Flashmob sonoro per rallegrare Roma

Venerdì 13 marzo alle ore 18:00 e che "la città si colori di suoni con un messaggio di speranza che faccia sentire le persone meno sole"
Patrizia Artemisio - 12 Marzo 2020

E’ nel rovescio delle cose, talvolta, che troviamo un modo d’essere felici. Nell’affacciarti alla finestra domani non guardare giù. La banda non passerà per le vie del tuo quartiere. Ma spalanca tutto alle 18 perché la musica non resterà a casa. Ovunque tu sia ti prenderà per mano e ti getterà fuori dal tuo ormai stretto soggiorno, allacciando note, accordi e cuori isolati in una Roma che non è più lei.

La street band Fanfaroma ha organizzato il flashmob sonoro previsto per venerdì 13 marzo alle 18 “perché – spiega uno dei fondatori, Luciano Bevilacqua – all’ora del tramonto le nostre città sprofondano in questo silenzio irreale ed inquietante.
Abbiamo pensato molto a cosa suonare, ma alla fine abbiamo deciso di lasciare libera scelta, in fondo la cosa importante non è che nasca un’opera d’arte, quanto che la città si colori di suoni. E venga lanciato un messaggio di speranza, facendo sentire le persone meno sole.”

Come nasce l’idea del flashmob?

“In questi giorni ci siamo trovati prima a vedere annullati i nostri concerti, poi ci siamo anche astenuti dal vederci per le prove (siamo tanti, un assembramento inconcepibile ai tempi del coronavirus), e così sulla nostra chat è iniziato il dibattito sul come studiare e rimanere in contatto musicalmente finché uno di noi, Mauro, ha postato la sua foto col sax sul balcone. Da lí é stato un attimo!”

Chi sono i musicisti di Fanfaroma?

“Sono un ensemble di 18 elementi che tra gran cassa, trombe, sassofoni e rullanti, esprime gli andamenti del jazz, del funk, del raggae e del blues. Il risultato è un repertorio frizzante ed energico, molto divertente, ma che mantiene la qualità come base imprescindibile”.

Fanfaroma nasce all’interno dell’Associazione Culturale Controchiave, di cosa si tratta?

Dar Ciriola

“L’Associazione (www.controchiave.it) dal 1991 si occupa di didattica e produzione in campo artistico e culturale, e della promozione di attività di carattere socio-culturale sul territorio. Tra i propri fini statutari vi è l’intento di promuovere un approccio diverso alla cultura, affinché essa torni ad essere, anzitutto, espressione delle esigenze e delle dinamiche sociali.
L’idea di far nascere una street band è consequenziale a queste caratteristiche. La street band per antonomasia è uno strumento eccezionale per portare la musica vicino alla gente, nelle strade e nelle piazze, anche e soprattutto in luoghi solitamente non deputati allo spettacolo. Offre inoltre la possibilità di mettere insieme persone di livelli diversi e quindi essere molto inclusiva ed offrire momenti di aggregazione”.

Cosa accadrà domani sera, quante aree di Roma credi che riuscirà a coprire il flashmob?

”Speriamo tutta la città. Di sicuro sappiamo che nel Municipio VIII molti parteciperanno”.

Quali social media avete usato per diffondere la notizia e raccogliere le adesioni?

“Soprattutto Facebook, Instagram (con i nostri ragazzi della Giovine Controchiave), e le nostre chat di musicisti”.

Ce ne saranno altri?

“Purtroppo la quarantena durerà a lungo, quindi sì, speriamo proprio che ce ne siano altri!”

Luciano, questo è un momento difficile, credi possa aiutarci la musica?

“Il tentativo é quello di costruire una connessione tra le persone, in un momento in cui la solitudine potrebbe fare più vittime del virus stesso. Non possiamo incontrarci e speriamo di poter tornare a farlo presto, ma nel frattempo continuiamo ad essere in contatto, anche in maniera non virtuale. Con i suoni si può fare. Dialoghiamo da una finestra all’altra, da un balcone all’altro, non è molto, ma è qualcosa. E magari chissà, finita questa emergenza le Istituzioni ricorderanno l’importanza di certi strumenti di comunicazione, solitamente non sostenuti come dovrebbero (e questa è la nostra battaglia di tutti i giorni)”.
Certo è che mai come adesso, a Roma, dopo le 18, “la musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori” (Johann Sebastian Bach)

Patrizia Artemisio


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