

La proposta, già approvata all’unanimità in commissione Roma Capitale, è stata accolta senza voti contrari anche in Aula Giulio Cesare
Roma si prepara a voltare pagina, archiviando – almeno in parte – timbri, carta e raccomandate.
L’Assemblea Capitolina ha approvato una delibera che segna una tappa cruciale verso la digitalizzazione delle comunicazioni legali tra l’amministrazione e i cittadini. Una trasformazione profonda, tanto nei metodi quanto nella filosofia della macchina amministrativa.
La misura, nata dalla collaborazione bipartisan tra Pd e Forza Italia, vede tra i promotori i consiglieri Rachele Mussolini e Riccardo Corbucci.
Un’alleanza inedita che ha prodotto un risultato concreto: l’impegno formale del Campidoglio a sostituire progressivamente i servizi postali tradizionali con i nuovi sistemi di recapito elettronico certificato, meglio noti come SERC e SERCQ.
«Si tratta di una misura di razionalizzazione della spesa strutturale», ha spiegato Corbucci. Il risparmio stimato? Circa il 70% dei costi diretti. E se si considerano anche quelli indiretti – come carta, buste, stampanti – la cifra sale. In totale, Roma Capitale potrebbe liberare fino a 10 milioni di euro ogni anno: risorse che, da carta e francobolli, verranno dirottate verso progetti smart, innovazione digitale e sostenibilità urbana.
Il principio è semplice: snellire la burocrazia senza compromettere l’efficacia giuridica delle comunicazioni. «Con questa delibera – spiegano Mussolini e Carpano – la giunta viene chiamata a bandire una gara pubblica per l’erogazione dei servizi elettronici certificati».
Una mossa che mette Roma al passo con quanto già stabilito da diverse sentenze della Cassazione in materia di validità probatoria delle comunicazioni digitali.
La svolta, dunque, non è solo tecnica ma anche culturale. Si tratta di un passo verso una pubblica amministrazione più agile, trasparente e in linea con i canoni di semplificazione richiesti da tempo, sia dai cittadini sia dalla giurisprudenza.
La proposta, già approvata all’unanimità in commissione Roma Capitale, è stata accolta senza voti contrari anche in Aula Giulio Cesare.
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