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Giurisprudenza: dal 3+2 al quinquennio

Intervista al Preside de “La Sapienza" Carlo Angelici sul passaggio di ordinamento. Un’innovazione tradizionalista

Giurisprudenza abbandona il 3+2. E lo fa senza troppo dispiacere. La riforma entrata in vigore nell’a.a. 2001/2002 sostituì un ordinamento che prevedeva un corso unico di laurea di quattro anni. In questo senso l’ordinamento che dall’a.a. 2006/2007sostituirà il 3+2 sarà innovatore e allo stesso tempo tradizionalista.
Innovatore perché modificherà un percorso che poco si adattava alla fisionomia degli studi giuridici. Tradizionalista perché, di fatto, eliminando lo sbarramento del terzo anno, torna ad assumere alcuni tratti del c.d. ”Vecchio ordinamento”. Diamo carattere di ufficialità a quanto detto: le parole del Preside di Giurisprudenza de "La Sapienza", Carlo Angelici.

Preside, quali sono state le esigenze che hanno portato al cambiamento. Ovvero, cerchiamo le vere lacune del 3+2.

La situazione necessitava di un cambiamento, senza dubbio. Il 3+2 non era un percorso di laurea adatto ad una facoltà di Giurisprudenza e aveva portato ad alcune spiacevoli conseguenze. La rigidità che caratterizza tale percorso ha causato innanzitutto una innaturale frattura negli studi, quella del terzo anno. E di conseguenza lunghi e inutili tempi morti per chi entro quello sbarramento non fosse rientrato. In più non va dimenticata una duplicazione degli insegnamenti che ha causato il fenomeno della frammentazione della didattica; didattica che, in nessun insegnamento come in quello del diritto, ha bisogno di unitarietà. E non va dimenticato il fatto che raramente qualcuno ha intenzione in un percorso del genere di fermarsi al terzo anno, perché è palese la scarsa possibilità di lavoro che potrebbe essere offerta in questa ipotesi.

Ma nella proposta di nuovo assetto didattico è comunque rimasta la previsione di un percorso triennale…

Io lo chiamo il “5-2”. Chi decide, per motivi di vita o per decisione di merito, di voler conseguire una laurea non indirizzata all’esercizio delle professioni legali può farlo. Con la possibilità peraltro di continuare il percorso, se dovesse cambiare idea, per conseguire la “Laurea Magistrale”.

Parliamo dei tempi di attuazione.

La proposta di nuovo assetto nasce come noto da un decreto ministeriale emesso a novembre 2005. Nel decreto si prevedeva un termine di tre mesi per l’approvazione del progetto all’interno delle singole facoltà di Giurisprudenza in Italia. Noi abbiamo creduto fin dall’inizio al nuovo percorso, ed è per questo che il Consiglio di Facoltà ha approvato il progetto già a dicembre. Siamo stati i primi, comunque poi seguiti da un buon numero di atenei. E’ già tutto definito, rimangono da approvare entro maggio le ultime cose, come il piano delle (poche) integrazioni per chi attualmente iscritto con il 3+2 voglia chiedere il passaggio di ordinamento. Dopo maggio renderemo pubblico il nuovo ordinamento.

Forse mai come stavolta una riforma di ordinamento è stata così voluta da tutti, studenti e docenti.

E’ vero, c’è stata una volontà congiunta. D’altronde il 3+2 era un’idea illuministica, razionale ma poco confacente alla realtà. Abbiamo visto come sia montata la protesta studentesca nelle piazze contro il 3+2, contro la “parcellizzazione del sapere”. Noi siamo orgogliosi di aver spinto per ricordare con questo cambiamento che l’Università nasce come sistema scolastico, in un senso unitario, e con questo di essere riusciti a difendere gli ineludibili aspetti unitari del diritto.


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