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Sparizioni, fantasmi e zombi in VII Municipio

Non si hanno più notizie del Print Xa2 di Ciampino e del nuovo regolamento sui Consorzi per le opere a scomputo. Ricompare invece il raddoppio della Roma-Formia

Nell’amministrazione comunale succede spesso di imbattersi in fatti curiosi e a volte sgradevoli. Proviamo a indicarne alcuni riguardanti il territorio del VII Municipio.
Cominciamo con le inspiegabili sparizioni che avvengono, magari, dopo che sull’oggetto inghiottito dal buio o dalla nebbia si siano avute, a livello politico istituzionale, le più aspre e dure contese.
print-ciampino-icoE’ il caso, per esempio, del Print Xa2 di Ciampino su cui, nel luglio scorso, si manifestò addirittura un’incrinatura profonda nella maggioranza municipale di centrosinistra e nel PD, ancora non sanata.
Molti cittadini e comitati di quartiere del VII Municipio, schivando le diatribe politiche e stando al merito della questione, parteciparono a intense discussioni avanzando formalmente, in sede di processo partecipativo organizzato dal Dipartimento comunale programmazione e attuazione urbanistica, proposte concrete di “vantaggio pubblico”, ovvero di opere di pubblica utilità che i proprietari delle aree coinvolte dovrebbero realizzare per recare un po’ di sollievo ai cittadini del quadrante di là del GRA più sofferente sotto il profilo urbanistico e dei servizi. Essenzialmente opere di viabilità, ma non solo.
Ebbene tutti costoro si domandano che fine abbia fatto il Print (Piano integrato di recupero urbano). Da allora non se ne hanno più notizie. Dovrebbe dormire, si suppone, sonni tranquilli in qualche cassetto dell’Assessorato alle Trasformazioni urbanistiche. Se è così, ci si augura che, passato l’inverno ormai da più di un mese, lo si risvegli dal suo letargo facendogli riprendere l’iter attuativo.
Lo stesso augurio vale anche per altri illustri Print desaparecidos: quello di Morena che non è stato nemmeno istradato, sebbene i morenesi lo attendano da anni, e quello di Tor Fiscale anche lui dormiente in qualche stanza dell’assessorato.

Ci sono poi i fantasmi delle promesse mancate che si aggirano inquieti nel territorio in attesa di potere essere placati dall’esaudimento dell’impegno preso.
E’ il caso della presentazione e discussione del nuovo regolamento sui Consorzi per le opere a scomputo che l’assessore Pucci, insieme al Sindaco Marino a conclusione dell’assemblea al Centro anziani di Romanina il 23 marzo scorso, promise di fare pubblicamente nel Municipio “entro la fine del mese”. Da allora del nuovo regolamento non si ha notizia
Nel frattempo ci sono stati la Pasqua,  il 25 Aprile e il 1 Maggio. Si teme che, come dice il proverbio, passata la festa, anzi le feste, gabbato lo santo.
Sappiamo che la materia è scottante, ma proprio per questo essa merita una discussione pubblica più che trasparente, fra tutti i soggetti interessati: cittadini, Consorzi e consorziati, Comitati di quartiere, Municipio. A essa non ci si può sottrarre. Il Sindaco dovrebbe averlo compreso, altrimenti rischia di trasformarsi da Marino in marinaio.

A questo lugubre panorama di scomparsi e fantasmi non potevano mancare le resurrezioni. Non quella gioiosa di Lazzaro o, ancor più, di Gesù di Nazareth, ma quella più simile al ritorno di uno zombi: il raddoppio per due kilometri, grosso modo da Casilina al Parco degli Acquedotti, della ferrovia Roma-Formia.
Vecchio progetto già respinto più di due anni fa, perché inutile e inutilmente invasivo del territorio: in via del Mandrione, via Lucio Perpetuo e nel Parco di Tor Fiscale. Rigettato dagli allora Municipi VI, IX e X, dagli amministratori dei Municipi medesimi, dall’Ente Parco Appia Antica, da Italia Nostra e dai cittadini organizzati nel comitato chiamato, non a caso, 3NO.
Questo ritorno è avvenuto alla chetichella. Infatti, è riemerso fra le slide con cui l’assessore Improta ha illustrato nel marzo scorso al Consiglio comunale il nuovo PGTU (Piano generale del traffico urbano) poi approvato con i voti contrari dell’opposizione. Alla chetichella perché nelle 215 pagine del Piano non c’è. E non c’è nemmeno nel documento più sintetico “Dalle regole ai sistemi”. Ambedue fanno bella mostra di sé sul sito dell’assessorato alla mobilità.
La parte riguardante i progetti ferroviari è stata aggiunta dopo, evidentemente. Intendiamoci, che il Comune di Roma si dia da fare perché la maglia ferroviaria del nodo di Roma, liberata dall’Alta velocità e dall’attraversamento del traffico merci, sia sempre più utilizzata con il suo anello ferroviario e le sue ben 8 Fl (Ferrovie regionali metropolitane) è cosa sacrosanta, richiesta da qualche decina di anni dai cittadini romani. Semmai c’è da lamentare che si arrivi con forte ritardo a fare o, meglio, a promettere di fare, ciò che si sarebbe dovuto realizzare già da molto tempo.
E’ sotto gli occhi di tutti la storia pulcinellesca delle mancate opere promesse nei vari “Protocolli d’intesa” e “Contratti di servizio” stipulati nell’ultimo quindicennio fra Regione, Comune e Rfi. Un caso per tutti: l’eterna chiusura dell’anello ferroviario progettata da circa quattro decenni, promessa e ripromessa da tutte le amministrazione comunali e regionali, di tutti i colori, e mai avvenuta. Ora sembra che il Sindaco Marino e l’assessore Improta intendano mettere nuova energia nel perseguire la “cura del ferro” ferroviario. E forse anche Rfi dovrebbe riconvertire il suo smodato impegno per l’Alta velocità chinandosi sulle indecenze delle sgarrupate linee di treni pendolari e sulle sofferenze che esse arrecano tutti i giorni a milioni di persone che le prendono per andare a lavorare o studiare nelle aree delle grandi città metropolitane. Ma tutto ciò richiederebbe innanzitutto un dibattito chiaro e trasparente nel metodo e nel merito. E le slide in questo senso non sono esaustive, anzi possono confondere.
Comunque se il raddoppio di due kilometri della Roma-Formia lo si ripropone con la solita motivazione che serve a migliorare proprio la circolazione dei treni passeggeri separandoli da quelli merci, allora siamo alle solite mezze misure, ai tozzi e bocconi, che più che a risolvere i problemi sembrano pensati per sprecare denaro pubblico per la gioia dei soliti noti. Infatti, anche Rfi sa, perché ne ha preparato il progetto di fattibilità, che il problema del passaggio delle merci su ferrovia tra le dorsali nord e sud senza intasare il nodo di Roma si risolve alla radice con la realizzazione della cosiddetta “linea di gronda”, 26 km circa di binari, tra Ponte Galeria e Campoleone.
Ciò consentirebbe – insieme alla chiusura dell’anello ferroviario fra le stazioni di Vigna Clara, Nuovo Salario e Nomentana – di avere una maglia di ferrovie metropolitane con una frequenza dei treni, preventivata nella relazione generale al PRG, di addirittura 5’. Un sogno utopico. Basterebbe una frequenza di 15’ e già sarebbe una rivoluzione per i cittadini romani che potrebbero salire su un treno nelle circa 92 stazioni e fermate già esistenti dentro i confini comunali (comprese quelle delle tre ferrovie concesse: Roma-Lido, Roma-Civitacastellana-Viterbo e Termini-Giardinetti) e girare Roma in tutte le direzioni..

Per ultimo, ma non per importanza, il raddoppio della Roma-Formia preluderebbe, stando alle slide presentate dall’assessore, al quadruplicamento ferroviario fra Casilina e Ciampino entro il 2024, con un intervento notevolmente pesante ed invasivo dentro la preziosa area della “Grande bellezza”, ovvero nel Parco degli Acquedotti. Lo si ritiene proprio necessario?


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