

Intervistato al dr. Roberto Baldelli, Referente per Endocrinologia Oncologica e medico vaccinatore dell’A.O. San Camillo Forlanini
Il vaccino è la nostra arma contro il virus. E fin qui, tutti d’accordo. Noi però abbiamo in mente le armi consuete, i vaccini di ieri. Perciò mettiamo su quello sguardo critico da 007 quando gli viene data in dotazione la nuova Walther PPK. Che poi farà storia. Così con il vaccino anti Covid di nuova generazione: qualunque sia il pensiero dapprima diffidente, siamo infine tutti James Bond in attesa di riceverlo. Per avere un’informazione completa e attuale sui vaccini e la loro somministrazione a Roma, abbiamo intervistato il dr. Roberto Baldelli, Referente per Endocrinologia Oncologica nonché medico vaccinatore dell’A.O. San Camillo Forlanini.
Innanzitutto, dottore, come sta procedendo la somministrazione del vaccino antiCovid presso l’Ospedale San Camillo?
Molto bene, come in tutta la Regione Lazio, e questo lo dico con un pizzico di orgoglio. Abbiamo aperto la vaccinazione ai 64 e 65enni, abbiamo fatto ovviamente tutti gli over 80, abbiamo vaccinato e stiamo tuttora vaccinando i pazienti fragili, per cui diabetici, pazienti oncologici con terapia in atto, pazienti con disabilità, ecc. Questa è per noi una parte importante perché la nostra azienda è impegnata in un progetto clinico assistenziale per pazienti portatori di disabilità intellettiva, il progetto Tobia. Abbiamo vaccinato un numero importante di pazienti afferenti a questo progetto e a loro stiamo già somministrando la seconda dose.
Come avviene la somministrazione e quali reazioni avete riscontrato?
Quando l’utente si presenta per la somministrazione del vaccino noi facciamo una anamnesi che ci permette di valutare lo stato di salute dell’utente e, in alcuni casi, suggeriamo una vaccinazione con una maggiore copertura se il paziente rientra nella categoria di fragilità. L’anamnesi è sempre importante: se nella storia anamnestica di questi utenti ci sono eventi allergici, ad esempio storie di shock anafilattici ad altri vaccini, magari accaduti con il vaccino antinfluenzale, noi ci mettiamo in allerta e prepariamo l’utente alla vaccinazione. Questo significa che se è realmente a rischio posizioniamo un’agocannula e facciamo una premedicazione con cortisone e antistaminico, solo successivamente somministriamo il vaccino e poi lo teniamo sotto osservazione. Per un’ora resta con l’agocannula inserita perché in caso di necessità l’inserimento precedente di agocannula facilita molto un eventuale intervento terapeutico di urgenza, sembra una stupidaggine ma prendere una vena ad un paziente in stato di shock potrebbe essere un problema. Poi abbiamo la fortuna di essere un grande ospedale dove c’è una terapia intensiva di livello, stiamo proprio sopra al pronto soccorso per cui ad ogni turno di vaccinazione abbiamo il numero diretto del rianimatore che in pochi minuti, in caso di necessità, è presente. Tutti gli altri utenti che non hanno storie a rischio vengono comunque osservati per almeno 15 minuti dopo il vaccino.
Quali vaccini state somministrando?
Noi stiamo vaccinando sia con AstraZeneca che con Pfizer. Abbiamo 2 presidi di vaccinazione distinti all’interno del San Camillo.
Viene somministrato l’uno o l’altro vaccino in base all’età dell’utente?
Seguiamo le indicazioni della Regione Lazio. Si è cominciato con Pfizer per operatori sanitari e per gli over 80 ed i soggetti fragili. Poi è arrivato AstraZeneca con indicazioni di età che poi sono aumentate, ora siamo arrivati a vaccinare con AstraZeneca gli over sessanta.
Quali sono le reazioni comuni al vaccino?
L’insorgenza di febbre, di cefalea, nausea, rari episodi di vomito, mialgie, artralgie, dolore nel punto di iniezione. Non devono causare preoccupazione. In caso di febbre si può prendere la tachipirina.
Nel caso le reazioni fossero invece eccessive?
Noi diciamo sempre di contattare il medico di famiglia o la guardia medica, e in casi estremi il pronto soccorso.
Le allergie primaverili al polline costituiscono un problema?
No, il paziente ce lo dice, ne teniamo conto, lo teniamo sotto osservazione un po’ di più. E’ un dato importante che dobbiamo avere ma certamente non è un dato che preclude la vaccinazione.
Si è parlato di una maggiore incidenza di casi di trombosi a seguito del vaccino AstraZeneca nelle donne giovani, eppure l’EMA sembra non tenerne conto, perché?
Secondo quanto appena dichiarato dall’EMA, non c’è alcuna evidenza scientifica di un nesso tra il sesso e la reazione al vaccino ma credo si raccomanderà per le persone sopra i 60. L’EMA ha inoltre chiesto ad AstraZeneca di fare ulteriori analisi di laboratorio ma al momento non sembrerebbe esserci alcun blocco alla somministrazione.
Il vaccino Johnson & Johnson è diverso dagli altri? Come mai prevede una dose unica?
In questi vaccini di seconda generazione sono state utilizzate delle tecniche nuove rispetto ai precedenti. Nei precedenti vaccini si iniettava il virus che veniva reso inattivo o meglio incapace di replicarsi, con questi vaccini di nuova generazione si introduce nel nostro organismo quel tratto di DNA(gene) che produce quella proteina che attiva il processo patologico e verso la quale vengono prodotti gli anticorpi dopo la vaccinazione. Per quanto riguarda il Johnson & Johnson, si tratta di un vaccino a DNA ovvero che introduce direttamente il DNA del gene collegato alla proteina, il Pfizer è un vaccino a RNA cioè introduce qualcosa che è collegato alla proteina, cioè ha una tappa in meno nel processo di risposta anticorpale. Si è visto che una somministrazione del vaccino a DNA, appunto il Johnson, con una sola dose dà una risposta in termini percentuali di copertura che va da un minimo di 56 al 72%, dunque arriviamo al 70% come AstraZeneca. Il Johnson & Johnson ci permetterà di vaccinare il doppio delle persone che possiamo vaccinare con i restanti vaccini che prevedono due dosi.
Il Johnson & Johnson andrà bene per tutte le età?
Al momento sembrerebbe che non ci siano limitazioni dai 18 anni in su. Poi quando si inserirà nel piano vaccinale, a seconda della fascia d’età a cui saremo arrivati, da lì si inizierà con il Johnson & Johnson.
Qual è la situazione oggi nel reparto Covid al San Camillo?
Al San Camillo abbiamo più reparti Covid, sia presso il settore di Medicina Interna che nel settore di Pneumologia, abbiamo reparti Covid ad alta, media e bassa intensità. Diciamo che come degenza ordinaria Covid abbiamo 133 posti oltre a 10 posti in terapia intensiva e 7 in sub intensiva.
Siete al completo?
Posso dirle che sono stato di guardia il giorno di Pasquetta e su 14 ricoveri, 9 erano pazienti Covid. Posti disponibili, con l’ultimo reparto aperto pochi giorni fa, ce ne sono. Siamo strapieni ma riusciamo a mantenere un turnover. Abbiamo anche ristrutturato il nostro Pronto Soccorso e abbiamo una parte completamente isolata, in quanto adibita solo a pazienti Covid.
Ad oggi nel Lazio sono state vaccinate 1.227.451 persone. Ad un aumento di vaccini somministrati corrisponderà una diminuzione progressiva dei ricoveri e dei decessi. L’obiettivo dei vaccini è quello di sconfiggere definitivamente il nemico invisibile. In fin dei conti, cosa ci aspettavamo, una penna esplosiva da Q?
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Finalmente un articolo chiaro e completo sui vaccini.
Complimenti alla professionalità del giornalista che lo ha scritto e del giornale che lo ha pubblicato.