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Salvarsi la pelle… con l’arte

Una grande mostra del Tattoo al Macro Testaccio

Il fenomeno più inquietante a cui assistiamo oggi sono i cambiamenti climatici e le migrazioni. Causa e conseguenza di ciò il degrado, o meglio, l’avvelenamento di aria, terra, acqua. Il quarto elemento invece, il fuoco, è in pieno sviluppo, ma non proprio nel senso di apportatore di civiltà, come gli antropologi ci hanno insegnato. A livello sociale osserviamo invece la formazione di megalopoli sempre più estese, non più dettate da piani urbanistici funzionali, ma accrescimenti informi che hanno seguito, nel tempo, il fluttuare degli andamenti economici. Più della metà della popolazione mondiale risulta essere urbanizzata dice Edward L. Glaeser e questa massiccia “coazione gregaria” sembra essersi costituita di fatto come angosciante alternativa a quella Natura che ha costituito, per secoli, l’antagonista alla sopravvivenza degli esseri umani, ma che è stata anche la matrice di ogni forma culturale come del vero piacere fisico e dell’equilibrio mentale, nonché fonte di ispirazione costante delle Arti.

Il fenomeno è complesso, ma se le persone si raccolgono in queste megalopoli per combattere la paura e l’incertezza, la ritrovano sotto altre forme in aggregati cittadini diventati sempre più roventi ed ingestibili, mentre gli alberi affondano nel cemento e le rare piantine sui terrazzi si seccano per cause misteriose. Così le persone, invece di un sano radicamento, un’identità di ruolo e di funzione sociale, vi ritrovano solitudine e sfiducia, alimentate da notizie allarmanti e contrastanti, da un ritmo temporale inutilmente accelerato e da un bombardamento di immagini, con funzione ipnotica, che mirano a sostituire la realtà del Corpo e confondere la percezione dei suoi veri bisogni. Quali sono le reazioni più comuni alla ricerca di una possibile auto-terapia? Procurarsi un animale, ma non sempre questi compagni alternativi possono essere gestiti con rispetto. Si tenta allora di riscoprire la capacità terapeutica delle Arti in corsi a vocazione psicosomatica e con dispense settimanali in edicola, da colorare, mentre la pelle anonima e grigia della città viene personalizzata e colorata dalla Street–Art e la pelle delle persone si copre di Tatuaggi, forse per ricordarsi qualcosa per sempre o per difendere il proprio sacro spazio corporeo decorandolo e personalizzandolo in onore all’Arte.

Non sfugge a nessuno infatti come il fenomeno tatuaggi sia aumentato, negli ultimi trent’anni, in una maniera che potremmo chiamare epidemica. Secondo l’ISS al 7 settembre 2015, in Italia a scrivere ormai indelebilmente sulla propria pelle sono quasi sette milioni di persone, il 12,8% della popolazione complessiva. Anche la Street Art finalmente non è più fenomeno trasgressivo di imbrattamento dei muri cittadini, ambisce a bonificare non solo le brutture ed il degrado di questi, ma a decorarli e sviluppare un attaccamento nelle persone, un’identità di Quartiere in fondo, con bellissime e grandi composizioni artistiche. Infine la novità che forse tutti attendevamo, c’è un progetto mirato a ridurre gli agenti inquinanti nell’aria (vedi “Ikea loves eArth”).

Per quanto riguarda il Tatuaggio invece possiamo ammirare una bella mostra al Macro Testaccio che costituisce veramente un omaggio ad una delle forme grafiche più antiche del mondo. Sono state trovate infatti antichissime mummie segnate che, insieme alle famose pitture rupestri, ancora oggi confondono gli studiosi riguardo la loro problematica collocazione simbolica, ma più recentemente, da noi, c’è stata la grande mostra realizzata nell’aprile del 1985 ai Mercati Traianei da Renato Nicolini. Titolo emblematico “L’Asino e la zebra, origini e tendenze del tatuaggio contemporaneo”.

A questa mostra infatti si è ispirata l’attuale “Tattoo forever”, in visione dal 2 giugno al 24 luglio 2016 al MACRO – Museo d’Arte Contemporanea a Roma, presso gli spazi de La Pelanda 2 e della Factory. Asia Argento è la testimonial ufficiale di un evento che sembra costituire l’ingresso ufficiale del Tattoo nell’Empireo dell’Arte contemporanea. L’idea è di Maria Costici, l’organizzazione di Federica Nicosia e della storica dell’arte Francesca Villanti per C.O.R., promozione di Roma Capitale. “Tattoo forever” nasce quindi come un doveroso tributo ad una pratica “artistica” emancipata dalla sua esclusiva dannazione di “stigma” per dipanarsi in un viaggio all’interno dell’Ex Mattatoio, articolandosi in diverse sezioni. Si parte da quella storica, un ritorno alle origini con testimonianze e reperti museali; si prosegue con la parte fotografica, attraverso le foto di Michael Laukien, una serie di ritratti di persone tatuate appartenenti a tribù diverse, alcune delle quali aventi più di 100 anni. Si prosegue con i grandi artisti del Tattoo italiani ed internazionali, tra i quali Marco Manzo, direttore artistico dell’evento, uno dei tatuatori italiani più famosi a livello internazionale. Una sezione della mostra è riservata alle immagini degli artisti della scuderia Cheyenne, l’azienda tedesca leader mondiale nella produzione delle macchinette del tatuaggio, infine una sezione è interamente dedicata a giovani artisti italiani emergenti, presentati da Ars Estetica. Non manca “Tattoo for peace” (progetto di MultiOlistica giunto alla sua terza edizione) nel cui padiglione espongono i testimonial del progetto, anche Dario Fo con un ritratto femminile dal titolo Libertà. Poi è il turno della mostra inedita del 13° Festival Internazionale di Humor Grafico, con autori da tutto il mondo, infine il Tattoo viene interpretato come elemento di seduzione femminile, come simbolo di ricercatezza ed associato quindi all’Alta Moda. Sei stilisti e due Accademie intervengono in mostra a rendere omaggio all’arte del tatuaggio attraverso la loro creatività, anche con i virtuosismi delle loro tecniche, dal ricamo alla pittura.

Infine, uscendo dal Macro e proseguendo per via Galvani, tanto per restare in tema, non si può non vedere sulla sinistra l’enorme Lupa rampante ovvero il “Jumping Wolf” dell’artista belga ROA; innegabilmente una presenza viva che domina la strada e fa riflettere sui nostri simboli e, come tutte le opere d’arte, non ha un significato univoco. Non è il tributo alla romanità che gli abitanti forse avrebbero desiderato, ma probabilmente solo una guardiana della città, rassicurante o forse scomoda, o forse addirittura allusiva alla terza e più pericolosa delle tre fiere incontrate da Dante nella selva oscura nel primo Canto dell’Inferno.

prima

1 – “Tattoo forever” Macro Testaccio – “Una galleria eterna” ritratti di Michael Laukien

seconda

2 – “Tattoo forever” Macro Testaccio – DotsToLines//Chaim Machlev

terza

3 – “Tattoo forever” Macro Testaccio – Marco Manzo – Asia, bronzo 38x38cm 2016

quarta

4 – “Tattoo forever” Macro Testaccio – 13° Festival Internazionale di Humor Grafico – disegno di Alisson/Brasile

quinta

5 – Testaccio, via Galvani, “Jumping Wolf” dell’artista belga ROA. http://www.romadvisor.it/street-art-ostiense-roma-70-4023

 

TUTTE LE FOTO SONO DI VALTER SAMBUCINI – www.valtersambucini.it

“Tattoo forever” Macro Testaccio La Pelanda 2 e Factory, Piazza Orazio Giustiniani n°4. http://www.museomacro.org/macro_testaccio/macro_testaccio


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