

E’ forse ad una svolta la contesa che da almeno una trentina di anni vede su fronti opposti il popoloso quartiere di Colli Aniene e l’ACEA ATO 2: le malefatte della multinazionale stanno venendo a galla, la magistratura finalmente si muove e i cittadini cominciano ad intravedere la speranza di avere una buona volta giustizia.
Il Comando Provinciale di Roma del Corpo Forestale dello Stato infatti ha eseguito, il 10 febbraio sorso, l’ultimo dei sequestri ai depuratori gestiti dall’ACEA, questa volta al depuratore di Roma Est. Custodi giudiziari sono stati incaricati alla gestione corretta dell’impianto
A disporlo è stato il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma. Le cause del provvedimento non sono ancora completamente note ma non è peregrino ipotizzare che siano legate a irregolarità nella conduzione dell’impianto di Via degli Alberini.
Al pari non si hanno certezze se le indagini della magistratura e i relativi sequestri siano dovuti alla denuncia presentata dai collianiensi, oppure sia l’esito delle attenzioni della magistratura agli impianti di depurazione iniziate nel 2012 e che hanno portato a numerosi sequestri, gli ultimi l’8 gennaio scorso in ben sette Comuni della Ciociaria: Frosinone, Ferentino, Anagni, Ceccano, Fiuggi, Veroli e Trevi nel Lazio per la sospetta gestione illecita dei sistemi di depurazione, frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica e danneggiamento.
Torna così la speranza negli abitanti di Colli Aniene che l’eterna contesa ACEA vs Colli Aniene abbia a concludersi e che possano respirare aria tuttaltro che nauseabonda qualeè quella che da un trentennio e più li affligge.
Si tratta di una puzza che non crea disagi solo a Colli Aniene ma colpisce anche l’ampia zona che va dal quartiere Collatino a Casal Bruciato, da Ponte Mammolo a San Basilio fino a Tor Cervara.
In circa trent’anni, alle numerose manifestazioni di protesta inscenate in vari modi dai comitati di questo esteso territorio, l’ACEA ha fatto sempre orecchie da mercante. Solo quando è stata messa alle strette, ha provato dapprima a minimizzare il fenomeno e poi a prometterne la definitiva cessazione legata però sempre a lavori per migliorie in corso d’opera. Nel frattempo però continuava imperterrita ad ampliare l’impianto. Un impianto che, fino dal suo sorgere negli anni 70, aveva mostrato di mal conciliarsi con quegli agglomerati di edifici che continuavano a moltiplicarsi ed a stringerglisi intorno.
Abbiamo voluto sentire la voce di Vincenzo Barsanti vice presidente del disciolto CdQ di Colli Aniene: “A questo punto la puzza è soltanto la punta di un iceberg – ci ha detto – che nasconde altre grosse irregolarità. Perché il depuratore ha ampiamente confermato di essere un mezzo, economico e redditizio, utilizzato da gruppi di potere per soddisfare i loro appetiti. Nel CdA di ACEA infatti siede quel noto costruttore che, proprio quando costruiva Ponte di Nona e Lunghezza, vedeva triplicata la portata del depuratore di Colli Aniene. E’ significativo che tutti i personaggi che hanno fatto partire e hanno incrementato fino ad oggi questo insano progetto non si sono preoccupati che prima o poi avrebbe creato problemi insormontabili agli esseri umani che man mano gli si stringevano intorno con le loro case. Il progetto originale forse andava bene, magari con qualche miglioria, ma poi ogni limite è stato superato al punto che o si riporta il depuratore alle dimensioni originarie oppure si delocalizza al di fuori del GRA.
Qui non si tratta solo di puzza ma di un sistema illegale i cui danni sono incalcolabili.
Il depuratore di Colli Aniene, che sarebbe deputato alla depurazione già abbondante di liquami luridi, è stato utilizzato dirottandovi un numero cospicuo di autobotti provenienti da siti sotto sequestro che potrebbero addurre rifiuti addirittura illegali (almeno leggendo i sospetti della magistratura). Il tutto con il denaro pubblico, scaricando nell’aria e nell’Aniene chissà quali schifezze.
Chi ha mosso tutto questo è stata la denuncia fatta dall’ormai ex CdQ di Colli Aniene. Ma i cittadini continuano ad organizzarsi e stanno preparando una Class Action perchè questa storia finisca e per richiedere il risarcimento dei danni subiti in 30 anni.
Ora il depuratore è sotto sequestro: è una bella conquista ma le cose potevano essere ben fatte fin dall’inizio. Cosa succederà dopo il sequestro? Finirà tutto con una multa e l’impegno di portare tutto a norma e cambiando i vertici aziendali?
Sinceramente penso che l’ACEA comunque se la caverà con soluzioni di comodo, non radicali perchè questo depuratore fa comodo a troppe persone che ci guadagnano. L’unica cosa certa è che il depuratore non potrà mai essere fermato”.
L’impianto di Via degli Alberini comunque continuerà a funzionare, si spera correttamente, con l’impiego dei Custodi giudiziari appositamente incaricati dalla magistratura.
Disperiamo però nella cessazione dei miasmi: c’erano prima degli abusi e continueranno anche dopo. Questo tipo di depuratori opera tra l’altro sul principio della trasformazione aerobica delle masse e quindi non può non interagire con le correnti d’aria sovrastanti l’impianto.
Ma in tutta questa vicenda risulta assai poco chiaro e non percepibile dai cittadini il ruolo del Comune che pure non dovrebbe esitare amettersi a difesa della salute dei suoi cittadini.
E le stelle stanno a guardare, direbbe Cronin e il Campidoglio a non battere un colpo, aggiungiamo noi.
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