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Cosa significa correre una maratona per Sport Senza Frontiere

La testimonianza di Matteo Simone

78ª maratona/ultra, 19ª maratona di Roma, 6ª maratona per Sport Senza Frontiere che ho corso Domenica 17 Marzo… si racconta da sola la mia passione per lo sport e per la corsa in particolare.

Quando lo scorso dicembre ho corso la We Run Rome con Sport Senza Frontiere, Simone Gavino responsabile dei runner solidali di Sport Senza Frontiere, mi ha invitato a correre ancora una volta la Maratona di Roma per raccogliere fondi per il progetto JOY e io non solo non ho potuto tirarmi indietro ma  ho anche  pensato di rilanciare  coinvolgendo anche molto miei amici runner e maratoneti.

Da dicembre ho iniziato il mio percorso di allenamento per arrivare pronto a questo grande evento e in questo lungo percorso di circa tre mesi ho corso con tanti amici, tra i quali anche atleti non vedenti, con i quali abbiamo partecipato a gare come Best Woman di Fiumicino con la ragazza non vedente Stefania Caccamo o la mezza maratona Roma Ostia con Luciano Bernardini. Altra gara importante è stata la corsa di Miguel con le Jolette dell’associazione ‘Sud Italia’ e importanti sono stati anche gli allenamenti con la triatleta non vedente Annalisa Minetti che ringrazio per i suoi stimoli ad allenarci con motivazione e determinazione.

Tra i runner e i maratoneti che ho coinvolti in questa grande sfida a sostegno di Sport Senza Frontiere sono da menzionare Andrea Miro, Emma Caputo, Michele Fiale, Cinzia Febi, Massimo Scarabattoli, Laura Ligia, Massimo Castellano, Gianni Guarnera.

È difficile interpretare bene una maratona, ma l’esperienza insegna a gestire forze ed energie fino alla fine della gara.  Dietro grandi atleti ci sono grandi persone ed è importante per l’atleta cercare le persone giuste e farsi voler bene sapendo trarre forze ed energie per far del proprio meglio e arrivare carico non solo alla partenza ma anche e soprattutto nel finale di gara.

Tutto passa, tutto finisce, tutto cambia ma restano davvero le sensazioni ed emozioni che bisogna memorizzare nel proprio cuore e che aiutano ad andare avanti con carica, entusiasmo ed energie rinnovate con la voglia di far sempre meglio finché si può.

Ho scoperto l’associazione Sport Senza Frontiere nel lontano 2015  interessandomi ai progetti che promuoveva e così decisi di correre la Maratona di Roma del 2016 con loro e per i loro bambini. Da allora non ho mai smesso si credere nei progetto di questa associazione in particolare JOY e i summer camp estivi residenziali polisportiv a vocazione sociale che sono nati nel 2017 per regalare una vacanza a tutti quei bambini le cui famiglie vivevano in condizioni di disagio a causa del recente terremoto del Centro Italia. Joy al Terminillo accolse quell’anno 248 minori, provenienti dalle zone del centro Italia… una preziosa esperienza per tanti bambini e un conforto per le loro famiglie.

Corro non solo per me stesso ma anche per gli altri, per contribuire a raccogliere fondi attraverso donazioni, permettendo a bambini e ragazzi in condizioni di svantaggio sociale di avere una condizione di vita migliore, meno problematica attraverso progetti di sport, di monitoraggio e miglioramento della salute fisica e mentale, in modo di avere una vita più dignitosa.

Lo sport non è solo performance, ma anche inclusione, integrazione, solidarietà, aggregazione quando è possibile.

La preparazione per affrontare il lungo viaggio di 42,195 km prevede un impegno notevole per allenarsi, per fare i cosiddetti “lunghi” e “lunghissimi” cioè allenamenti dai 25 i 35 chilometri circa e a ciò si aggiunge il riscaldamento, il defaticamento, gli allunghi, lo stretching per potersi presentare alla partenza della gara nella miglior condizione possibile.

Nel libro “Maratoneti e ultrarunner. Aspetti psicologici di una sfida (Edizioni Psiconline) descrivo la maratona con le seguenti parole: “La maratona, oltre a essere una prestazione sportiva agonistica, è un’esperienza. Percorrere una maratona non significa solamente cercare di vincere, cercare di fare la performance della vita, cercare di fare il record personale. Percorrere una maratona significa anche fare un’esperienza e cioè organizzarsi per partire, per andare in un posto, mettersi d’accordo con i compagni di viaggio, con gli eventuali amici da incontrare nel luogo della maratona. L’esperienza maratona significa sperimentare l’alimentazione pre-gara, preoccuparsi del tempo atmosferico, pensare all’abbigliamento adatto. L’esperienza maratona comprende la possibile partecipazione agli eventi collaterali, il presentarsi alla partenza, osservare e prestare attenzione al territorio che si attraversa, ai colori, alle abitazioni, ai corsi d’acqua, alla gente lungo il percorso, soprattutto ai bambini che applaudono e che aspettano che gli batti il ‘cinque’ con il palmo della mano.” https://www.edizioni-psiconline.it/catalogo/punti-di-vista/maratoneti-e-ultrarunner-aspetti-psicologici-di-una-sfida.html

Anche se la Maratona di Roma è finita la raccolta fondi continua. Sostenete inssieme a me  Sport Senza Frontiere e il Progetto JOY DONATE:

https://www.retedeldono.it/iniziativa/matteosimone/correro-roma-maratona-i-bambini-ssf

Anche altri amici hanno aderito al progetto del 17 marzo 2024 correndo la maratona individualmente o in staffette e raccogliendo fondi per i progetti a favore dei bambini in condizioni svantaggiate, tra loro: Andrea Miro, Emma Caputo, Michele Fiale, Cinzia Febi, Laura Ligia, Massimo Castellano, Gianni Guarnera.

Unitevi a noi correndo o donando, insieme è molto meglio.

https://www.retedeldono.it/onp/sport-senza-frontiere-onlus

Matteo Simone

Cosa significa correre una maratona? Cosa c’è dietro?

Un obiettivo che va maturando nel corso degli anni

 

Maratona. La preparazione richiede un impegno notevole

Le testimonianze di Giusto Simone, Fabio Serafinelli, Alessandro Giacobazzi, Carlo Poddighe e Nicla Gellotto Gentile

 

Maratona. Gestire forze ed energie fino alla fine della gara

La preparazione per affrontare il lungo viaggio di 42,195 km prevede un impegno notevole per allenarsi


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