

Aspettando Godot è lo spettacolo che Flavio De Paola ha deciso di portare in scena, dal 26 ottobre al 5 novembre 2017, nel suo Teatro degli Audaci in via Giuseppe de Santis, 29 a Roma Montesacro (Porta di Roma).
Era audace, in effetti, l’idea di proporre uno spettacolo così impegnativo ad un pubblico non abituato a queste grandi opere, eppure l’obiettivo è stato centrato. Con la solita vena comica che lo contraddistingue De Paola ha messo in scena lo spettacolo di Samuel Beckett in maniera eccellente.
Parliamo di un dramma appartenente al “teatro dell’assurdo” con delle sfaccettature comiche, in sintesi: tragicomico.
Beckett analizza il “non vivere” nell’attesa di qualcosa che non verrà (il Signor Godot).
I due protagonisti sono Gogo e Didi, due uomini trasandati, affamati e infreddoliti che hanno come unico scopo di vita l’attesa dell’arrivo di Godot. I due sono inseparabili, legati l’uno all’altro e nonostante provino a separarsi, alla fine si ritrovano sempre a fare pace abbracciandosi. La scenografia è povera, proprio come la descrive Beckett, un solo albero che sfiorendo dà l’idea di una vita che passa mentre noncuranti i protagonisti non stanno godendo di quel che hanno, troppo presi dall’attesa del Signor Godot.
Chi vi scrive ha seguito Flavio De Paola in diversi suoi spettacoli (Il nome della rosa, Rumors, Un papà per tutti, Novecento) e non sono stati mai banali. Ogni volta si decide di toccare un tema “attuale”. in questo caso la poca attenzione alla vita quotidiana ed alle piccole cose magari che al giorno d’oggi nemmeno si notano. Tutto troppo frenetico, tutto troppo veloce, perciò se ci si ferma un attimo si è perduti. Probabilmente bisognerebbe imparare a fermarsi nella maniera giusta, fermarsi e godere di tutto ciò che abbiamo, ma per fare questo bisogna saper guardare ed è tutta un’altra storia dal saper vedere.
Il nostro plauso va al Teatro degli Audaci che in maniera “audace” continua il suo percorso, seppur con tante difficoltà. La giusta conclusione rimane la frase celebre con la quale De Paola conclude i suoi spettacoli: “senza pubblico non c’è teatro e senza teatro non c’è civiltà.”
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