A spasso per Roma (4). Franchi Argentieri, l’orafo del Papa

Con la Ninna nanna della guerra in mente, ci siamo messi oggi a formulare equazioni di speranza matematica davanti all’arcangelo Michele che, sulla sommità del castello lungo il Tevere, rinfodera la spada, rivelando a Papa Gregorio I la fine dell’epidemia. Ma, ancor prima che Von Verschaffelt scolpisse questa statua, proprio a Castel Sant’Angelo era di casa il Cellini che, durante il Sacco di Roma, in un quadro da fine del mondo, onorava il suo impegno di orefice al servizio di Clemente VII. Se attraversiamo il ponte e scendiamo in via Tor di Nona, ci viene da pensare che in questa nostra città il passato non sia custodito in libri e monumenti, non sia dietro di noi ma si presenti, a volte, incurante, proprio davanti. Per esempio, al civico 60, a nostro inopinato giudizio, sopravvive lo spirito del famoso orefice e scultore che nel ‘500 trattava da pari a pari con Papi e sovrani. E’ il laboratorio dei fratelli Claudio e Roberto Franchi, argentieri, restauratori, orafi, autori dell’anello a sigillo di Papa Benedetto XVI.
La storia della loro bottega atelier inizia nel 1860. “La bottega nasce con la famiglia Vitali – racconta Claudio Franchi – la cui tradizione si lega per discendenza diretta a Luigi Valadier, personaggio di spicco della scena romana del 700.
Nostro padre ereditò quei saperi come apprendista nel 1944, a soli dieci anni, e la rilevò in proprio nel 1968. Mio fratello ed io abbiamo ripercorso la stessa strada, approdando in bottega a soli tredici anni.
Oggi qui conserviamo l’eredità di conoscenze tramandate da Maestro ad allievo in oltre tre secoli di storia.”   

Come è cambiato nel tempo il lavoro dell’argentiere?

Il mestiere dell’argentiere oggi si fonda sul principio ‘innovare conservando’.
L’innovazione sta nella sperimentazione di nuovi linguaggi espressivi, in linea con le mutate esigenze della nostra società, mentre la conservazione si riferisce alla capacità di mantenere quelle abilità tecniche che in epoca di isterismo tecnologico rischiano di essere cancellate a vantaggio dell’uso della macchina.
L’argentiere pertanto, pur mantenendo la radice di conoscenze del mondo classico, si evolve nella ricerca di forme che hanno a che fare con il mondo dell’interior design e delle arti visive in genere.

Quali sono state le vostre committenze più importanti?

I committenti ci chiedono spesso di rimanere nell’anonimato, possiamo però citare un committente che ci ha portato ultimamente alla ribalta mediatica, mi riferisco a Sua Santità Benedetto XVI, per il quale abbiamo realizzato due importanti opere: l’Anello del Pescatore e l’Icona Archeopita, presente tutti gli anni sul sagrato di San Pietro durante la Santa Messa di Pasqua.

Oltre alla lavorazione dell’argento, vi occupate di restauro e oreficeria, quale di queste attività è più richiesta e chi sono oggi i vostri clienti?

L’organizzazione ereditata da Franchi Argentieri è di stampo rinascimentale per cui prevede nella nostra bottega la trasversalità produttiva e progettuale con il restauro; la specializzazione in un solo specifico ambito è una prassi recente.
Questo sistema ci pone nella condizione ideale di servire qualsiasi esigenza dei nostri clienti per i quali siamo oggi un punto di riferimento importante in quanto trovano in noi garanzie di qualità difficili da individuare sul mercato.
I nostri clienti sono in genere collezionisti, aristocratici, musei, gallerie antiquarie, soprintendenze, case d’aste…

I fratelli Franchi sono parte di un nuovo movimento artistico: la scuola romana del gioiello contemporaneo, di cosa si tratta?

Siamo esponenti di quarta generazione della Scuola Orafa Romana, una scuola che vanta precedenti di grande prestigio, con oltre duemila anni di storia, ed oggi siamo promotori di una iniziativa che merita di essere portata all’attenzione di un pubblico più ampio.
Abbiamo individuato un ristretto gruppo di colleghi/autori che, come noi, esprimono nel proprio lavoro una ricerca estetica e di contenuti che ha tangenze con l’arte contemporanea. In quanto storico dell’arte ho studiato il fenomeno e mi accingo a rappresentarlo nella veste di curatore.
Per il momento non dico altro, ne sentirete parlare presto.  

Ci sono ragazzi romani interessati a proseguire questo tipo di attività? Esiste ancora l’apprendistato nella bottega del maestro?

Certamente ci sono giovani interessati ad intraprendere il mestiere ma una legislazione miope e retriva impedisce il trasferimento di conoscenze.
Il problema è la cecità culturale e l’incompetenza criminale di politici e burocrati, ai quali si deve l’azzeramento di un equilibrio garantito dal rapporto generazionale tra Maestro e allievo, oggi completamente stravolto, cancellato. Se il nostro Paese un tempo era la patria dei Maestri che continuavano a produrre nei secoli il miracolo del Rinascimento ed oggi tutto questo patrimonio va perduto lo dobbiamo ai politici e ai burocrati del nostro tempo. 

Cosa si augura possa succedere per cambiare questo stato di cose?

Un miracolo.

 

“Un Anello per domarli, un Anello per trovarli, un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli” J.R.R.Tolkien (Il Signore degli Anelli)

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