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“Quanno li sardapicchi” a Morlupo il 20 luglio 2014

Nello spettacolo in dialetto la storia locale più recente in rime e canti morlopesi

Domenica 20 luglio 2014 alle ore 21 presso l’Anfiteatro dei Giardini di piazza Armando Diaz a Morlupo, il Centro Internazionale Eugenio Montale in collaborazione con l’associazione Il Gallo canta organizza lo spettacolo in dialetto “Quanno li sardapicchi. La storia più recente di Morlupo in rime e canti morlopesi”, con testi di F.O. tratti dalla filastrocca locale “Mo ve dico”. Partecipano Francesco Antonazzi, Anna Maria Blasi, Giuseppe Crispo, Rita Palombini, Giuseppe Scala, regia di Angelo Zito, musiche originali di Francesco Antonazzi e Giuseppe Crispo, supporti scenici di Giuseppe Cavallaro.

Non è la prima volta che l’Associazione culturale “Il Gallo Canta”, insieme al prestigioso Centro Internazionale Eugenio Montale, promuove un’iniziativa per la riscoperta e la valorizzazione del dialetto.

Molti pensano che il dialetto sia meno efficace nel trasmettere emozioni e si ponga molto più in basso rispetto all’italiano parlato senza termini dialettali.

Il dialetto viene anzi considerato poco elegante, se non addirittura rozzo o sorpassato.

Niente di più sbagliato: rinnegare il dialetto è rinnegare l’anima, i sentimenti, la storia, le gioie, i drammi, la vita e la morte di una comunità o di un paese. È come svuotare quel luogo di tutti i suoi contenuti vissuti e maturati nel tempo.

“Immaginare un aneddoto locale, o una storiella più o meno piccante, senza il dialetto: risulterebbero svuotati se venissero raccontati semplicemente in italiano – sostengono gli organizzatori –  il dialetto, per essere compreso, deve essere conosciuto, ma soprattutto accettato e vissuto intimamente.

Il dialetto, infatti, consente la continuità della vita paesana quando laddove è ormai grave la perdita di tanti usi, costumi, ricette e tradizioni di ogni genere. Il dialetto è persino un modo di far rivivere, come se fossero presenti, persone e personaggi che sono diventate soltanto un ricordo sbiadito.

Oggi i materassi non sono più fatti con le foglie di granturco;  i panni non si lavano più al lavatoio o nelle tre vasche del fontanile di Fontanelle; o somaro non si rifiuta più di proseguire durante il ritorno dal lavoro nei campi: che sia per un capriccio o per una salita troppo ripida, … tuttavia il mondo paesano merita di essere trasmesso e tramandato. E persino di ricevere attenzione sotto i riflettori”.


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