Addio a Giacomo: morto a 13 anni dopo uno sparo alla testa. La pistola era sul tavolo

Gli inquirenti stanno lavorando per ricostruire i contorni della vicenda. Sequestrata l'arma e il cellulare del ragazzo

Un colpo. Solo uno. Tanto è bastato a spegnere per sempre la vita di Giacomo E., un ragazzino di appena 13 anni, colpito alla testa da un proiettile partito accidentalmente dalla pistola del fratello.

È morto all’alba di lunedì 7 aprile, nel reparto di rianimazione del San Camillo, dove era stato ricoverato in condizioni disperate sin da domenica.

I medici hanno fatto il possibile. Lo hanno operato, ci hanno provato fino all’ultimo. Ma i danni causati dal proiettile erano troppo gravi. Giacomo si è spento poco dopo le 6 del mattino, lasciando nello sconforto la famiglia e un’intera comunità.

In quelle ore drammatiche, il nosocomio affacciato su via Gianicolense è stato attraversato da un silenzioso via vai di parenti, amici, volti attoniti. Tutti con una domanda che rimbalza nel cuore e nella mente: come è potuto accadere?

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il fratello di Giacomo, David, è una guardia giurata. La pistola, regolarmente detenuta per uso sportivo, era sua.

Domenica mattina l’avrebbe lasciata su un tavolo di casa, prima di andare a farsi la doccia. In quei pochi minuti, il 13enne avrebbe afferrato l’arma. Non si sa ancora se per curiosità, per gioco, o con un’intenzione più drammatica.

immagine di repertorio

Pare che Giacomo avesse imparato a smontare e rimontare armi guardando dei tutorial sul web. Nessun video di quel genere è però stato ritrovato nel suo cellulare, ora sotto sequestro da parte della Squadra Mobile.

Pensava fosse scarica? Nessuna ipotesi, al momento, è esclusa. Nemmeno quella più inquietante: un gesto volontario, difficile da accettare per un adolescente solare, senza apparenti segnali di disagio.

In casa, quel giorno, c’era anche il padre Settimio, commerciante nella zona di San Pietro. Non si sarebbe accorto di nulla, fino al colpo. Un boato improvviso. Poi il panico, la corsa disperata al telefono, i soccorsi. Ma era già troppo tardi.

La magistratura ha aperto un fascicolo, non ci sono ancora indagati, ma potrebbero esserci a breve per consentire gli accertamenti tecnici sulla traiettoria del proiettile e sulla custodia dell’arma.

Le indagini vogliono chiarire ogni dettaglio. Ma una verità già pesa su tutti: una vita spezzata troppo presto, un’arma lasciata incustodita, e una famiglia che ora dovrà convivere con un dolore impossibile da misurare.


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Timbrificio Centocelle

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