Categorie: Cronaca

La Via Crucis si trasforma in un incidente diplomatico

La tradizionale Via Crucis del venerdì santo si è trasformata in un incidente diplomatico quando ad intervenire sono stati un ragazzo ucraino e uno russo. La denuncia dei due ragazzi nei confronti dei morti di guerra ha scatenato l’ira dell’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede.

Da sempre la Via Crucis è stata un momento per esprimere il pensiero del pontefice a proposito delle più svariate questioni. Quest’anno il Papa, a causa degli strascichi dell’infezione polmonare che l’ha colpito qualche giorno fa, non c’era ma il suo programma è stato seguito alla lettera.

Già lo scorso venerdì santo la croce era stata portata da due donne, una ucraina e l’altra russa, per definire la posizione anti guerra del Vaticano. Questa volta però ci si è spinto oltre: un ragazzo ucraino ha letto una lettera in cui denunciava il reclutamento forzato del padre: “L’anno scorso papà e mamma hanno preso me e mio fratello più piccolo per portarci in Italia. […] Alla frontiera i soldati hanno bloccato mio padre e gli hanno detto che doveva rimanere in Ucraina a combattere.”

A fargli eco un altro ragazzo, russo, anche lui in qualche modo vittima della guerra: “[…]sono un ragazzo russo… mentre lo dico sento quasi un senso di colpa. […] Una lettera ci ha comunicato che mio fratello più grande è morto.”

Questa doppia testimonianza ha attirato l’ira di Kiev, con l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede che commenta la vicenda così: il giovane russo “ha dimenticato di dire che i suoi parenti sono andati in Ucraina per uccidere non solo il padre del ragazzo ucraino ma tutta la sua famiglia, e non viceversa.” Inoltre la trasmissione della Via Crucis è stata oscurata su tutti i canali televisivi ucraini, sottolineando la gravità della situazione.

Insomma, il centro di Roma si è trasformato nello scenario di una grave crisi diplomatica tra il Vaticano e l’Ucraina.

Marco Cappa


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