Stranezze di città, la Roma non si discute, mai, si ama e basta
Di un amore senza condizioni... come dovrebbe essere sempre l'amoreHo ricevuto nei giorni scorsi una busta da lettera di colore rosso, in corsivo c’era scritto “la Roma non si discute, si ama!”. Dentro la busta c’era un foglio con una dedica alla squadra di calcio per il giorno di San Valentino, festa degli innamorati.
Me l’ha inviata la gentile signora che avevo incontrato qualche settimana fa in via Florio, nel rione Testaccio, meta della mia passeggiata ciclo turistica per fotografare il murale di Claudio Ranieri con in braccio una piccola lupa.
“La Roma non si discute, si ama” è un modo antico e romantico di vivere il calcio, una poesia d’amore che fa emozionare, soffrire, sentire parte di una famiglia.
La Roma è parte di noi, è come un parente stretto, uno di quelli che magari in privato puoi rimproverare se sbaglia, ma che con gli altri, con gli estranei, difendi a spada tratta.
La Roma non si discute, mai, si ama e basta, di un amore senza condizioni….. come dovrebbe essere sempre l’amore”.
Dopo aver letto la dedica d’amore, mi sono riproposto di cercare un legame storico ma anche fantasioso, partendo dal soggetto: la lupa piccola e la squadra della Roma, l’antica festività romana e pagana dei Lupercalia del 13/14 e 15 febbraio. La festa di San Valentino, del 14 febbraio, è un’occasione per celebrare l’amore e l’affetto tra innamorati, amici e familiari.
La figura del lupo o lupa ha un duplice valore nella cultura romana, da un lato rappresenta una minaccia per il bestiame, dall’altro è simbolo di forza e di protezione, come nel caso della leggenda che narra della lupa che ha allattato Romolo e Remo in una grotta situata sul colle Palatino.
La leggenda di Romolo e Remo narra la storia dei due gemelli, figli di Rea Silvia e del dio Marte.
Rea Silvia, una vestale, fu violentata dal dio Marte e diede alla luce due gemelli.
Amulio, il re di Albalonga, temendo una futura rivalsa da parte dei due neonati, ordinò che fossero abbandonati in una cesta sul fiume Tevere.
La cesta con i due gemelli fu trovata da una lupa. Ritorna la figura, che li allattò e li protesse fino a quando non furono trovati da un pastore di nome Faustolo, che li crebbe insieme alla moglie Acca Larentia
Il nome della grotta dove la lupa ha allattato Romolo e Remo era il lupercale e l’antica festività romana dei Lupercalia dal 13 al 15 febbraio si svolgeva nei pressi di quella grotta.
Le origini dei Lupercalia, termine che deriva da lupus, lupo in latino, sono antiche e si perdono nella notte dei tempi e la festività è legata alla fertilità e alla protezione del bestiame.
La festa era dedicata a Fauno, dio della natura e degli animali, protettore del bestiame ovino e caprino, razziato dal lupo.
La festività aveva un carattere propiziatorio e purificatorio, con lo scopo di allontanare gli spiriti maligni e garantire la fertilità della terra, degli animali e delle persone.
Il periodo in cui si svolgeva, febbraio, era considerato un mese di passaggio e di preparazione alla primavera, stagione di risveglio della natura e la festa iniziava con il sacrificio di capre e cani.
In seguito, alcuni sacerdoti, chiamati Luperci, correvano intorno al colle Palatino, colpendo con delle strisce di pelle di capra le persone che incontravano.
Si credeva che questo gesto avesse un potere purificatorio e che favorisse la fertilità.
Le donne si offrivano volontariamente per essere colpite dai Luperci, mentre i giovani partecipavano alla corsa in onore di Romolo e Remo.
L’antica festività romana dei Lupercalia era una festa pagana e fu soppressi nel 494 d.C. da papa Gelasio I, che la sostitui con la festa di San Valentino del 14 febbraio.
San Valentino, il cui nome completo era Valentino da Terni, fu un vescovo e martire cristiano del III secolo, oggi venerato come santo e patrono degli innamorati.
La sua figura è avvolta da un alone di leggenda, ma la sua esistenza storica è confermata.
Nato a Interamna Nahars (l’odierna Terni) intorno al 176 d.C., Valentino si convertì al cristianesimo in giovane età e divenne vescovo della sua città.
Durante le persecuzioni contro i cristiani, l’imperatore Claudio II ordinò l’arresto di Valentino. Il vescovo fu imprigionato e, secondo la tradizione, durante la prigionia compì miracoli e gesti di conforto verso gli altri carcerati. La sua fama di uomo santo e taumaturgo si diffuse rapidamente.
Il 14 febbraio del 273, Valentino fu condannato a morte e decapitato a Roma. La sua tomba fu meta di pellegrinaggi e il suo culto si sviluppò rapidamente.
La figura di San Valentino è legata all’amore e al fidanzamento.
Diverse leggende narrano di come il santo si prodigasse per unire coppie di innamorati, celebrando matrimoni segreti e donando fiori alle coppie.
Una delle storie più famose racconta di come Valentino, mentre era in prigione, si innamorò della figlia del carceriere e le donò un biglietto con scritto “dal tuo Valentino“, gesto che viene considerato l’origine del moderno biglietto di San Valentino.
La festa di San Valentino è celebrata il 14 febbraio.
Nel corso dei secoli, la festa di San Valentino è diventata una ricorrenza popolare in tutto il mondo, un’occasione per celebrare l’amore e l’affetto tra innamorati, amici e familiari.
“Alcuni dicono che quando è detta la parola muore. Io dico invece che proprio quel giorno comincia a vivere”. Emily Dickinson, poetessa statunitense.
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