L’era della comunicazione segnata dall’incomunicabilità
Il nostro tempo è caratterizzato da innumerevoli sistemi di comunicazione. Partendo dai giornali si passa alla televisione per raggiungere il telefono senza dimenticare la sua evoluzione, il cellulare, con i suoi sms e mms per concludere con internet dove ci perdiamo tra mail, chat, blog e social network.
Tecnicamente abbiamo imparato ad usarli ma le nostre capacità di comunicare sono andate via via diminuendo, c’è stata una crescita inversamente proporzionale.
Aprendo un qualsiasi vocabolario, (perché anche la conoscenza della nostra lingua è fondamentale per farsi capire e comunicare al meglio) e risalendo al significato etimologico della parola comunicare troviamo “Comunicare: rendere comune, trasmettere, condividere… ad esempio pensieri o sentimenti e simili…”.
Sembra chiaro alla luce della lingua italiana che lo strumento che scegliamo per comunicare è solo il mezzo per trasmettere ciò che vogliamo dire e condividere, però spesso il mezzo diventa protagonista supremo rendendo subordinato quello che vogliamo trasmettere, senza trascurare il fatto che nella maggior parte dei casi il nostro utilizzo del sistema di comunicazione è improprio.
Soffermiamoci sulla relazione d’amore e di odio che ognuno ha con gli sms.
Chi può dire di non essersi almeno una volta rifugiato in un sms per scrivere qualcosa a qualcuno che proprio non volevamo sentire. O di quanto ci fa arrabbiare chi ci invia sms senza usare gli spazi, come se duecentosessanta caratteri non bastassero per dire :”ci vediamo sta sera davanti al cinema alle 20:00″. O la furia che proviamo quando sono pieni di sigle tipo tvtb, cmq.
Per non parlare di quando sono troppo lunghi e il senso si perde tra la divisone in due o più parti e quindi il messaggio ci costringe a richiamare.
E quando sei impossibilitato a rispondere o a richiamare e non hai proprio capito cosa intendeva, rimani li per ore a interrogarti sul senso di quel messaggio.
Non sarebbe più salutare dirselo alla prima occasione che ci si incontra.
Ovviamente l’esempio degli sms è solo la punta di un iceberg dove a tenere la montagna di ghiaccio (pronto a sciogliersi) della comunicazione è naturalmente la tv madre urlatrice, dei talk show, padre delle tribune politiche che ci trasmette la legge della voce più acuta che stravolge completamente il senso più profondo del comunicare: il dialogo.
Ecco il significato più importante e intrinseco della comunicazione, il dialogo: dialogare-comunicare sono due facce di una stesa medaglia a cui i numerosi media dovrebbero mettersi al servizio. Dovrebbero facilitare la comunicazione, che al contrario è sempre più spesso inquinata, deturpata dalla nostra schizofrenia; schizofrenia del parlare, del correre, del dare per scontato, del non ha tempo, che ci porta alla delusione di non essere stato capito, al fallimento della condivisone, fine ultimo della comunicazione.
di Francesca Di Iorio
Enzo
31 Ottobre 2008 alle 10:55
Cara Fra, ottima visione della situazione, però molti non mettono lo spazio tra una parola e l’altra negli sms (puoi non crederci) perché non hanno capito quale è il tasto che gli permette di mettere lo spazio e quindi o scrivono tutto di seguito o utilizzano il .
Nel 2008 ti rendi conto?!
Massimialino
10 Novembre 2008 alle 01:35
Io invece mi trovo costretto a dissentire.
Questa visione “apocalittica” della tecnologia (per usare una famsissima espressione/teoria di Umberto Eco) rimane zoppa dal momento che il “media” è di per sé qualcosa che presuppone una traduzione da un codice di significato ad un altro. Gli sms, le chat e perfino un talk-show utilizza un codice proprio che deve essere necessariamente de-modulato tramite appunto un media specifico. A mio modestissimo modo di vedere, non è la tecnologia che viene messa al centro, ma i suoi “sotto-codici” (vere e proprie “bolle di significazione”) che dobbiamo necessariamente imparare a controllare. Utilizzare la tecnologia, sotto questa luce, significa apprendere nuovi linguaggi e dunque nuovi universi interpretativi… significa, in qualche modo, ampliare le proprie capacità comunicative (se per comunicazione intendiamo “mettere in comune”) sfruttando le potenzialità multimodali e multisensoriali delle nuove tecnologie della comunicazione. Multimodalità e multisensorialità sono due aspetti strettamente collegati; il primo al livello del mezzo, il secondo al livello della persona. Non a caso in questi ultimi anni si sta parlando, più che di mass-media, di “personal-media”: una vera e propria estensione corporea, sensoriale, personale.
Perdonate il linguaggio “accademico”… non avrei saputo dirlo con parole più semplici. Questo è un mio limite che spero, un giorno, qualche nuovo media possa risolvermi.