Peste suina, altri due casi accertati

Sempre all'interno del Parco dell'Isugherata

L’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato oggi ha informato sui risultati delle analisi effettuate su cinghiali all’interno del Parco dell’Isugherata (tra Ottavia, Monte Mario Alto, Tomba di Nerone e La Giustiniana) zona dove giorni fa è stato registrato il primo caso di Peste Suina Africana nel Lazio.

“Da primi riscontri su analisi dei prelievi effettuati sui cinghiali emergono con alta probabilità altri due casi di positività su 16 campioni prelevati.
I casi sono riferiti alla stessa area del caso 0.

Proseguono tutte le attività previste dall’ordinanza regionale e i campioni individuati verranno ora inviati all’istituto zooprofilattico di Perugia per la definitiva conferma.
Abbiamo chiesto al ministero di assegnare anche i test di conferma all’istituto zooprofilattico di Lazio e Toscana per ridurre i tempi degli esiti”.

 

Proseguono in questi giorni gli interventi

“Proseguono in questi giorni gli interventi programmati dal Municipio XV per la realizzazione delle postazioni anti cinghiali nelle vicinanze dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti e le operazioni d’installazione di recinzioni in zone sensibili del nostro territorio.

Proprio in queste ore – ha dichiarato il 9 maggio l’Assessore alle Politiche Ambientali del Municipio XV, Marcello Ribera – sono in via di ultimazione gli interventi da parte della ditta del Municipio XV in Via Italo Panattoni sulla Cassia per l’installazione di reti a protezione dei contenitori di rifiuti, lavori che nelle prossime settimane potrebbero interessare anche altre strade sensibili del nostro territorio.

Sono state poi censite le aree sia pubbliche che private per il posizionamento di nuove recinzioni e abbiamo chiesto ad Ama di intensificare la pulizia dei punti sensibili, aumentando gli interventi nelle aree maggiormente interessate attraverso doppi turni di ritiro rifiuti e incrementando il lavaggio e lo spazzamento meccanizzato delle strade.

Un grande lavoro dell’amministrazione municipale messo in campo sin dal nostro insediamento, per recuperare il tanto tempo perso negli anni scorsi, gestire al meglio una situazione diventata ormai davvero complicata per alcuni dei nostri quartieri e che oggi risponde a pieno a quanto chiesto dalla Regione Lazio nell’ultima ordinanza emessa.

Il verificarsi negli ultimi giorni di almeno un caso di peste suina nella nostra città impone ora però da parte delle amministrazioni e degli enti competenti – che proprio in queste ore sono a lavoro sul tema – l’attuazione di azioni ancora più concrete e risolutive e ci spinge a chiedere di nuovo con forza anche la ripresa e l’intensificazione delle catture e degli abbattimenti, unica arma davvero utile a diminuire la proliferazione incontrollata dei cinghiali presenti nei nostri quartieri”.

 

Peste suina: la Regione firma la “zona rossa”

Benvenuti-Rosati (Ecoitaliasolidale): Ancora soluzioni emergenziali, ennesimo danno d’immagine per Roma

 

E’ importante ricordare che la peste suina non colpisce gli esseri umani ma si diffonde esclusivamente tra suini e cinghiali

 

La soluzione non è armare i cacciatori

“La Peste suina africana (Psa) non si combatte mandando i cacciatori a uccidere cinghiali come ventilato oggi dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa – dichiara l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa). Al contrario, come attesta un parere chiesto agli esperti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), “la caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa”. Di più: i cacciatori, con le loro prassi di eviscerazione, possono diffondere in maniera incontrollata il virus della Psa, innocuo per l’uomo, e degli altri agenti patogeni di cui le prede potrebbero essere portatrici.

“La causa principale dell’aumento della presenza dei cinghiali a Roma è l’annosissima emergenza rifiuti, diventata in questi ultimi anni molto grave”, sottolinea Rita Corboli, delegata dell’Oipa di Roma. “I cinghiali sono sempre gli stessi, ma negli ultimi anni sono aumentati i rifiuti e le discariche a cielo aperto e quindi la disponibilità di cibo nelle vicinanze delle aree verdi dove vivono. Roma è la città più verde d’Europa ricca di fauna selvatica, che dovrebbe essere considerata una risorsa da gestire nel rispetto della vita e non un nemico da combattere”.

L’Oipa auspica quindi che si affronti la questione in maniera razionale, scientifica. Un serio piano di sorveglianza e prevenzione si può attuare non armando i cacciatori, persino deregolamentandone l’attività, ma con un monitoraggio sanitario degli animali morti che si trovino nel territorio nazionale.

“Fare di Roma un Far West per ammazzare i cinghiali non risolve il problema, semmai il contrario: studi scientifici affermano che agli abbattimenti segue un moltiplicarsi di cucciolate», continua Corboli. «A Roma il problema sono i rifiuti, non i cinghiali”.

 


Questo articolo è stato utile o interessante?
Sostieni Abitarearoma clicca qui! ↙

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scrivi un commento