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Il mistero del rapporto deficit-pil – Gli 80 euro del Ministro Padoan – Mezzo “Jobs act” senza coperture

Fatti e misfatti di gennaio 2015

Il mistero del rapporto deficit-pil

“Il rapporto deficit-prodotto interno lordo – ha fatto conoscere l’Istat – ha raggiunto, nel terzo trimestre 2014, il 3,5%, con un aumento dello 0,2% rispetto al terzo trimestre 2013, e uno 0,5% in più rispetto a quel 3% che consentirebbe all’Italia di rimanere in linea con i parametri europei e di non aspettarsi sorprese spiacevoli dall’Unione”.

E il Governo? Ufficialmente il silenzio, anche se, in ambienti del Ministero dell’Economia, si mormora che il fatidico 3% dovrebbe essere stato raggiunto in extremis, nel dicembre scorso, con gli introiti generali delle imposte sulla casa, degli anticipi relativi al 2015 e dalle limitate emissioni di quei titoli di Stato che – come noto – comportano il pagamento di interessi agli acquirenti. Ma, ecco, dovrebbe essere stato raggiunto. E se non fosse stato invece raggiunto? Gli italiani sarebbero costretti a subire, ancora una volta, maggiori tasse e minori servizi. Da non credere.

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“Il reddito disponibile delle famiglie – ha voluto sottolineare il Ministro dell’Economia Padoan – è tornato al rialzo, con un aumento dell’1,8%, nel trimestre in cui gli 80 euro hanno funzionato a pieno regime”.

Quello che il Ministro Padoan ha creduto opportuno non sottolineare, però, è che il reddito disponibile è tornato al rialzo per le famiglie semi-povere beneficiate e non per quelle famiglie completamente povere che, incredibilmente, non sono state beneficiate. Non solo: non ha creduto opportuno sottolineare, neppure, che quegli 80 euro non hanno affatto funzionato a pieno regime perché non hanno rimesso in movimento seppure minimamente l’economia, ma sono stati depositati, per prudenza, nelle banche che si sono “leccati i baffi”. E, dunque, il Ministro Padoan avrebbe dovuto invece sottolineare – visto che ha avvertito la necessità di sottolineare – correttamente questo: hanno funzionato a pieno regime in favore delle banche. Loro dati forniti.

Mezzo “Jobs act” senza coperture

“I due decreti legislativi sul “Jobs act” – varati dal Consiglio dei Ministri il 24 dicembre scorso – non sono ancora arrivati in Parlamento perché bloccati dalla Ragioneria generale dello Stato”.

Come mai? Perché quello contenente la riforma degli ammortizzatori, con l’introduzione della “Nuova assicurazione sociale per l’impiego”, ma soprattutto della nuova indennità di disoccupazione (la Dia-coll) per i collaboratori coordinati e continuativi, ha dei seri problemi di copertura. “Jobs act” di qua, dunque, “jobs act” di là nei dibattiti politici e nelle manifestazioni sindacali. Ma il “jobs act”, in realtà, è ancora lassù: nelle occhiute stanze della Ragioneria generale dello Stato. Che non fa annunci e non vara provvedimenti alla leggera, ma fa – per fortuna – il proprio dovere. 


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