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Sarri-Lazio: la rivoluzione mancata sulla panchina biancoceleste

Sarri-Lazio: e il bel gioco dov’è? Parliamoci chiaro: quando si sente parlare di Maurizio Sarri, la mente vola subito ai fasti che lo hanno reso celebre a Napoli, quando fu coniata addirittura la definizione di “sarrismo” per indicare un calcio spumeggiante e ricco di manovre ben costruire, quasi a voler ricordare il “tiki-taka” di Guardiola.

Al Chelsea Sarri ha portato a casa un’Europa League con merito e alla Juventus ha conquistato quello che è ad oggi l’ultimo scudetto della storia della Juventus, ma già a Torino gli sprazzi della sua filosofia di calcio si sono visti a intermittenza.

Dopo un anno da spettatore, Sarri è stato ingaggiato dalla Lazio in sostituzione di Simone Inzaghi, aggiudicato dall’Inter per sostituire a sua volta Antonio Conte.

Due anni fa i biancocelesti erano riusciti a tornare in Champions League a 20 anni di distanza dall’ultima volta, lottando per lo scudetto proprio contro la Juve dell’attuale mister capitolino.

Quest’anno, invece, le quote sul torneo di Serie A non hanno dato troppa fiducia agli aquilotti.

Il gioco della Lazio lasciava da subito poche libertà di interpretazione e pochi spazi per l’inserimento dei dettami tattici tipici del “sarrismo”. In assenza di grandi palleggiatori, meglio puntare dritti alla porta per esaltare il solito Immobile, ancora oggi il migliore finalizzatore del campionato, nonostante le tante accuse piovutegli addosso con la maglia della Nazionale.

Dal classico 3-5-2 di Inzaghi, a un più classico 4-3-3 di Sarri

Sarri ha cambiato il modulo della squadra, che è passata dal classico 3-5-2 di Inzaghi a un più classico 4-3-3, coltivando però un rapporto controverso con Luis Alberto, uno dei giocatori più funambolici della rosa e spesso fuori dalla formazione titolare.

Chi sperava di rivedere in alcuni giocatori biancocelesti i nuovi Jorginho e Insigne sarà rimasto deluso.

Sarri avrebbe commesso qualche leggerezza di troppo anche in sede di mercato. L’attivo di Hysaj, ad esempio, è risultato subito inviso alla piazza. Il terzino albanese era in fase calante già a Napoli e nella capitale sta dando praticamente il peggio di sé.

Molto meglio gli esterni, ossia Pedro e Zaccagni. Il secondo è alla ricerca della consacrazione definitiva ed è pronto a diventare una delle ali più temibili del campionato, sebbene pecchi ancora un po’ in precisione.

In porta il rebus tra Strakosha e Reina è stato risolto facilmente, mentre in difesa è scoppiato il caso di Acerbi, che ha inevitabilmente condizionato tutto il resto della squadra.
L’ex Sassuolo, fresco campione d’Europa con la Nazionale, si trova da mesi nel bel mezzo di una guerra dialettica con i tifosi, nonostante abbia segnato più di un gol importante nel corso di questa stessa stagione.

Male anche nelle Coppe

In Coppa Italia gli aquilotti sono stati eliminati ai quarti di finale per mano del Milan, mentre in Europa League hanno superato a malapena la fase a gironi per poi cadere contro il Porto. Con la vittoria della Juventus contro il Venezia, la qualificazione alla prossima Champions è diventata aritmeticamente impossibile.

I biancocelesti dovranno giocarsi da qui alla fine l’accesso all’Europa League contro i diretti rivali della Roma, che le hanno suonate per bene ai cugini durante l’ultimo derby.

Non sono mancati i momenti in cui la panchina di Sarri è stata messa addirittura in dubbio, ma al momento il futuro della Lazio sembra ancora interamente nelle sue mani.

L.dg.


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