Alla scoperta della stazione di Porta Metronia della Metro C

Cogliamo al volo l’opportunità di addentrarci nella stazione di Porta Metronia della Metro C offerta dal sito della Metro C SpA.

La tratta in costruzione

La stazione Porta Metronia è ubicata in piazzale Ipponio in corrispondenza dell’incrocio tra via Farsalo e via dei Laterani.

Presenta una pianta rettangolare di larghezza 28 m, lunghezza 118 m e profondità 30 m e si sviluppa su 5 livelli interrati: un piano atrio e un piano museale che si trovano alla stessa quota, un piano per il ricollocamento dei reperti archeologici, un piano destinato ai locali tecnici, un piano “mezzanino” ed un piano banchine a servizio esclusivo della metropolitana. In aggiunta a questi si inseriscono il solaio di copertura e di fondazione.

Il progetto

Prevede tre accessi distinti. Il primo su via dei Laterani è dotato di due scale mobili e di un ascensore. Un secondo accesso è posizionato lungo via Farsalo ed è dotato di una scala fissa e di due scale mobili mentre il terzo accesso alla stazione è posizionato lungo viale Ipponio, verso Porta Metronia. Quest’ultimo ingresso, dotato di una scala fissa, consente il collegamento diretto alla piazza ipogea ribassata. Da questo spazio pubblico a cielo aperto si accede direttamente alla metropolitana ed al museo posizionato nella porzione ovest del manufatto di stazione. La piazza ipogea è dotata anche di un ascensore che la collega direttamente con la quota strada su via dei Laterani.

La sistemazione esterna

E’ caratterizzata dalla presenza di 4 volumi parallelepipedi rivestiti in lastre di travertino che si ergono per circa 3 m dal piano di calpestio ed hanno la funzione di pozzi di luce che convogliano la luce naturale all’interno dell’area museale. La sfida ingegneristica per la stazione di Porta Metronia è stata quella di progettare una nuova distribuzione degli spazi, alla luce dei ritrovamenti registrati, al fine di permettere la ricollocazione dei reperti archeologici rinvenuti nel corso dello scavo, alla stessa posizione e giacitura.

Lo scavo della stazione Porta Metronia è stato un’importante occasione di conoscenza della Roma Antica attraverso lo scavo archeologico che ha interessato uno spessore di terreno di circa 15 m riportando alla luce resti di estrema importanza storica e archeologica. La realizzazione dell’opera si è pertanto configurata come una opportunità di valorizzazione dei reperti rinvenuti che si è di fatto tramutata nella progettazione e realizzazione di un Museo dedicato, separato dalla stazione ma che sarà accessibile dalla piazza ipogea.

Archeologia

Si è potuto indagare quasi 50.000 mc di stratigrafia archeologica su una superficie di 3.300 mq, raggiungendo una profondità media di 15 m dal piano attuale.

Il complesso archeologico tornato alla luce nella stazione Amba Aradam/Ipponio tra il 2015 e il 2018 è considerato, per la sua unitarietà, per le caratteristiche architettoniche e le condizioni di conservazione, una delle più rilevanti scoperte di questi ultimi anni. Data l’eccezionalità del rinvenimento, la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma ha prescritto la delocalizzazione delle strutture archeologiche e la ridefinizione del progetto della stazione per poterle ricollocare in situ.

L’Acqua Cabra e gli interventi di trasformazione

Nel corso degli scavi archeologici è stato rinvenuto un vasto complesso archeologico. Le indagini archeologiche hanno interessato un’area di circa 1.750 mq. Gli scavi hanno portato alla luce una caserma romana risalente al II secolo d.C., di oltre trenta vani, decorati con affreschi parietali e pavimenti a mosaico. Nella metà occidentale del corpo stazione è stato rinvenuto un vasto complesso abitativo, probabilmente di carattere militare, articolato su due livelli (denominati “caserma” e “domus del Comandante”), mentre nella metà orientale si sviluppava un ampio settore a giardino, allestito su terrazze degradanti verso il fosso dell’Aqua Crabra. La caserma, risalente all’epoca dell’imperatore Adriano, fu abbandonata, rasata e in parte interrata in concomitanza della realizzazione delle Mura Aureliane.

Gli scavi hanno dimostrato come le dinamiche insediative di questo territorio siano state fortemente condizionate dall’attraversamento di un corso d’acqua di discreta portata chiamato in età romana Aqua Crabra, nelle sue successive trasformazioni e deviazioni di percorso naturali o forzose, avvenute attraverso i secoli fino alla sua definitiva obliterazione, contestuale agli interventi di bonifica e livellamento del terreno effettuati agli inizi del Novecento.

Le fasi di occupazione che hanno restituito le evidenze più consistenti sono quelle cronologicamente comprese tra l’età tiberiana e la metà del III secolo d.C. È in questo arco cronologico che il sito vede successivi interventi di trasformazione, testimoniati da una complessa sequenza costruttiva. Lungo la sponda sinistra del fosso sorge e si struttura progressivamente un imponente edificio articolato su terrazze artificiali che assecondano l’orografia naturale dell’area.

L’edificio rimase in funzione, attraverso successive modifiche, fino al suo repentino abbandono nella seconda metà del III secolo d.C., in concomitanza con la costruzione delle Mura Aureliane, tra il 271 e il 275 d.C. A seguito di questa importante scoperta la Soprintendenza Archeologica di Roma, come già richiesto per la stazione San Giovanni, ha prescritto la ridefinizione del progetto architettonico, allo scopo di ricollocare le strutture antiche all’interno della stazione e di contestualizzare i reperti rinvenuti ripristinando la relazione visiva con le Mura Aureliane, secondo una organizzazione funzionale degli spazi volta a integrare questa straordinaria scoperta con l’opera infrastrutturale.

Il complesso delocalizzato che sarà ricollocato in situ interessava la metà occidentale del corpo stazione per una superficie di oltre 1.900 mq (in rosso nella figura sottostante), mentre nella metà orientale si sviluppava un ampio settore aperto, allestito a giardino e articolato su terrazze digradanti verso il fosso dell’Aqua Crabra (Area Est).

Un complesso da valorizzare

Le caratteristiche e la disposizione degli ambienti della terrazza superiore, riferibili nel loro primo impianto ad epoca traianea e identificabili come dormitori, hanno portato ad ipotizzare che questo edificio possa essere afferente ad un comprensorio più ampio, di carattere militare. Il contesto topografico del ritrovamento, in un settore urbano caratterizzato da una discreta densità di edifici militari – i Castra Peregrina a Santo Stefano Rotondo, la Statio V Cohortis dei Vigili a Santa Maria in Domnica, i Castra Nova Equitum Singularium a San Giovanni in Laterano, i Castra Priora Equitum Singularium in via Tasso – costituisce un elemento a sostegno di questa ipotesi.

Preliminarmente alla delocalizzazione delle strutture, sono state messe in atto attività di rimozione manuale dei depositi superficiali incoerenti per l’individuazione delle lesioni (microfratture, fratture e fessurazioni) e il trattamento biocida, esteso a tutte le superfici e più volte ripetuto al fine di ridurre gli attacchi e la proliferazione di microrganismi biodeteriogeni. Per preservare tutti gli elementi architettonici e decorativi durante le attività di perforazione, taglio e movimentazione sono state attuate operazioni volte a migliorarne la consistenza strutturale o l’adesione ai supporti.

II riposizionamento del complesso archeologico individuato all’interno del Corpo Stazione sarà effettuato attraverso una serie di operazioni che dovranno essere svolte in una specifica sequenza di fasi al fine di riproporre il complesso delle strutture delocalizzate (comprensivi di pavimenti, intonaci ed elementi speciali) nella loro posizione originaria, valorizzate con attività di restauro, consolidamento e presentazione estetica.

Architettura

Il progetto di musealizzazione della stazione Porta Metronia è stato affidato allo studio di architettura ABDR. Nel track record di ABR, si annoverano progetti di stazioni come quelle della Linea B1 di Roma o lo stazione ferroviaria Roma Tiburtina, ma anche progetti di museali come il Museo di Reggio Calabria.

Il progetto prevede una sistemazione superficiale che valorizza le aree esterne della metropolitana realizzando un sistema di spazi riconoscibili ed accessibili. L’assetto finale del manufatto interrato prevede l’integrazione tra gli spazi funzionali della stazione metropolitana con la nuova area museale organizzata intorno all’area archeologica rinvenuta. Il criterio guida della progettazione è stato quello della ricollocazione e la valorizzazione del sito archeologico rinvenuto durante lo scavo della stazione della metropolitana.

Ripensare lo spazio pubblico

L’occasione progettuale dei ritrovamenti ha consentito un radicale ripensamento degli spazi pubblici destinati alla fruizione del cittadino, fruitore della metropolitana, visitatore del museo o semplice residente. Il progetto prende le mosse dall’intento di restituire alla città spazi pubblici progettati di qualità finalizzati all’utilizzo pubblico valorizzati dalle preesistenze storiche e dalle tracce del passato così rilevanti in questa zona. La nuova piazza ipogea all’interno del manufatto di stazione mette a sistema la quota stradale con i livelli interrati del museo e della metropolitana. Dallo spazio aperto di piazzale Ipponio si accede alla piazza ipogea che a sua volta dà accesso all’area museale da una parte ed alla stazione metropolitana dall’altra.

Tale elemento rappresenta il fulcro centrale della distribuzione del museo e della metropolitana. Uno spazio urbano ribassato in grado di realizzare un collegamento funzionale ma soprattutto un nuovo spazio della città. Oltre a dare accesso al nuovo museo ed alla metropolitana la piazza è attrezzata con un bar, anche integrato alla struttura museale e si configura come un nuovo spazio urbano aperto ai cittadini residenti ed agli utenti della metropolitana e del museo. L’allestimento museale già realizzato nella stazione San Giovanni, come il progetto per la valorizzazione in situ del complesso archeologico rinvenuto presso la stazione Porta Metronia, confermano ancora una volta quanto la realizzazione di grandi infrastrutture urbane come la Linea C rappresenti una formidabile opportunità di arricchimento delle conoscenze storico-archeologiche e di tutela e valorizzazione delle nuove scoperte.

Dal piano di accesso al museo i gruppi di visitatori potranno percorrere una passerella di visita che correrà lungo l’intero sito archeologico proponendo una visione ravvicinata e aerea della caserma ricollocata che, sulla base di quanto prescritto dalla Soprintendenza, sarà ricostruita nella posizione ed alle quote relative originarie conservando l’assetto spaziale rinvenuto. La ricostruzione consente quindi una visita completa del sito che sarà fruibile dall’alto. La passerella è dotata di alcuni spazi di sosta attrezzati con lunghe panche per la visione di proiezioni didattiche e di comunicazione storica.

Il giro di visita consente poi la visione del grande muro che delimitava la caserma dal giardino esterno, degradando verso la zona di San Giovanni. Il percorso si completa su una pedana posta alla quota +22,90 allestita con teche espositive che consente l’accesso alla corte interna del museo stesso. Nell’ultima porzione il percorso attraversa la cosiddetta “casa del comandante” ripercorrendo il corridoio di distribuzione sopra il quale si posiziona la passerella. In questa zona verrà anche ricostruita una porzione del soffitto crollato di uno degli ambienti principali, affrescato. Il percorso museale si concluderà con una scala che risalendo alla quota superiore si ricollega all’atrio principale. Il museo sarà allestito con materiale ritrovato nello scavo, proiezioni, ricostruzioni fisiche e virtuali.


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