

Era Aprile 2024, quando il taglio di alcuni pini monumentali al Pincio ha scatenato l’indignazione di associazioni e cittadini. Sei giganti verdi, custodi della storia e del paesaggio mozzafiato della terrazza romana, sono stati abbattuti senza preavviso. “Un affronto imperdonabile”, ha tuonato Italia Nostra, parlando di un atto che deturpa uno dei panorami più iconici della Capitale.
Ma non è finita qui. A novembre, un altro attacco al patrimonio arboreo ha colpito Villa Doria Pamphilj, dove una quarantina di ippocastani sono stati eliminati senza il rispetto delle procedure di legge.
Entrambe le aree rientrano nella Rete Natura 2000, un sistema di tutela europeo nato per preservare biodiversità e habitat protetti. Secondo il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), in casi come questi sarebbe stato obbligatorio attivare la Valutazione di Incidenza Ambientale (VincA), un passaggio fondamentale per garantire che gli interventi non danneggino l’ecosistema. Ma, come ha denunciato il presidente del GrIG, Stefano Deliperi, quelle procedure sono state ignorate.
“Non solo gli abbattimenti sono stati eseguiti senza le autorizzazioni richieste – ha spiegato Deliperi – ma sono avvenuti in primavera, proprio nel periodo riproduttivo della fauna selvatica, aumentando il danno ambientale.”
A confermare l’irregolarità degli interventi ci sarebbero anche le comunicazioni ufficiali della Direzione Ambiente della Regione Lazio. Il 29 aprile 2024, l’ente ha dichiarato che sul Pincio la procedura VincA non è mai stata attivata, mentre nel caso di Villa Pamphilj la risposta è arrivata mesi dopo, a novembre, confermando ancora una volta l’assenza delle necessarie valutazioni preventive.
Le motoseghe hanno scatenato una vera e propria rivolta tra cittadini, associazioni e comitati. Il taglio degli alberi, oltre a non essere stato accompagnato dalle dovute verifiche, ha sollevato interrogativi sulla gestione del verde pubblico nella Capitale.
“Roma è la città europea con il patrimonio di verde pubblico più vasto – ha ricordato Deliperi – eppure le Linee strategiche adottate nel 2023 per la gestione del verde urbano sembrano essere rimaste sulla carta, senza una reale applicazione.”
La vicenda è ora nelle mani delle autorità: i ministeri competenti, la Procura di Roma e i Carabinieri Forestali sono stati chiamati a far luce sulla mancanza delle autorizzazioni e sulle responsabilità di questi interventi.
Mentre la città si interroga sul destino dei suoi alberi, resta una certezza: Roma non può permettersi di perdere i suoi polmoni verdi senza combattere.
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