Caserma Ruffo: cosa c’è dentro
Se superiamo il muro che nasconde alla vista dei cittadini la Caserma Ruffo sulla via Tiburtina (780), ci troveremmo immersi in un’area particolarmente grande.
In verità dei 23,8 ettari della originaria area militare oggi si può parlare di un perimetro di quasi 2 km e un’estensione di 15 ettari: parti consistenti (intorno ai 3 ettari) sono state cedute al Corpo Forestale dello Stato e al Ministero della Sanità; altre sono andate a soddisfare la locale stazione dei Carabinieri e le aree sportive adiacenti via del Venafro, al Tiburtino III.
Nell’area militare possiamo distinguere due parti fondamentali. La prima (oltre 41000 metri quadri), a partire dalla via Tiburtina, è occupata dagli edifici propri dell’esercito: la palazzina di comando, il palazzo ospitante le camerate e una struttura a due piani destinata ad infermeria. Completano questo settore sei capannoni (con dimensioni da 600 a 3000 mq) e una tensostruttura.
La parte successiva di oltre 10 ettari, va fino a via Giordani; comprende 4 tettoie per il ricovero di automezzi, una vasta area a verde destinata alle esercitazioni militari e l’origine stessa della caserma Ruffo, il forte Tiburtina, 4 ettari di storia in cattivo stato di conservazione. Va segnalato che nei pressi di questa antica struttura militare (1884) sono state rinvenute preziose testimonianze della antica Roma: una villa di grandi dimensioni e una cisterna che testimoniano di insediamenti peraltro numerosi nel territorio del IV Municipio.
Il Forte Tiburtina era il più grande dei 15 forti costruiti dopo il 1870 (Unità d’Italia) a difesa di Roma: insieme agli altri forti e batterie che circondavano ad anello la città, componeva il campo trincerato.
Fra loro le strutture di difesa distavano tra i 2 e i 3 km, per uno sviluppo complessivo di circa 40 km. I forti, distavano 4 e i 5 km dalle Mura Aureliane entro cui allora si sviluppava la città.
Roma, nel 1870 era un paesone, con nemmeno 200.000 abitanti. Nel tessuto urbano, accanto alle tante e disperse casupole del “popolino”, si contavano tuttavia 340 chiese, 135 palazzi nobiliari, 8 ospedali, 2 strutture carcerarie, 2 musei, 7 biblioteche private, 1 mattatoio.
Tutte le strutture del Campo trincerato di Roma furono, però, poco o per nulla utilizzate. La loro ultimazione coincise infatti con la profonda crisi morale ed economica sofferta dall’Italia dopo il fallimento dell’impresa in Abissinia (1895 – 1896), che stornò da questi impianti le risorse finanziarie necessarie.
L’eccessiva vicinanza alla città e l’evoluzione dei sistemi balistici a maggiore gittata che li avrebbero facilmente scavalcati, rese militarmente superati i forti a cintura della città. Furono, quindi, utilizzati come caserme e depositi militari. Successivamente, negli anni del primo dopoguerra, la città in veloce espansione li ha inglobati; sono rimasti per lo più ad uso militare.
Tuttavia il Forte fin dalla fine della sua costruzione (1880-1884) svolse nel tempo ruoli fondamentali che hanno accompagnato la storia della via Tiburtina.
(continua)
Ridiamo vita e popolo alla caserma Ruffo
In via Tiburtina 780, è stata inserita nel protocollo di intesa firmato il 7 agosto tra Ministero Difesa, Agenzia del Demanio e Comune di Roma
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Ho fatto il militare in questa caserma 8/74- 1/75autoreparto comandante Cap meloni porto un bel ricordo del tenente Grotti del maresciallo di cucina mi voleva bene ero autista e responsabile della come caporal.maggiore dei servizi cucina
migliaia di ragazzi hanno vissuto un anno della loro vita in questa caserma, farla perdere e come bruciare migliaia di ricordi.chi ha la possibilità si attui a per cercare di continuare a farci sognare con il pensiero, che ancora esiste.
ho passato in questa caserma quello che ora vedo,senza alcun dubbio, come l’anno più sereno e oserei dire felice della mia gioventu:quale operatore di ponti radio ero assai spesso fuori in esercitazione,sempre in tenda in perfetta autonomia,affiatato con un gruppo di commilitoni veramente amici,spesso aggregato per esercitazioni e per un breve periodo anche ad un gruppo NATO:era l’anno 1961 ed io sono del secondo 38!
Ho molte fotografie di quel tempo,e sarei ben felice di farle avere a chi le gradirebbe.
No,quel forte,quella caserma non può essere sgretolata per farne,magari,un bel centro commerciale.
Un sogno a occhi aperti?Trovarsi,ancora una volta,tutti…o quasi,nella nostra indimenticabile caserma.
Un lungo ed amichevole abbraccio a tutti,vicini e lontani.
Nicola Volpi
Capitano II^ Comp. del BAR bersaglieri 1971-73
All’interno della caserma c’era FORTE TIBURTINO e ci incaricammo spontaneamente, io e i miei bersaglieri, di ripristinare quel sito
bersagliere con mansioni di cuoco cameriere mensa ufficiali ho conosciuto il cap Sabbatini . grande persona bellissimi ricordi del comandante ten col Bruno Molini e del cap Ferrari vice comandante .
Valerio, sono il Ten. Pepe, della 2^ Compagnia e, nel 1971, ho gestito il circolo e la mensa ufficiali. Il Capitano Sabbatini è morto qualche anno fa
si ho capito che ci avete fatto il militare, pero’ pensate pure alla gente che li ci deve abitare e magari vorrebbe avere dei servizi
Secondo 51 elettricista di caserma che bei tempi.
Mi piacerebbe trovare qualche amico classe 1952. 2 scaglione nel 1972 e 1973 ero in cucina sono passati anni anni però nn si sa mai qualche amico lo trovato su Facebook ho ancora la lista dei congedanti ho provato cercare oltre a quelli che ho trovato il resto niente se qualcuno legge questo messaggio magari salterà fuori qualche amico bersagliere🎺🎺🎺🎺
Mi piacerebbe trovare qualche amico classe 1952. 2 scaglione nel 1972 e 1973 ero in cucina sono passati anni anni però nn si sa mai qualche amico lo trovato su Facebook ho ancora la lista dei congedanti ho provato cercare oltre a quelli che ho trovato niente se qualcuno legge questo messaggio magari salterà fuori qualche amico bersagliere🎺🎺🎺🎺