

Un film diretto da Craig Gillespie che racconta la vera storia della Harding
Nei cinema, già dal 29 marzo, è arrivato Tonya, un film diretto da Craig Gillespie che racconta la vera storia – seppur con qualche licenza – dell’ex pattinatrice artistica statunitense Tonya Harding, impersonata da Margot Robbie.
Tonya, è un film su un’ex campionessa di bassa estrazione sociale che non ha avuto un’infanzia facile e che ha dovuto sempre combattere per farsi spazio nel mondo del pattinaggio sportivo su ghiaccio. Sebbene fosse sofferente d’asma e forte fumatrice, sempre poco amata dai giudici di gara, che non la ritenevano all’altezza di un modello sociale da proporre, la Harding è stata una grande pattinatrice, la seconda donna ad eseguire un triplo axel in una competizione ufficiale e tuttora una delle pochissime ad averne avuto il coraggio.
Il film propone la sua storia biografica dall’età di 4 anni quando viene accompagnata dalla madre LaVona (la interpreta Allison Janney) ad una scuola di pattinaggio. È una bambina bellissima, violentata nella psiche e nel fisico da una madre bieca, cinica e anaffettiva che la colpisce senza pietà.
Crescendo Tonya incontrerà giovanissima il suo futuro marito, Jeff (Sebastian Stan): il loro amore durerà pochissimo e sarà intervallato da percosse, ripicche e minacce di morte. Il tutto è ricostruito da brevi stralci di interviste, caratterizzate da un effetto comico che mira a divertire il pubblico ma anche a sdrammatizzare la tragicità dei fatti, che si concluderanno con l’aggressione alla pattinatrice artistica Nancy Kerrigan per cui la Harding verrà condannata a 3 anni di libertà vigilata e radiata a vita dalla federazione sportiva di appartenenza.
In Tonya di Craig Gillespie la protagonista viene continuamente bersagliata dagli insulti e dai maltrattameti della madre oltre che dalle percosse del marito, passa da un carneficie ad un altro senza tregua scagliandosi, poi, con tutta la sua rabbia verso quel mondo di apparenze, dove non riesce a scendere a patti. Il regista sembra quasi voglia porre l’accento su come la natura delle persone sia la logica conseguenza del loro processo di crescita e maturazione fin dalla tenera età.
Margot Robbie riesce, infatti, a far passare una tenacia e una sorta di strano carattere, forgiato nelle case popolari da una madre manesca, utile a comprendere come mai i fatti possano essere andati in quei modi paradossali.
Margot Robbie, nei panni di Tonya, è davvero credibile, la sua interpretazione di donna complicata, irriverente, è indubbiamente efficace. Altrettando straordinaria l’interpretazione di Allison Janney, che recita la parte della madre, esigente e scostante che sa imporsi e farsi rispettare anche se con metodi molto poco ortodossi; spesso e volentieri sono i suoi modi e le cose che dice a far ridere il pubblico, in un film che non è prettamente comico.
“Tonya” si dimostra un prodotto interessante, che fa riflettere. È la storia non di un’eroina, ma di una donna comune che ha commesso degli sbagli e che, per quegli sbagli, è stata severamente punita. Rimane un esempio di cinema che fa cronaca e che finisce per simboleggiare tutte le contraddizioni di un’America ossessionata dall’idea di proiettare un’immagine accettabile, rassicurante ma che invece sa essere spietata e senza scrupoli.
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