La biblioteca del Tango è a Centocelle

L'inaugurazione del prezioso materiale musicale e culturale dall'Argentina sabato 29 novembre

unnamed (3)Sabato 29 novembre 2014, alle ore 18.00, al Geranio in via dei Rododendri 15 a Centocelle si terrà l’inaugurazione della Biblioteca del Tango: una straordinaria iniziativa con cui si intende valorizzare, in un’unica raccolta, un prezioso materiale appartenuto al flautista e compositore argentino Pablo Martìn Garcìa.

unnamed (5)La Biblioteca, come la scuola di musica, è intitolata proprio a lui: un modo per ricordarlo e farlo ancora apprezzare non solo da chi l’ha conosciuto personalmente, ma anche da tutti gli amanti della musica e in particolare gli estimatori di questo genere, originario dell’Argentina.
Tutti i suoi libri, i CD, gli spartiti, le riviste e altre piccole rarità, finora custodite da Paula Gallardo, sua storica collaboratrice, saranno disponibili presso la sede dell’associazione e consultabili da chiunque vorrà fare ricerche e approfondire gli aspetti di quest’affascinante mondo musicale.
Non solo: la presenza della Biblioteca del Tango sarà lo spunto di una serie di iniziative ed eventi su vari aspetti della cultura argentina, abbinando alla musica anche altre forme artistiche, come cinema e letteratura e accompagnando il tutto con la gastronomia. Saranno imperdibili incontri anche con il gusto, i sapori, le tradizioni di una terra che vanta un incredibile bagaglio storico proveniente da tante culture, tramandate durante le migrazioni.

unnamed (2)Il primo evento sarà dedicato a uno specifico strumento, il bandoneòn, che più di ogni altro ha dato la voce al tango con il suo inconfondibile suono.

Arrivato dalla Germania, ha conferito una specifica identità a questo genere musicale, prevaricando in modo quasi superbo tutti gli altri strumenti.
L’apparizione del bandoneòn, insieme all’inserimento del pianoforte nell’organico “tipico”, sono il simbolo della nascita del Tango orchestrale, diffuso nel mondo da musicisti di enorme rilievo come Eduardo Arolas, Annibal Troilo e Astor Piazzolla.

Sabato 29 novembre al Geranio, dunque, aperitivo con vino, picadas e musica dal vivo con Javier Salnisky al bandoneòn e Fabiana Avoli al pianoforte.

Magicamente si ricreerà un angolo di Argentina a Centocelle,  in via dei Rododendri 15 (INFO: tel. 062312458 e-mail: info@ilgeranio.net). Un appuntamento da non perdere.

Ed ecco qui di seguito un Ricordo di Pablo Martín García, scritto dal poeta Achille Serrao (1936-2012)

PabloMartinGarcia (1)-abitareRicordo di un tanguero

di Achille Serrao

Combinava note, Pablo Martín García, graficamente esili; ha continuato ad esprimere, fino alla fine, il suo amore per una terra lontana con i lucciconi di chi sente qualcuno sussurrargli dentro: “Tornerai?”. Era un delizioso tanguero, Pablo, ricco di estro, di pulsionale inventiva che imbrigliava dentro le regole di una razionalità sempre poco soddisfatta dell’ultimo spartito. Creava tanghi, milonghe, sembrava un meridionale delle nostre parti, anche perché amava le cose di Napoli, i fatti, la gente, la creatività della gente di Napoli: in questo la sua musica si imparentava con la poesia; è con noi, ora, qui, in un luogo forse non deputato, forse non adeguato a raccontare di un musicista. Ma tant’è.

Pablo Martín García, argentino nato a Buenos Aires nel 1959, residente a Roma da molti anni nel quartiere di Tor Tre Teste; Pablo maestro di coro e flautista e compositore, è morto. In dicembre, di poco travalicando il mese delle commemorazioni, nella notte tra il 3 e il 4. Se ne è andato in punta di piedi, come era vissuto, con discrezione, senza pretendere compianto, odiava il compianto. Lascia un vuoto che non so dire.

L’ho conosciuto che mi mostrava una gamba gonfia per difetto di circolazione,  per la prima volta l’ho visto in casa sua che assumeva medicine disparatissime, a ore, una specie di orologio farmaceutico che fiaccava l’anima prima del corpo con i suoi temibili rintocchi. Lui ne rideva, sorrideva del male e della sorte indisponente; sbeffeggiando la terribile signora, mostrava un corno rosso mentre intonava con flebile voce passaggi de “La gatta Cenerentola”, l’opera di Roberto De Simone che adorava.

Conseguito il titolo di studio in flauto al Conservatorio di Buenos Aires, aveva frequentato i corsi del M° Edgar Alandia del Conservatorio di Perugia, diplomandosi in composizione per banda. Mi lascia una ferita che non si sana. Il suo interesse maggiore era rivolto al tango e aveva creato gruppi come il “Tango de a tres” (con Paula Gallardo e Ruth Ajzen), “sperimentale”, o come il “Tinto peñaflor”, di approfondimento stilistico, con i quali provava gli arrangiamenti personalissimi della sua antica passione. A questa predilezione esaltante affiancava quella dell’insegnamento, altrettanto intensa: per qualche anno aveva svolto con gioiosa professionalità compiti di direzione artistico-musicale presso l’Associazione “Il geranio” di via dei Rododendri a Centocelle, dove aveva formato un ensemble di adolescenti. Mi lascia una ferita profonda che niente aiuta a medicare, neanche la distrazione più fantasiosa. Pablo è qui, anche qui mentre aduno queste parole insufficienti per raccontare solo sommessamente di lui (così avrebbe voluto), del tanto lui generoso amico, sempre sorridente e disponibile a caricarsi di pene altrui. Se ne è andato in punta di piedi per non disturbare la nostra inquieta speranza di vivere, di continuare a sperare, soffiando forse la battuta di Eduardo che amava come un parente assai prossimo: “Adda passà ‘a nuttàta”.

Roma, 15 gennaio 2007


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