basilica di Santa Sabina, fondata sulla casa della matrona romana riutilizzando le colonne del tempio di Giunone.
Al suo interno è ancora oggi custodita la cosiddetta “pietra del diavolo”, una pesante pietra in basalto nero che leggenda vuole come quella scagliata dal diavolo stesso contro San Domenico. Altra area verde alquanto suggestiva è il famosissimo Roseto Comunale sorto molto probabilmente al di sopra del tempio romano della dea Flora.
Nel 1600 l’area fu usata come piccolo cimitero dalla comunità ebraica e nel 1950 fu trasformato in un romantico Roseto che accoglie al suo interno più di 1.100 diverse specie di rose provenienti da tutto il mondo. In ricordo del precedente utilizzo, i vialetti che dividono le aiuole, sono stati disposti in modo tale da ricreare la forma della Menorah, il candelabro a sette braccia simbolo dell’Ebraismo.
Sul lato opposto invece, nel punto più alto del colle, svetta la Villa del Priorato dei Cavalieri di Malta che si affaccia su una curiosa piazza progettata dal Piranesi nel 1765. Gli strani simboli che la decorano e che si possono notare sugli obelischi, sarebbero simboli massonici e pertanto indecifrabili, veri e propri messaggi segreti a carattere esoterico.
E’ ormai celebre invece “il buco della serratura” del portone della villa, guardando attraverso il quale, si ammirerà un gioco prospettico stupefacente: la cupola di San Pietro alla fine di un lungo vialetto racchiuso da una fila di cipressi.
Un’ultima leggenda merita però di essere raccontata.
Tutto l’Aventino sarebbe in realtà un’unica immensa nave sacra ai Cavalieri Templari (che qui abitavano prima dei Cavalieri di Malta) pronta, prima o poi, a salpare per la Terra Santa. Ed effettivamente la parete del colle che scende fino al Tevere è tagliata a forma di grande “V”, quasi fosse la prua della barca. La porta d’ingresso della Villa, rappresenterebbe invece la porta del cassero della nave; i labirinti dei giardini al suo interno, il dedalo delle funi del veliero e gli obelischi presenti in piazza, gli alberi dell’imbarcazione.
Ecco quindi che grazie ai suoi miti e alle sue leggende, il colle Aventino diviene sicuramente uno dei protagonisti della storia della città.
Foto:
Aventino. Fontana con mascherone all’ingresso del Giardino degli Aranci. Fonte L’Asino d’Oro
Il Roseto Comunale dell’Aventino. Fonte L’Asino d’Oro
Vista sul Circo Massimo dall’Aventino. Fonte L’Asino d’Oro
Autore: L’Asino d’Oro Associazione Culturale
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