Lunedì 16 e martedì 17 maggio 2016, il Municipio Roma V e la Sapienza Università di Roma presentano, nella splendida cornice della Casa della Cultura a Villa De Sanctis, la…
La fontanella alla “Quercia del Tasso”
Sul colle del Gianicolo tra il Belvedere dei Salviati (toponimo dello slargo di fronte all’ingresso dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù) e la Passeggiata del Gianicolo all’altezza della Villa Sion, vi è una fontana sormontata da un sarcofago romano e dalla cosiddetta “Quercia del Tasso”, inerpicata su una scalea rocciosa resa ancor più irregolare dall’usura dell’uomo e del tempo.
La Quercia prende il nome da Torquato Tasso (Sorrento 1544-Roma, 1595), il vate sorrentino malato di tisi, accudito dai frati gerosolimitani della vicina chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo, il quale si riposava all’ombra di questa quercia durante le sue passeggiate terapeutiche.
Nel 1928 la città di Roma indiceva un concorso rivolto a tutti gli artisti italiani residenti nell’Urbe, per sostituire dieci fontanelle in ghisa distribuite sul territorio romano e inaugurate l’anno successivo.
Il vincitore fu il giovane Emanuele Cito Filomarino (Napoli, 1901 – Roma 1930), terzogenito di Don Luigi Cito Filomarino (Fiesole, 1861-Roma, 1931), nobile napoletano, principe di Bitetto e Senatore del Regno dal 1922 fino alla morte. Definito “architetto di talento, amico intimo del principe ereditario e un devoto cristiano” secondo il “The Tablet, The International Catholic news weekly”, Emanuele Cito Filomarino divenne famoso per aver illustrato la prima edizione assoluta del capolavoro della letteratura per ragazzi di Edgar Rice Burroughs “Tarzan e le scimmie” tradotta in Italia nel 1929. Due anni prima realizzava, come architetto, l’atelier “Boutique Italienne” di Maria Monaci, a Parigi in Rue de Mirosmenil 17, inclusa la vetrina al piano terra e l’appartamento al primo piano; e, nel 1928, prima illustrava l’Almanacco Letterario dell’anno e poi esibiva alla Mostra d’arte marinara di Roma, un lampadario di Murano e un tavolo ovale. All’età di ventinove anni Emanuele Cito Filomarino moriva “dopo una malattia di qualche ora” presso l’Ospedale della Piccola Compagnia di Maria, da poco istituito dalla reverenda Sister Mary Potter, secondo il proprio modello inglese del Calvary Hospital, e situato all’interno del complesso ospedaliero di San Giovanni dell’Addolorata.
La fontana, realizzata in travertino, è stata posta a ridosso della Quercia del Tasso, forse per commemorare il 333° anniversario della morte del vate sorrentino; infatti sul retro è scolpito un verso tratto dal XV canto della celeberrima opera tassiana la “Gerusalemme Liberata” e sul fronte sono riconoscibili gli emblemi della poesia bucolica: la spada scolpita lungo il pilastro, simbolo della musa del canto Melpomene, e la lira che sormonta la scultura, simbolo della musa della danza Tersicore.
Nel 2013 la Sovrintendenza capitolina prescrisse una scheda per un piano di intervento restaurativo, forse effettuato con le stese direttive e terminato di recente, al fine di ripulire la fontana dalle incrostazioni calcaree e dagli agenti biologici che intaccarono la superficie marmorea. La fontana è così ritornata allo splendore originario.