Un’Assemblea Diocesana da ricordare con Papa Francesco a San Giovanni

E un pressante invito a “Ricucire lo strappo, oltre le diseguaglianze”

I giorni non sono tutti uguali, anche se sembrano spesso ripetitivi. Come non sono tutti uguali gli incontri o le riunioni che non lasciano traccia. Probabilmente non dovrebbe accadere così per il 25 ottobre 2024, che verrà ricordato dalla comunità romana per un incontro diocesano, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, che non solo voleva fare memoria dello storico e irripetibile convegno del febbraio 1974: “Le responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di carità e di giustizia nella città di Roma”, meglio noto come convegno sui “Mali di Roma”, ma soprattutto per ascoltare il pensiero  del Vescovo di Roma, Papa Francesco, sulla realtà del nostro tempo nella Città Eterna. 

Nella chiesa, gremita come nelle grandi occasioni, laici, giovani e meno giovani, sacerdoti, catechisti, famiglie, ci sono molte Autorità Istituzionali e politiche, rappresentanze della società civile e leader religiosi. Dal Sindaco di Roma Gualtieri al Prefetto Giannini, il Questore Massucci e una Delegazione della Regione Lazio, ai Rappresentanti di diverse Associazioni oltre a quelle della Caritas, della Comunità di Sant’Egidio e della Fondazione Don Luigi Di Liegro, e del sociologo De Rita, fondatore del Censis. Un gruppo molto numeroso di rappresentanti ecumenici tra i quali quelli della Chiesa Armena, Anglicana, Ortodossa Romena, Greco – Ortodossa e del Centro Islamico.  

A molte persone presenti, in modo particolare quelle non più giovani, entrando nella Basilica Lateranense tornavano alla memoria le parole del cardinale vicario Poletti del 1974, facendo una domanda che si chiedeva e chiedeva: “Ha la Chiesa di Roma qualcosa da dire alla società di oggi, per cercare di guardare al futuro”?.

Oggi, a mezzo secolo da quel convegno, e a conclusione degli incontri nel percorso di ascolto con le realtà territoriali, partito nello scorso febbraio sulle (Dis)uguagliane per conoscere le criticità esistenti e le condizioni di vita per le questioni di “scuola, lavoro, sanità e casa”, i contributi degli interventi programmati hanno cercato di offrire risposte concrete. 

Il nuovo vicario generale per la Diocesi di Roma, monsignor Baldassarre Reina ha introdotto i lavori dell’incontro, ricordando i numeri degli interventi e dei documenti prodotti nei tre giorni dei lavori di quell’evento del 1974, definito storico per Roma, e a sottolineato che allora “nacque la Chiesa locale, postconciliare e contemporanea”. Ha poi richiamato l’interrogativo del 1974 del cardinale Poletti, e ha sottolineato “ si pone la stessa domanda che nel 2024 – in concomitanza con la fine dell’assemblea sinodale e a due mesi dall’inizio del Giubileo – viene riproposta alla collettività in tutte le sue articolazioni”, e conclude affermando: “Ci piacerebbe creare delle occasioni stabili di confronto e di collaborazione con le istituzioni  abbiamo dei mali in questa città, è vero, ma abbiamo tantissimo bene da condividere e da contagiare”. 

Monsignor Reina e il Papa

Due testimonianze di come si vive in alcune periferie romane sono state raccontate con passione e professionalità di fronte a Papa Francesco. La prima è di Mariagrazia, una studentessa del liceo classico Amaldi nel quartiere di Tor Bella Monaca, (famoso per fatti di cronaca negativi ma anche di realtà positive), dove abitano ragazzi per nulla svogliati i quali, come lei, si impegnano per aiutare gli altri, trovando in questo occasione di amicizia e di superamento del pregiudizio, sostenendo spesso chi è discriminato. Cambiare le cose è complicato, ma con la “Scuola della Pace” -Associazione del territorio – è possibile. “E abbiamo le risorse per farlo, in primis il tempo, avendo la consapevolezza di spezzare quelle catene che spesso imprigionano il destino di molte persone”.

La seconda è stata dell’avvocato Daniele, che ha messo la sua professionalità a disposizione per aiutare quei cittadini delle aree dimenticate dalle istituzioni. Con l’associazione “Quarticciolo ribelle” composta da giovani che, finita l’università, tornano nel quartiere per cercare di dargli un nuovo volto, il tentativo di costruire un’alternativa possibile: sono nati un doposcuola, un ambulatorio sociale e altre iniziative per le famiglie in difficoltà. Nei confronti delle istituzioni e delle povertà diffuse sono “sentinelle attive che denunciano, senza sconti, le loro mancanze, le loro lacune – dice Daniele – associazioni scomode per problematiche insostenibili”. 

Al giornalista Marco Damilano con il suo realistico intervento, è toccato il compito di raccontare al Santo Padre il percorso compiuto da febbraio, per rinnovare un impegno alla vigilia del Giubileo sentendo la necessità di aprire una fase nuova, un cammino nuovo. Con il ricordo di don Luigi Di Liegro, che è stato il Segretario Organizzatore del Convegno Diocesano del febbraio ’74, ha introdotto la sintesi del percorso dei quattro incontri svolti sulla sanità, sulla scuola, sulla casa e sul lavoro.

E’ stato illustrato uno spaccato sociale della città di Roma di grande efficacia e profezia, con evidenti fratture e diseguaglianze, ma anche con input per un sussulto di bene da mettere in comune. “Roma è una città che sembra aver perso la fiducia e la gioia di vivere”, afferma Damilano. 

Crescono ansie e paure di fronte alle quali l’atteggiamento ricorrente è duplice, in ogni caso non espressione di speranza: si chiede “un potere verticalizzato, guardiano di esistenze recintate”, oppure si abdica, si tralascia Roma, la città di persone sole (il 46% degli abitanti); la città ricca e quella povera; quella degli uomini e delle donne; degli anziani e dei giovani; la città dei senza tetto (oltre 20.000). È la città dove “la politica è collassata”.

A fronte di questo quadro, presentato senza alcuna forma di retorica, si ribadisce: “Noi ci siamo, per un’alleanza con la città, le istituzioni, le associazioni, i movimenti, le singole persone che sono in ricerca, che condividono le intese di giustizia. Siamo qui per dire che Roma è il luogo del riscatto possibile. Un luogo di speranza, di rigenerazione”.

Papa Francesco, dopo aver ascoltato con grande attenzione i risultati del lavoro svolto, ha esordito affermando: “Ancora oggi ci sono tante disuguaglianze e povertà in città. Tutto questo ci addolora, ma ci fa comprendere quanto sia ancora lunga la strada da percorrere. Come possiamo accettare che si buttino quintali di cibo e allo stesso tempo ci siano famiglie che non hanno da mangiare? O che ci siano migliaia di spazi vuoti e migliaia di persone che dormono su un marciapiede”. I poveri, ha spiegato, “non sono numeri o peggio ancora uno scarto. Sono nostri fratelli, carne della nostra carne. Una città che assiste inerme a queste contraddizioni”, ha rimarcato il Papa è “una città lacerata”. 

Per ricucire lo strappo bisogna impegnarsi a costruire delle alleanze. E significa anche crescere nel dialogo, il dialogo con tutti. Inoltre un invito particolare a valorizzare il pensiero sociale della Chiesa e un auspicio: “Sarebbe bello se dall’incontro di stasera si uscisse con qualche impegno concreto a superare le disuguaglianze”.

Infine, ha evidenziato Bergoglio, è necessario “seminare speranza, un impegno che siamo chiamati ad assumerci in vista del Giubileo. La speranza cristiana non delude mai, e penso specialmente ad alcuni sacerdoti, veri uomini di speranza, come don Luigi Di Liegro”, fondatore della Caritas e in precedenza responsabile del Centro pastorale per l’animazione della comunità cristiana e i servizi socio-caritativi della Diocesi.

A conclusione dell’Assemblea Diocesana, i risultati del lavoro svolto nei quattro convegni nel territorio – riassunti in un volume – sono stati consegnati a tutte le Istituzioni presenti dal direttore della Caritas romana, Giustino Trincia.


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