Le Catacombe di S. Mario al km 14 della Via Boccea, nel Municipio XIV

Giorgio Giannini - 3 Gennaio 2023

Le catacombe di S. Mario, che si trovano nella Tenuta Boccea al km 14 della Via Boccea (nel Municipio 14) ricordano il martirio dei coniugi cristiani Mario e Marta, originari della Persia, e dei loro figli Audiface (o Audifax) e Abbaco (o Abacuc).

Le notizie su di essi e sul loro martirio, avvenuto il 20 gennaio 270, si ricavano da una Passio del IV secolo, ambientata quando era imperatore Claudio II il Gotico (autunno 268-estate 270), successore di Gallieno, anche se durante il suo impero non ci sono state persecuzioni contro i Cristiani. Per questo motivo alcuni ritengono che siano stati uccisi alla fine del III secolo o all’inizio del IV secolo, durante la grande persecuzione negli ultimi anni dell’impero di Diocleziano (284-305).

Secondo la Passio del IV secolo Mario e Marta, nobili persiani (Mario è figlio dell’Imperatore Maromeno o Matromeno e Marta è la figlia del principe Cusinite), vengono a Roma, probabilmente nel 268 o all’inizio del 269, con i figli Audiface (o Audifax) e Abbaco (o Abacuc), per pregare sulla tomba di S. Pietro.

In quel periodo è in corso una persecuzione nei confronti dei Cristiani, molti dei quali sono uccisi ogni giorno ed i loro corpi, come è consuetudine per i giustiziati, sono lasciati senza sepoltura, in balia degli animali selvatici. Al riguardo il primo marzo 269 sono uccisi 260 Cristiani sulla Via Salaria, in esecuzione di un decreto imperiale, ed il 25 ottobre sono uccisi 46 soldati convertitisi al Cristianesimo (Questi fatti, per l’elevato numero di cristiani uccisi, fanno ritenere che il periodo sia quello della persecuzione di Diocleziano).

Mario e Marta, aiutati dai loro figli e dal prete Giovanni si attivano per dare una degna sepoltura ai Cristiani “martirizzati” sulla Via Salaria.

In seguito trovano lungo il Tevere, e lo seppelliscono, il corpo di S. Quirino, ucciso il 15 marzo e poi gettato nel fiume.  Quindi, dato che sono ricercati, si nascondono per un paio di mesi in una casa di Trastevere, insieme ad altri Cristiani.

In seguito sono ospitati dal nobile romano Asterio, che si è convertito con la sua famiglia, in seguito alla guarigione della figlia cieca da parte di Valentino, anch’egli ospitato nella casa (che però non è il Santo famoso, Vescovo di Terni e patrono degli innamorati, in quanto è ucciso il 14 febbraio 347). Vengono scoperti e catturati. Mario ed i familiari sono condotti davanti all’Imperatore, che vuole sapere chi sono e da dove vengono. Mario risponde serenamente che sono Nobili persiani, che sono Cristiani e che sono venuti a Roma per pregare sulla tomba di S. Pietro. L’imperatore li consegna al Governatore Marciano ed al Prefetto Flaviano, i quali intimano loro di abiurare la fede cristiana e di sacrificare agli idoli pagani. Avendo rifiutato di farlo, Mario ed i figli subiscono varie torture, alla presenza di Marta, che li incoraggia a resistere: prima sono frustati a sangue, poi sono sospesi a ganci e torturati con ferri roventi. Poiché persistono nel loro rifiuto di abiurare il Cristianesimo il Governatore fa tagliare le mani a Mario ed ai figli, i quali, con le braccia fasciate ed i moncherini appesi al collo, sono condotti in giro per la Roma in modo che tutti possano vedere cosa succede ai Cristiani. Poiché continuano a rimanere saldi nella loro Fede, il Governatore li condanna a morte, mediante decapitazione.

Il 20 gennaio 270 sono condotti al XIII° miglio della Via Cornelia (ora via Boccea), dove sono giustiziati in un luogo chiamato Ad Nymphas Catabassi per la presenza di una sorgente, protetta da una Ninfa, che sgorga alla base di una collina (il nome deriva probabilmente dal fatto che il terreno appartiene ad un certo Catabassus). In seguito la sorgente è chiamata Fonte di S. Mario ed è tuttora esistente.

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I corpi dei quattro Martiri, abbandonati senza sepoltura, vengono fatti seppellire dalla matrona romana Felicita,    convertitasi al Cristianesimo, in un suo fondo, lì vicino, dove poi è realizzata una piccola Catacomba (per il desiderio dei Cristiani di esser sepolti vicino al Martiri), formata: da un cubicolo di ingresso, di circa 10 metri per 8; da una galleria principale di circa 30 metri; da due gallerie laterali di circa 12 metri. La Catacomba e la vicina chiesetta, costruita in seguito, diventano meta di pellegrinaggi soprattutto nel Medio Evo.

Nel IX sec., per evitare che i Saraceni, durante le loro scorrerie, trafughino e disperdano le reliquie dei martiri che si trovano nelle Chiese di campagna, già profanate in precedenza dai Goti di Totila e di Vitige, i Papi decidono di portare nelle Chiese romane le reliquie di centinaia di Martiri sepolti nella Campagna romana. Così il 20 luglio 817 i resti dei 4 martiri sono portati nella Chiesa di S. Prassede e deposte sotto l’altare della cappella di S. Zenone, alla presenza del Papa Pasquale II.

La chiesetta va progressivamente in rovina ed è restaurata nel Cinquecento dal Capitolo di San Pietro, proprietario del fondo.

Il 30 agosto 1778, in seguito all’aumento degli abitanti della zona e dei pellegrini, il Capitolo di San Pietro propone di costruire una nuova Chiesa. Il Papa Pio VI (Angelo Braschi) accetta la proposta e affida la progettazione della Chiesa all’architetto Virginio Bracci. La costruzione è realizzata in appena un anno ed è inaugurata l’8 settembre 1779 dal Cardinale Carlo Rezzonico, Vescovo della Diocesi di Porto e Santa Rufina.

Nel 1873 la Tenuta Boccea del Capitolo San Pietro è espropriata in seguito alla nazionalizzazione dei beni degli Enti Ecclesiastici disposta dal Regno d’Italia ed è acquisita da privati, che tuttora la gestiscono. Pertanto le Catacombe e le due Chiese dedicate ai quattro Martiri si trovano in una proprietà privata, al n. 1452 della Via Boccea, ma sono visitabili con il permesso.

A metà degli anni novanta è costruita, al XIII Km della Via Boccea, al n. 1417, su un terreno privato messo a disposizione, la Parrocchia di S. Maria di Loreto, per la venerazione dei quattro Martiri.

Negli ultimi decenni, in seguito alla notevole urbanizzazione della zona, si chiede la costruzione di una nuova Chiesa parrocchiale, dedicata ai quattro Martiri, che è realizzata a Via Tricerro, nella località Valle Santa, in appena due anni, a navata unica e con il tetto con travi in legno, ed è inaugurata il 2 giugno 2022 dal Vescovo Gianrico Ruzza, titolare della Diocesi di Civitavecchia- Tarquinia ed a interim di quella di Porto e Santa Rufina. Nell’abside della Chiesa c’è un grande affresco, che raffigura il martirio di Mario, Marta, Audiface ed Abacuc, realizzato dal pittore umbro Elvio Marchionni, ed un grande crocifisso in bronzo della scultrice umbra Erika Lavosi.


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