Dante: la lingua, la poesia, la musica, il bel canto
Uno straordinario spettacolo nel minuscolo teatro Ivelise, in via Capo d'Africa a due passi dal ColosseoLo spettacolo al quale abbiamo avuto la fortuna di assistere domenica 14 maggio 2023 pomeriggio, nel minuscolo teatro Ivelise, in via Capo d’Africa a due passi dal Colosseo, lo si può ben definire un cammeo, un piccolo prezioso gioiello di raffinatezza e di contaminazioni artistico-culturali di elevatissimo livello.
D’altra parte la materia oggetto della messa in scena era quanto di più grandioso e straordinario sia stato partorito dal genio italico e offerto in dono all’intera umanità: Dante, il nostro Sommo Poeta, inventore della lingua italiana, supremo modello di innumerevoli generazioni di poeti succedutesi nel corso di ben sette secoli, ma anche inesauribile miniera di storie, ballate, canzoni, sonetti da tradurre in note, suoni melodiosi e canti, con l’accompagnamento di strumenti singoli o di intere orchestre.
Un Dante non solo da recitare, ma anche da suonare e cantare, così come, del resto, avrebbe desiderato l’autore delle Rime, della Vita Nuova, del Convivio, della Commedia.
Dall’idea di un Dante “plurilinguistico” e dalla storia delle innumerevoli versioni musicali dei suoi versi prodotte da grandi e meno grandi compositori nel corso dei secoli, è nato lo spettacolo che ha messo insieme, sul medesimo palcoscenico, un dotto e notissimo dantista come il prof. Rino Caputo (docente all’Università di Tor Vergata), un “fine dicitore” come Henos Palmisano (infaticabile organizzatore e direttore di associazioni e filodrammatiche teatrali sparse per la penisola), una gradevolissima e bravissima soprano come Michela Marconi (una voce davvero sorprendente, che unisce potenza, duttilità ed espressività), e il giovanissimo e talentuoso pianista Matteo Pomposelli.
Il risultato si è rivelato al di sopra delle aspettative degli appassionati amatori di Dante presenti in sala, i quali hanno senza alcun dubbio accresciuto la loro conoscenza del nostro massimo poeta in virtù delle raffinate note filologiche (sulle fonti, sul lessico, sullo stile, sui personaggi danteschi, così come sulla sua perenne influenza sulla cultura in generale) del prof. Caputo; hanno potuto inoltre godere della musicalità dei versi attraverso le pregevoli ed emozionanti letture, ricche di pathos, di Henos Palmisano e, soprattutto, il loro orecchio musicale è stato sollecitato e gratificato dalle splendide interpretazioni vocali e al piano offerte da Michela Marconi e Matteo Pomposelli.
Da ricordare, in particolare, i passi (cantati e musicati) tratti dal celebre V Canto dell’Inferno, quello di Paolo e Francesca, che molti grandi compositori (tra questi Rossini, Puccini, Ponchielli) hanno voluto trasformare in appassionate e struggenti melodie.
In conclusione una bella e molto piacevole sorpresa, uno spettacolo che è riduttivo definire, con arido tecnicismo, multidisciplinare, considerate le arti che vi hanno concorso (critica letteraria, poesia, teatro, musica e canto) e la sua squisita valenza didattica; uno spettacolo che merita un più vasto pubblico, possibilmente con una buona presenza giovanile.
Un grazie sentito agli organizzatori, in particolare a Michele Martusciello, direttore artistico dell’associazione Vox in arte.
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Ho avuto la fortuna di vedere lo spettacolo che definirei semplicemente geniale, è il termine che mi viene di getto per definire il modo innovativo di presentare la divina commedia , brani grazie ai quali i grandi della musica hanno tratto ispirazione per creare arie affascinanti. I protagonisti hanno reso tutto questo una performance davvero interessante perché molto ben interpretata. Ritengo che sia uno spettacolo meritevole di una più ampia location per una più ampia utenza. Grazie davvero