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Le celebrazioni per la Festa della Liberazione nel V municipio

Il presidente Caradonna ricorda la figura di Caterina Martinelli e i caduti della Resistenza del Tiburtino

Giovedì 25 aprile 2013 nel 68° anniversario della Liberazione il presidente del V municipio Ivano Caradonna renderà omaggio ai Caduti della Resistenza. Per occasione apporrà, in via del Peperino, una corona alla lapide dedicata ai partigiani. Si recherà poi in via del Badile dove renderà omaggio al monumento dedicato a Caterina Martinelli. Infine, alle 10,30 sarà al carcere di Rebibbia dove deporrà una corona al monumento dedicato ai primi Caduti della Resistenza romana.

rmmartinelliCaterina Martinelli era una popolana del Tiburtino III, morta il 3 maggio 1944 durante l’assalto ad un forno per procacciarsi il pane per i figli. Caterina guidava l’assalto con alcune donne di borgata che la fame e la miseria avevano esasperato dopo un inverno terribile. Mentre ritornavano nelle loro baracche con le sporte piene di pane, le donne furono bloccate da un milite della PAI.

Al rifiuto di cedere il pane, vennero colpite da una raffica di spari e Caterina Martinelli rimase colpita, mentre teneva in braccio la bambina ancora lattante e aveva una grossa pagnotta stretta al petto.

La donna stramazzò a terra cadendo sopra la figlia, che sopravvisse ma ebbe la spina dorsale lesionata; altre restarono ferite.” Essa rimane a ricordo perenne del contributo dato dalle donne di Roma alla lotta contro i nazifascisti.

Da “Roma città prigioniera” di Cesare De Simone: “In questa ondata di assalti ai forni una guardia della PAI ammazza con una fucilata una donna del Tiburtino III, Caterina Martinelli, che aveva sette figli. Il giorno dopo, sul marciapiede dove era stata uccisa la donna, qualcuno depone un cartello con la scritta: ‘Qui i fascisti hanno ammazzato / Caterina Martinelli / una madre che non poteva / sentir piangere dalla fame / tutti insieme / i suoi figli’.

In quel di Rebibbia un folto gruppo di partigiani del gruppo Bandiera Rossa Roma con base a Pietralata assalta il Forte Tiburtino, presidiato da soldati tedeschi. Lo scopo è di impadronirsi di armi, munizioni e viveri ivi abbandonati dal Regio Esercito dopo l’8 settembre. L’attacco fallisce per l’intervento dall’esterno di un reparto di SS. Solo 3 attaccanti riescono a fuggire, mentre 22 sono catturati: 10 di essi subiscono un simulacro di processo e sono condannati a morte.

L’esecuzione avverrà mediante fucilazione due giorni dopo assieme ad un passante innocente capitato per caso sul luogo dell’esecuzione, presso Rebibbia. Altri 9 furono deportati in Germania.


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