Viva l’8 marzo, anche se sembra stretto…

Purtroppo si trovano ancora persone che storcono la bocca riguardo all’esaltazione effimera della festa della donna celebrata, o festeggiata, l’8 marzo.

Forse le donne (italiane) si vogliono sentire “normali” anche se questo criterio di “norma” più o meno statistica è solo un parametro illusorio. La categoria è ampia, talmente ampia che riguarda la metà (circa) della specie umana e molto si è detto e fatto per innalzare un muro tra i due generi, sarebbe atteggiamento superficiale ed ipocrita ignorarlo, sarebbe anche un lungo discorso.

Marija Gimbutas
Marija Gimbutas

Ma a questo proposito ci sarebbe anche bisogno di dare maggior spazio culturale alle scoperte di Marija Gimbutas, archeologa e linguista lituana, che introdusse nuovi punti di vista nell’ambito dell’interpretazione della mitologia, compresi i modelli che la sociologa e saggista statunitense Riane Eisler propose poi nella distinzione tra Modello Mutuale e Modello Dominatore nelle società…

Riane Eisler
Riane Eisler

Chissà perché di questo invece non se ne parla mai abbastanza e, non dimenticando la Storia del Femminismo, ci sarebbe bisogno di lavorare sul dialogo tra i sessi, visto il dilagare della violenza in famiglia di cui le donne spesso sono vittime, ma spesso loro stesse, ipnotizzate dal potere e convinte di un ruolo che ormai sembra una favola, ma non è stato sostituito ancora da un altrettanto forte convincimento, questa violenza la subiscono nel tempo in silenzio ed in solitudine, mentre purtroppo alcune la esercitano sui figli e/o sulle altre donne.

Vorrei quindi parlare di questa supposta auspicata “normalità” di cui si sente parlare da tempo, che naturalmente ignora con facile moralismo, le “sottocategorie” delle scelte sessuali, che non comportano necessariamente un cambio di sesso, ma che non riguardano, voglio ribadirlo, le perversioni (tipo pedofilia, sadismo, masochismo ecc.) anche se intorno a queste si scrivono allegramente libri di successo di vendita e si fabbricano gadget.

Io credo invece che le donne oggi, soprattutto le giovani, abbiano bisogno di punti di riferimento positivi, di trovare un’identità di genere, quasi un orgoglio femminile… se serve a superare quell’adesivo ereditario sentimento di inferiorità.

20f47be1-656b-4b62-b155-a3938447ebddPoi, al di là dell’individuare quella cultura prettamente femminile nella storia, nata nelle case e nelle aie credute al riparo dalle ostilità sociali, abbiamo bisogno anche di molto altro, poiché tutte le donne non hanno ancora le stesse opportunità che meriterebbero, anche se detestano giustamente essere considerate alla stregua di un gruppo sociale svantaggiato o come un “genere” da tutelare. Nel contempo è inutile ed anacronistico ignorare che la violenza femminile è odiosa quanto quella maschile e che c’è un problema grande e subdolo, addirittura un sintomo inabissato nella società, rappresentato dal dilagante femminicidio, una “lenta esplosione” della quale bisogna trovare le cause.

In tutto questo c’è ancora qualcuno che pensa veramente che, eliminando la festa delle donne, si elimineranno tutte quelle cattive abitudini di interpretare le ricorrenze come “apoteosi della banalità e del consumismo”? Allora togliamole tutte e continuiamo nella nostra completa inconsapevolezza del significato delle nostre azioni, della nostra lingua, abbattiamo tutti i musei e le archeologie (qualcuno ci ha già pensato) poiché ogni didascalia, ogni lapide, ogni ricorrenza potrebbe farci pensare e qualche volta agire di conseguenza.

Se la gente non pensa e poco agisce virtuosamente, non è colpa delle Feste, né delle lapidi coperte di polvere, né delle archeologie lasciate all’incuria del tempo e delle meteorologie, ma delle male-interpretazioni postume dei miti e della storia che aggrediscono le ricorrenze, distruggendole dall’interno peggio del Cancro della pietra.

La giornata dell’8 marzo è un simbolo, non un contenitore nel quale certe donne non vogliono inserirsi o al limite si sentono troppo strette, forse per colpa di quel numero che ricorda tanto un cordone ombelicale tra due esseri collegati, ma che messo per traverso diventa il segno che rappresenta l’infinito. Lasciando la libertà a ciascuna di festeggiarla o no, focalizzandoci piuttosto sul suo significato, senza dubbio una variabile nel tempo, ma non per questa meno densa di riferimenti storici e di emozioni di tutto rispetto, diversamente dalla manipolazione che se ne è fatta riguardo alle sue origini.

Per accorgersene basta leggere semplicemente http://it.wikipedia.org/wiki/Giornata_internazionale_della_donna per averne un’idea di come la connotazione politica, che ha fatto scegliere storicamente una data, sia stata oggetto di censura a tal punto da trasformarsi nella commemorazione di un evento luttuoso, forse per far sì che le donne continuassero a considerarsi sempre e solamente vittime. Riporto di seguito alcune righe di quanto si trova in Wikipedia all’indirizzo qui sopra:

[…] – La connotazione fortemente politica della Giornata della donna, l’isolamento politico della Russia e del movimento comunista e, infine, le vicende della seconda guerra mondiale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione. Così, nel secondo dopoguerra, cominciarono a circolare fantasiose versioni, secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York, facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori (123 donne e 23 uomini, in gran parte giovani immigrate di origine italiana ed ebraica). Altre versioni citavano la violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York nel 1857, mentre altre ancora riferivano di scioperi o incidenti avvenuti a Chicago, a Boston o a New York. Nonostante le ricerche effettuate da diverse femministe tra la fine degli anni settanta e gli ottanta abbiano dimostrato l’erroneità di queste ricostruzioni, le stesse sono ancora diffuse sia tra i mass media che nella propaganda delle organizzazioni sindacali – […]

310x0_1394476145255_referendum_1946_ansaRiappropriamoci allora di questa data simbolica così come della festa della Repubblica, nella scelta della quale, “si ricordi”, si espresse per la prima volta il diritto al voto per le donne. Sarà auspicabile invece trasformare l’8 marzo sempre più in una ricorrenza impegnata e di riflessione, lasciando in pace le mimose per prendere le quali i rari alberi cittadini vengono devastati, i cioccolatini che ingrassano e le aggressive ed urlanti comitive che ci umiliano, approfittando invece di questa ricorrenza per fare in questa giornata molte iniziative politiche ed informative, tanto per cominciare eliminando quella leggenda metropolitana e riabilitando il rispetto per la storia ed anche per le donne.


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