Coronavirus. Diario dalle periferie – 5
Riflessioni in tempo di quarantena dal Villaggio Giuliano-Dalmata…La variegata umanità reclusa, come nei quadri di Edward Hopper, cerca di scandire queste giornate, silenziose e sospese, seguendo i ritmi, gli orari, gli appuntamenti della frenetica vita precedente come se nulla succedesse (o fosse accaduto) al di fuori delle proprie mura domestiche. Innumerevoli le proposte di intrattenimento vario, culturali di vario genere, consigli di lettura e cucina a iosa, suggerimenti su cosa, come e perché fare per il benessere psico-fisico di bambini, adulti e anziani.
In questo periodo mi è tornata alla mente la fiaba di Hans Christian Andersen “I vestiti nuovi dell’Imperatore” e, l’esclamazione sincera, pura e spudorata del bambino, nella scena finale, “Il re è nudo”. E, la pandemia, ha messo in luce proprio la “nudità dell’uomo globalizzato”. Fuor di retorica questa è la cruda realtà: il sistema politico-economico-sociale e umano, portato avanti negli ultimi anni, appare – quindi – come un novello “Titanic” che ha falle da tutte le parti. Un tremendo “vaso di Pandora” che, una volta scoperchiato, ha mostrato, e continua a mostrarci, i limiti e le criticità che reclamano di trovare una soluzione.
Negli ultimi giorni, sembra che la preoccupazione più importante e fondamentale sia capire come poter, cioè attraverso quali modalità, andare in spiaggia e al mare. Non si tratta di disconoscere le pesanti situazioni economiche che tutte le categorie legate alla balneazione e al turismo si troveranno costrette a dover affrontare; ma, sinceramente, penso che le persone, i cittadini abbiano bisogno di risposte e proposte concrete per tentare di risolvere – almeno in parte, si spera – ciò che il virus ha fatto esplodere in tutta la sua virulenza.
Sarebbe necessaria una corposa e intelligente riforma del nostro sistema universitario; ripensare, non la metodologia ma la riorganizzazione delle varie facoltà cercando di “formare” professionalità legate all’economia reale e sociale della nostra nazione. In un paese dove si registra uno dei tassi più alti di longevità, forse – e dico forse – si dovrebbero implementare (e, conseguentemente, eliminare il “numero chiuso”) tutte le facoltà medico-sanitarie. Medici, operatori paramedici e sanitari, infermieri, operatori OS, farmacisti, ecc. tutti in prima linea, loro hanno fatto il “lavoro sporco” pagando, anche, con un alto prezzo di vite umane.
Per rimanere in tema, forse, si dovrebbe ripensare – anche – alle varie facoltà, corsi e corsetti che si occupano di “comunicazione” e “informazione”. Mai come in questo periodo abbiamo assistito, e quotidianamente assistiamo, a un pressapochismo e a una scarsa deontologia professionale. Non è la quantità che fa la qualità! Non ci si può improvvisare opinionisti o altro … In una situazione, già di per sé, sconcertante e drammatica si assiste a tutto e al contrario di tutto. La libertà di pensiero e di parola è sacrosanta ma, a volte, si dovrebbe avere il buon senso del silenzio e dell’umiltà. Lo sciacallaggio mediatico è impressionante!
Tuttavia, molti sprazzi di “luce” in questo tunnel che stiamo attraversando ci sono stati; spesso, proprio dove non si cerca o non ci si aspetta.
Abituati a rinchiuderci nelle nuove “agorà” rappresentate dai centri commerciali in molti quartieri (soprattutto, nelle città) a fare un servizio di prim’ordine sono state le “piccole botteghe” quelle che, normalmente, faticano ad andare avanti e che, piano piano, purtroppo stanno scomparendo un po’ dappertutto. A loro va il merito di essersi riorganizzate e re-inventate attraverso la consegna a domicilio e altri utili servizi nei confronti dei clienti. Poi penso ai “ryders” e ai corrieri … forse sarebbe il caso di organizzarli in una vera e propria categoria lavorativa e di settore.
Guardando in avanti e pensando al “distanziamento sociale” necessario, almeno, finché non si trovi e si commercializzi il vaccino necessariamente si acquisirà una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro o in tutte quelle situazioni dove siano presenti assembramenti di persone. Scaglionare le entrate nella metropolitana, forse, ci farà perdere un po’ di tempo ma sicuramente, in caso di incidenti (e a Roma ne sappiamo qualcosa) più agevole sarebbe l’evacuazione o affrontare l’emergenza. Volendo trovare esempi positivi si potrebbe continuare all’infinito.
Comprendiamo la gravissima situazione che molte categorie lavorative e tante famiglie sono costrette ad affrontare ma ritornare “tout-court” come prima è impensabile. Bisogna ripensare l’Italia, soprattutto dal punto di vista sociale ed economico. Le risposte, naturalmente, dovrebbero arrivare dalla nostra classe politica …
Ma … chissà il nostro Pirandello, in questo periodo forzato di isolamento, a quale contest o blog avrebbe partecipato. Lui, profondo conoscitore dell’animo umano, avrebbe sicuramente scritto una novella per questi tempi bui. Il nuovo “look” e la relativa “querelle”: mascherine sì, mascherine no, con certificazione o senza certificazione, soltanto fuori casa, no anche a casa e via discorrendo … è un po’ la cartina di tornasole di questa surreale situazione che stiamo vivendo. Nel momento in cui ci viene obbligato di indossare la “maschera” è, d’altra parte opportuno, spogliarci delle innumerevoli maschere che indossavamo prima che il COVID-19 ci smascherasse nella nostra debolezza, inconsistenza e fragilità sia come Mondo, sia come Paese, sia come cittadini, sia come esseri umani. Ritrovare quell’umanesimo integrale quale novella grammatica umana e sociale.
Brunella Bassetti