

Roma e il trasporto pubblico, una storia infinita di problemi e ritardi. Questa volta, però, non si parla di autobus che non passano o di tram che non arrivano, ma di una questione che riguarda direttamente i dipendenti amministrativi di Atac: lo smart working.
La municipalizzata dei trasporti capitolina, infatti, non riesce – o forse non vuole – garantire ai suoi circa 950 impiegati amministrativi più di un solo giorno a settimana di lavoro da remoto.
Una situazione paradossale, considerando che durante la pandemia tutto il lavoro d’ufficio è stato gestito interamente da casa senza apparenti difficoltà.
La vicenda è arrivata in commissione Mobilità, dove si è cercato di capire il motivo di questa resistenza da parte dell’azienda. In realtà, una breve parentesi di due giorni a settimana di smart working c’è stata, tra novembre e gennaio, su richiesta del sindaco.
Ma subito dopo, senza troppe spiegazioni, si è tornati a una sola giornata settimanale, scatenando la protesta dei lavoratori e l’intervento dei sindacati.
A fornire le motivazioni della scelta sono stati il direttore Zorzan e il nuovo responsabile del personale Stramaccioni, che hanno spiegato come la fase di sperimentazione abbia evidenziato rallentamenti nei processi aziendali e rischi operativi. Ma è davvero così?
Secondo i dirigenti, ci sono diversi fattori da considerare:
La maturità organizzativa dell’azienda, ancora non pronta per una digitalizzazione spinta.
Il rischio di creare disparità tra amministrativi e personale operativo, come autisti e macchinisti, che ovviamente non possono lavorare da casa.
Problemi di cybersicurezza, che richiederebbero ulteriori investimenti per rendere il lavoro da remoto sicuro ed efficiente.
Insomma, Atac sostiene che al momento non ci sono le condizioni per aumentare i giorni di smart working, ma non ha fornito né date né un piano concreto per arrivarci.
Non tutti, però, sono disposti ad accettare questa posizione. I sindacati e diversi consiglieri capitolini presenti in commissione hanno contestato l’atteggiamento dell’azienda, definendolo il frutto di una “visione culturale obsoleta”.
“Durante la pandemia tutti i dipendenti hanno lavorato in smart working e il sistema ha retto benissimo. Ora perché dovrebbe essere un problema?” hanno fatto notare alcuni rappresentanti dei lavoratori.
La battaglia è tutt’altro che chiusa. Roma Capitale ha già annunciato nuove pressioni su Atac affinché venga garantita la possibilità di lavorare due giorni a settimana da remoto.
Ma per ora, la municipalizzata sembra intenzionata a restare ferma sulle sue posizioni, lasciando i suoi amministrativi con un solo giorno di smart working e un senso di frustrazione sempre più crescente.
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