“Porta Futuro” occupata dai giovani precari romani
Fallita l'esperienza del centro voluto dalla Provincia di Roma per orientare i ragazzi nel mondo del lavoroDoveva diventare un punto di riferimento per i giovani in cerca di lavoro, ma è finito con il trasformarsi in “1600 metri quadrati di inutilità”. Questo il modo in cui gli studenti romani definiscono “Porta Futuro”, lo spazio aperto a Testaccio dalla Provincia di Roma con l’intenzione di emulare l’esperienza positiva della spagnola ‘Porta 22′ e della francesce ‘Città dei Mestieri’ famose per orientare e trovare un posto di lavoro ai giovani precari, anche se purtroppo nella Capitale il centro non ha rispettato le promesse tanto sbandierate ai tempi dell’apertura nel luglio 2011.
E per questo i giovani romani ormai stufi di essere presi in giro dalle istituzioni hanno deciso di occupare la struttura, spiegando in una nota le loro motivazioni: “Siamo qui perché riteniamo questo luogo un simbolo della contraddizione tra mondo della formazione e mercato del lavoro. Da una parte infatti un tasso di disoccupazione giovanile che secondo i dati istat ha raggiunto il 44% con aumenti del 12% annuo, dall’altra un’università ormai completamente aziendalizzata dove il sapere che viene trasmesso è un dispositivo che educa allo sfruttamento. Un’università che gli stessi signori che hanno voluto Porta Futuro stanno continuando a smembrare, con la diminuzione progressiva di servizi agli studenti, di borse di studio, posti alloggio e mense, contemporanea alla sempre maggiore libertà decisionale dei privati all’interno dei Cda”.
Quando si parla del triste tema della disoccupazione giovanile, gli animi degli studenti si accendono ancora di più. “Il tanto invocato inserimento lavorativo dei giovani, millantato da strutture come questa – prosegue la nota – è solo un punto per programmi elettorali di una classe dirigente che si ostina a perpetrare politiche sempre più distanti dalle reali esigenze della popolazione, un’altro modo di obbligare alla precarietà e allo sfruttamento chi non ha altra possibilità che accettare condizioni lavorative pessime, orari inumani e nessun diritto. Noi, studenti medi e universitari,occupanti,precari, abbiamo capito da tempo che la sola possibilità materiale per uscire da questa empasse si realizza solo partendo dal basso, portando avanti pratiche di riappropriazione di spazi e tempi di vita, tenendo sempre ben presente che riuscire ad aprire spazi di confronto è l’elemento vincente per la propagazione del conflitto”.
A questo punto non rimane che chiedersi: cosa ne penseranno di queste dichiarazioni i promotori di “Porta Futuro” Nicola Zingaretti e Massimiliano Smeriglio (entrambi passati dalla Provincia alla Regione)? Sopratutto quale sarà la reale fine di questo centro ormai smascherato dagli stessi che ne dovevano trarre beneficio?
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