L’Europa nasce sulle strade

La Via Prenestina, la Casilina, la Collatina, la Tiburtina, ancora oggi percorse e vissute dai moderni viaggiatori europei. Su di esse è passata tanta storia

Crocevia di popoli, nazioni, usanze, tradizioni. Terra divisa che tende all’unità, l’Europa moderna ha percorso una lunga e, a volte, dolorosa strada, per poter giungere fino a noi.

Una strada, molte strade che, ognuna con la proprie caratteristiche, hanno contribuito alla formazione di questo crogiuolo di popoli, nazioni, usanze.

In un’epoca dove le barriere tra le popolazioni erano fisiche, culturali, linguistiche, religiose, politiche, sul suolo europeo si stava formando un nuovo senso di “stato allargato”, concepito come una comunità in cammino verso un nuovo futuro. Era l’epoca delle crociate, dei pellegrinaggi, delle guerre fratricide e di religione.

Ed è su quelle strade che l’Europa comincia, timidamente, ad impostare i suoi primi passi.

Oggi una nuova Europa si affaccia sulla strada del terzo Millennio, ma, se moltissimi sono stati i cambiamenti, altrettanto numerosi sono le similitudini con l’Europa dei primi albori.

Le  antiche strade romane, che prima erano state utilizzate soprattutto per un uso militare e commerciale, cominciarono, nei secoli dopo la caduta dell’Impero Romano ad essere percorse anche dai pellegrini.

La, o per meglio dire le Vie Francigene possono essere considerate, a buon diritto, come la prima rete infrastrutturale europea, luoghi di passaggio, di percorso e di nascita della cultura europea.

Sotto la spinta della fede e delle esigenze politiche e di potere del mondo feudale, si mossero verso Oriente inermi pellegrini prima, e armati crociati poi.

La Via Prenestina, la Casilina, la Collatina, la Tiburtina, ancora oggi percorse e vissute dai moderni viaggiatori che su di essa si spostano, prendono parte, a pieno titolo, di questa grande rete stradale europea.

Vie di minore importanza, vero, rispetto alle grandi arterie come l’Appia e l’Aurelia ad esempio, ma molto vitali, fin dalle loro origini.

Pensare a degli itinerari culturali, confezionati, per così dire, per queste strade, rappresenterebbe una risorsa per l’innovazione, la creatività e la creazione di piccole imprese e lo sviluppo del settore del turismo culturale come prodotto e come servizio,  così come creare una rete degli itinerari culturali favorirebbe lo sviluppo delle PMI fornendo mercati per i loro prodotti e contribuirebbe a generare economie turistiche nelle destinazioni considerate minori.

E’ necessaria una strategia di coesione che coinvolga la PMI negli itinerari culturali ed una maggiore partnership con autorità e stakeholders –istituzioni finanziarie, prima di tutto; ma anche istituzioni ed organizzazioni educative e formative, organizzazioni turistiche,  in un’ottica di crescita inclusiva e sostenibile, promuovendo altresì la coesione economica, sociale e territoriale in Europa con l’obiettivo di sfruttare questo potenziale a sostegno del turismo culturale.

Progettazione, marketing, turismo, termini, questi, tutti volti ad azioni di valorizzazione di un determinato territorio, nel nostro caso, il tracciato della Via Prenestina, della Via Labicana, della Via Collatina, della Via Tiburtina.

Ipotizzare un processo, e non un progetto, di marketing territoriale, partendo dalla consapevolezza storica e topografica dell’importanza delle antiche vie presenti, ancora oggi sul nostro territorio, significa, in senso stretto, camminare, è proprio il caso di dirlo, verso un nuovo modo di concepire, da parte della popolazione locale, i beni architettonici, archeologici ed ambientali che insistono sul territorio “labicano-prenestino-tiburtino”, prospettando, una cogestione per la tutela e la valorizzazione.

La Via Prenestina, esempio, ancora oggi percorsa e vissuta dai moderni viaggiatori che su di essa si spostano, prende parte, a pieno titolo, di questa grande rete stradale europea.

Una via di minore importanza, vero, ma molto vitale, fin dalle sue origini.

La ricerca topografica archeologica ha riportato alla luce, infatti, una straordinaria presenza di villae, fulcro di proprietà di estensione medio-piccola, dotate di pars rustica per la lavorazione/conservazione dei prodotti tipici dell’ager più vicino a Roma (in primo luogo il vino), ma contrassegnate anche da un discreto livello della parte abitativa. Le attività agricole, e il continuo traffico che ne derivava, rendono ragione anche dei numerosi aggregati riconosciuti in ager, di preferenza presso i crocicchi, o lungo la via.

La Prenestina in età romana, dunque, rivestì un interesse soprattutto locale come via di traffico e di collegamento con Praeneste  e con i centri vicini del territorio gabino-tiburtino-prenestino.

Ed ecco che già si nota una tra le caratteristiche economiche che, ancora oggi, connotano la Prenestina: una vitale economia di piccole e medie imprese agricole ed artigiane.

Un passato lontanissimo ed un futuro auspicabile sono riuniti su un unico tracciato stradale: la Via Praenestina alias Via Francigena.

Per poter comprendere, pienamente, la continuità di vita e di utilizzo di questa strade è necessario fare un salto nel passsato; un passato lontanissimo, nel tempo e nello spazio.

Il quadrante ad Est di Roma è stato sempre considerato come il naturale luogo di sviluppo urbanistico ed industriale della citta, e così, con il periodo della dittatura fascista, questo comparto della capitale ha visto riversate su di se le politiche di espansione territoriale che miravano a creare una serie di città satelliti intorno a Roma, dove dovevano essere collocati tutti coloro che…era bene non vedere.

Con la legge del 1941 la zona industriale fu localizzata nella parte orientale della città tra la via Tiburtina e la Prenestina: passata la guerra il malgoverno democratico degli anni cinquanta la trasformerà in un miserabile miscuglio di fabbriche,  abitazioni, lottizzazioni.

Superata questa fase post-bellica, a Roma si prova a riprogettare la città, a rimodellarla secondo nuove teorie urbanistiche e sociali.

Il progetto di riqualificazione dell’area est con la creazione del Sistema Direzionale Orientale (SDO) passa attraverso un lungo iter contrassegnato da leggi e piani regolatori.

Oggi in questo quartiere è possibile rintracciare le forme e le caratteristiche della periferia popolare romana.Nella zona si respira un fermento di vita attiva: le vie luminose e molto trafficate sono contornate da negozi spesso gestiti da stranieri, vetrine chiassose e attraenti talvolta al fianco di piccole botteghe visitate dalla gente del quartiere. La zona della Prenestina, del Pigneto, dell’Acqua Bullicante, e di Tor Pignattara formano nell’insieme quasi un’altra città fuori dalla ferrovia e dalle mura, che racchiude in sé alcuni tratti caratteristici appartenenti alla capitale: il clima variegato, il vissuto multicolore, la caoticità e il piacere di vivere in strada tra la gente.(F. Stella, Ed. Pacini, 2009)

Scoprire  e ri-scoprire la via Francigena diventerebbe così un’opportunità per valorizzare il territorio e mettere in rete bellezze e risorse: una grande opportunità di promozione culturale, storica ed economica.

Prenestina, Labicana, Tiburtina, Collatina e Francigena avrebbero uno stesso punto di partenza, la riscoperta della loro storia, e con essa la riscoperta della storia dei territori che le accolgono, ed avrebbero anche o stesso punto di arrivo: creare valore aggiunto al territorio.

Valorizzazione e salvaguardia?

Messa a reddito e manutenzione?

Prenestina, Labicana, Tiburtina, Collatina, Francigena, valorizzazione, salvaguardia, messa a reddito e manutenzione sono tutti, indistintamente, momenti e passaggi di un unico percorso vissuto dal territorio nella sua totalità e completezza.


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