Isola Farnese, il borgo delle favole a Roma
Sorge su una rupe di tufo, ha il suo castello con le mura e torrioni di guardia, e le casette del villaggio intorno. Il borgo di Isola Farnese è una piccola realtà del tutto separata dal resto della città, un tuffo nel medioevo delle favole nel territorio di Roma Capitale, a due chilometri da La Storta. Insieme a quello di Cesano è uno dei due borghi storici del Municipio XV.
Perché visitarlo
Roma ha vari castelli, più o meno noti, di epoche e aspetto completamente diversi da Castel Sant’Angelo al Castello della Magliana, da quello della Cecchignola, al Castello Tor Crescenza, in zona Cassia, a quello di Giulio II ad Ostia Antica.
La particolarità di Isola Farnese è il suo aspetto da villaggio incantato, sospeso nel tempo. Come suggerisce il suo nome, dal latino Castrum Insulae o Terra Insulae, è staccato dal resto del territorio, immerso nello scenario naturale del Parco di Veio, in cima ad un colle circondato dal Fosso del Piordo, dalle Valli de La Storta e di S. Sebastiano.
Le tracce della storia
L’epoca romana ha lasciato diverse tracce. Una colonna antica dà il nome alla piazza principale, della Colonnetta, un frammento di sarcofago con due coniugi è al lato dell’arco di ingresso al borgo mentre l’epigrafe a Munatio Felici Patri è stata murata in un angolo della Chiesa di San Pancrazio, che all’interno ha un’acquasantiera realizzata con due capitelli e un marmo paleocristiano.
La chiesa si affaccia su piazza della Colonnetta ed è la parrocchia locale. La costruzione risale al Quattrocento e venne rimaneggiata due secoli dopo. All’interno ha tre navate con affreschi del XV e XVI secolo e un bel campanile con l’orologio.
Sempre sulla piazza si trova il Monumento ai Caduti con le targhe commemorative delle Prima e Seconda Guerra Mondiale e della Liberazione presso le quali si tengono ogni anno le commemorazioni del 2 giugno e del 25 aprile.
Si entra nel borgo superando un archetto e passando per via Baronale dove si susseguono le caratteristiche abitazioni di memoria medievale con scale esterne e finestrelle, molto curate dagli abitanti e abbellite con fiori alle finestre.
La rocca medievale si sviluppa tutta intorno al Castello Farnese, che conserva il recinto, il cortile con il pozzo, e una struttura massiccia con torrioni quadrati. Un tempo si accedeva dal ponte levatoio su un fossato artificiale posto a difesa del palazzo.
Nel 1003 le fonti attestano la proprietà del castello al monastero romano dei Santi Cosma e Damiano, mentre dal 1286 risulta nell’elenco dei beni della famiglia Orsini per poi passare nel Cinquecento ai Farnese. Dopo varie vicende ereditarie finì agli attuali proprietari, i Ferraioli.
Vedi qui la Gallery di Isola Farnese.
Immagini dal passato
Il fascino incantato del castello affacciato sulla vallata è ritratto nel dipinto di Napoleone Parisani, del 1934, della collezione della Galleria d’Arte Moderna.
Più o meno della stessa epoca il paesaggio con il castello di Isola Fanese appare in un negativo oggi conservato presso all’Archivio Fotografico del Museo di Roma.
Eventi e tradizione
La comunità di Isola Farnese conserva con orgoglio la storia, la magia e tradizioni del luogo attraverso una serie di ricorrenze ed eventi caratteristici.
Nel mese di maggio, ad esempio, tutto il borgo, la parrocchia e i quartieri limitrofi festeggiano per tre giorni il Santo Patrono, con un evento che è un mix di tradizione, momenti di preghiera e socialità, e stand gastronomici.
La via Francigena e i dintorni
Isola Farnese è la penultima tappa della via Francigena ed è anche il primo centro abitato del territorio di Roma Capitale che i pellegrini incontrano nel loro tragitto.
Nei pressi del borgo si accede all’area archeologica dell’antica città etrusca di Veio, la storica rivale di Roma sconfitta da Furio Camillo nel 396 a.C.
Celebre il santuario di Portonaccio dove è stata rinvenuto, insieme ad altre statue, anche l’Apollo di Veio in terracotta conservato al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
Da Isola Farnese sono facilmente raggiungibili le Cascate della Mola che prendono il nome dall’antico mulino del quale rimangono il rudere e alcune macine.
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