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Il Centro Studi di Microcitemia di Roma non è un optional

Un’eccellenza del territorio da oltre 60 anni improvvisamente diventa superflua per la salute dei cittadini. Ma medici e pazienti non ci stanno e trovano una nuova sede. Per appuntamenti 3938540438

Da una parte le campagne a favore della ricerca sulle malattie rare e/o difficili da curare e di sensibilizzazione alla prevenzione, dall’altra una sanità pubblica sempre più assoggettata alla logica dell’impresa, dove gli utili spesso sono quelli che derivano dalla chiusura di strutture che salvano vite umane.

Chiusi reparti di ospedali, interi ospedali e centri di eccellenza per i quali i finanziamenti non ci sono più. Quest’ultimo è il caso che ha coinvolto il Centro Studi per le Microcitemie di Roma (C.S.M.R.), gestito dall’Anmi, a Via Galla Placidia, finanziato coi fondi regionali, per la ricerca, la prevenzione, la diagnosi e la cura delle microcitemie e di tutte le emoglobinopatie, alterazioni dei globuli rossi che comportano, a seconda del tipo, problemi i salute da gravi a gravissimi, compromettendo la qualità della vita e fino a pochi anni fa l’aspettativa di vita dei malati, intaccando il funzionamento di organi vitali e, qualora presenti nella forma più grave, l’Anemia Mediterranea, costringendo la persona a trasfusioni di sangue periodiche per tutta l’esistenza. Sono prevedibili con una diagnosi prenatale, controllabili e la ricerca è essenziale per le possibilità di debellamento. Avere un punto di riferimento, nel Sistema Sanitario Nazionale per i pazienti è fondamentale ed il Centro gestito dall’Anmi era l’unico polo attivo nel Lazio da oltre 60 anni, ritenuto un’eccellenza del territorio fino al 2015.

CentroStudiMicrocitemiaSi apprende proprio dai dati diffusi dall’Anmi che “in Italia le ricerche di Silvestroni e Bianco hanno messo in luce la presenza di circa 2.500.000 microcitemici sani e di un numero di malati gravi che era in passato di circa 8.000 e che oggi è calato, in conseguenza della prevenzione, a circa 4.000”.

Il Dott. Antonio Amato, già Direttore dell’ormai ex C.S.R.M., ci riferisce che gli accessi nel Centro si attestavano sui 50.000 l’anno ed i risultai del lavoro dei medici, lì impegnati, sono stati citati in riviste scientifiche di fama internazionale, per aver contribuito significativamente alla riduzione dei casi di queste patologie. “Si lavora a servizio della qualità della vita delle persone e della loro salute, per questo dobbiamo resistere”.

Il Centro ha chiuso nel Maggio del 2015 e l’Associazione Anmi è stata messa in liquidazione volontaria per fallimento, con conseguente licenziamento di tutti i dipendenti. La Regione Lazio ha ritenuto di fare a meno di questa struttura. O meglio, che i cittadini possano fare a meno di questa struttura.

Trovata una nuova struttura per continuare gli sreening per la microcitemia

Ma cittadini e i medici che ne facevano parte, hanno deciso che la cura delle malattie e la ricerca non si possono fermare, in nome del diritto alla salute di tutti.

Così hanno dato vita a viarie iniziative, una petizione su change,org e la ricerca di locali che potessero essere presi in comodato d’uso, per far rinascere le attività del Centro.

Grazie all’aiuto volontario di un’altra associazione e alla disponibilità di un centro diagnostico di prestazioni ginecologiche, i locali per le attività dell’ex C.S.M.R. sono stati trovati gratuitamente in zona Conca D’Oro, due giorni a settimana, lunedì e venerdì.

Lì i medici dell’ex Centro di Microcitemia offrono gratuitamente la loro consulenza, informando chiunque si rivolga a loro tramite il numero ‪393 8540438 su quali esami siano necessari per lo screenig e, una volta effettuati, fanno le diagnosi, su appuntamento allo stesso numero. Attualmente non hanno un laboratorio di analisi e quindi indirizzano i pazienti verso i presidi ospedalieri del Sistema Sanitario Nazionale, dove effettuare gli esami . La volontà è quella di far ripartire tutti i servizi del Centro esattamente com’erano.

Il Dott. Amato e gli ex dipendenti del Centro, unitamente a tanti pazienti e cittadini, stanno portando avanti la lotta per salute come bene comune, pubblico e primario.


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