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Centrale Montemartini, un Museo da visitare

Uno straordinario esempio di riconversione di un edificio di archeologia industriale, oggi anche il secondo polo espositivo dei Musei Capitolini

Siamo nell’epoca del recupero dell’archeologia industriale, della rivalorizzazione della memoria del nostro recente passato, segnato da una tecnologia meccanica importante, nei tempi dell’intelligenza artificiale e dell’informatica. Un museo assolutamente da visitare, uno straordinario approccio all’archeologia classica greco-romana, prima esclusivo patrimonio dei Musei Capitolini.

Centrale Montemartini – Via Ostiense 106 – Roma – martedì/domenica 9.00-19.00 – 24 e 31 dicembre 9.00-14.00. Giorni di chiusura – Lunedì, 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre – Telefono: 06 0608 – http://www.museiincomuneroma.it

La Centrale Montemartini era il primo impianto pubblico di Roma per la produzione di energia elettrica, inaugurata dalla giunta Nathan il 30 giugno 1912. L’azienda, situata appena fuori dalle mura e fuori dal rione Testaccio, era stata posta nel comprensorio ritenuto adatto allo sviluppo industriale della città, sia per la vicinanza del Tevere che della ferrovia e dell’asse viario Ostiense. Nella zona erano stati insediati, già nel 1910, i mercati generali e l’officina del gas.

L’aspetto monumentale dell’edificio era manifestazione d’orgoglio della municipalità di poter provvedere autonomamente alla produzione di servizi. Questo impianto pubblico di produzione elettrica dell’allora “Azienda elettrica municipale” (oggi Acea) fu intitolata a Giovanni Montemartini (Montù Beccaria, 1867 – Roma, 1913), socialista riformista ed economista, assessore ai servizi tecnologici, nonché il più importante studioso italiano del tema, al quale dedicò una delle sue opere più importanti.

Nel periodo fascista, la centrale venne ulteriormente potenziata con lo scopo di sostenere il consumo energetico previsto per la grande Esposizione Universale che, nel 1942, il regime intendeva realizzare nella zona sud di Roma per autocelebrarsi (in realtà mai organizzata) fu quindi nel 1933, che Benito Mussolini inaugurò i due giganteschi motori diesel da 7500 Hp Franco Tosi, lunghi entrambi 23 metri, collocati all’interno della sala macchine completamente rinnovata.

Durante i bombardamenti che colpirono la città di Roma tra il 1944-45, anche la Centrale Montemartini subì alcuni danni, ma si fece carico poi, durante la liberazione, dell’approvvigionamento energetico dell’intera città che, dopo la guerra fu ulteriormente potenziato. Infine nel 1963 la produzione di energia elettrica venne interrotta, a causa dell’impianto ormai obsoleto, per il quale non risultava più conveniente investire ulteriori risorse. Seguirono più di vent’anni di decadenza degli immobili, smontaggio delle macchine e vari riusi degli ambienti, finché l’Acea non decise di restaurare il corpo centrale del complesso, comprendente fra l’altro la sala macchine e la sala caldaie, conservando e restaurando le strutture murarie ed alcuni dei macchinari. Punto di partenza fu il progetto di una grande mostra, voluta dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali, per permettere di procedere ai lavori di ristrutturazione di ampi settori dei Musei Capitolini. Per non sottrarre al pubblico le opere per lungo tempo, vennero proposti in quella occasione, i vasti spazi della Centrale Montemartini. L’Acea, come si è detto, realizzò la trasformazione della sede a Museo, mentre i Musei Capitolini curarono la mostra archeologica.

I due diversi interventi furono realizzati contemporaneamente, con grande entusiasmo ed in piena sintonia, creando un incredibile e significativo contrasto. Due mondi venivano a contatto, l’archeologia classica museale e l’archeologia industriale, attraverso un allestimento coraggioso. In sintesi tutto questo aveva anche ispirato il titolo della mostra Le Macchine e gli Dei, aperta al pubblico nell’ottobre del 1997. L’interesse suscitato nel pubblico e negli addetti ai lavori, affascinati dall’accostamento ardito sperimentato già nella mostra, consolidò la validità del nuovo spazio espositivo. Da un esperimento temporaneo si passò nel 2001, alla creazione di una sede permanente: il Museo della Centrale Montemartini.

Da allora il museo, sede distaccata dei Musei Capitolini, si è arricchito di nuovi spazi e nuovi reperti archeologici, esponendo anche opere che erano rimaste negli anni chiuse nei depositi e quindi sottratte al grande pubblico. In un suggestivo gioco di contrasti, accanto ai vecchi macchinari produttivi della centrale, sono oggi visibili capolavori della scultura antica e preziosi manufatti rinvenuti negli scavi della fine dell’Ottocento e degli anni Trenta, ricostruzione di grandi complessi monumentali e l’illustrazione dello sviluppo della città antica, dall’età repubblicana fino alla tarda età imperiale.

L’allestimento dispone tre filoni principali: la Roma repubblicana; il centro monumentale; i giardini, le residenze imperiali, le domus. La maggior parte dei reperti sono costituiti da pezzi provenienti dagli scavi, portati avanti dopo l’Unità d’Italia, in particolare gli scavi relativi agli antichi horti romani.

L’ordinamento espositivo mette in evidenza l’area di ritrovamento dei reperti e si articola in tre tematiche principali:

-Roma repubblicana (la sfera religiosa e funeraria, l’introduzione del lusso nella sfera privata, la ritrattistica), nella “sala Colonne”;

-Il centro monumentale di Roma (area del circo Flaminio, tempio di Apollo Sosiano, Campidoglio, area sacra di largo Argentina, teatro di Pompeo), nella “sala Macchine”.

-I giardini, le residenze imperiali e le domus (horti dell’Esquilino, horti Sallustiani, horti Spei Veteris a Porta Maggiore, mosaico di Santa Bibiana), nella “sala Caldaie”.

Nel novembre del 2016, a seguito di alcuni lavori di ristrutturazione il museo è stato ampliato con l’apertura di una nuova sala, dove sono esposte le famose carrozze del Treno di Pio IX. Il museo infine è inserito all’interno di un più ampio progetto di riqualificazione della zona Ostiense Marconi, che prevede la riconversione in polo culturale dell’area di più antica industrializzazione della città di Roma (comprendente, oltre alla centrale elettrica Montemartini, il Mattatoio, il Gazometro, strutture portuali, l’ex Mira Lanza e gli ex Mercati Generali) con il definitivo assetto delle sedi universitarie di Roma Tre e la realizzazione della Città della Scienza.

 

Foto di Valter Sambucini

Carla Guidi


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