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Donna incatenata al balcone contro lo sfratto: tensione a Tor Marancia, interviene la polizia

Lo sfratto, inizialmente fissato per luglio, è stato più volte rinviato grazie all’intervento del sindacato Asia USB, che aveva ottenuto una tregua dall'ufficiale giudiziario

È da poco scoccata l’alba del 19 settembre, quando un drammatico sfratto forzoso ha scosso il quartiere Tor Marancia a Roma, dove Francesca, una donna sola e senza lavoro, ha deciso di resistere legandosi con catene al balcone della sua abitazione.

L’appartamento, un tempo di proprietà della Cassa Forense e oggi gestito da Fabrica SGR del Gruppo Caltagirone, era la sua casa da oltre vent’anni, ma la perdita del lavoro e l’impossibilità di pagare l’affitto hanno portato a un epilogo amaro.

Lo sfratto, inizialmente fissato per luglio, è stato più volte rinviato grazie all’intervento del sindacato Asia USB, che aveva ottenuto una tregua dall’ufficiale giudiziario.

Ma il tempo delle deroghe è scaduto, e il 19 settembre è diventato il giorno in cui la lotta per il diritto alla casa è esplosa in una protesta disperata.

Mentre gli attivisti di Asia USB, i movimenti per la casa e numerosi residenti si radunavano sotto il palazzo per manifestare solidarietà, Francesca ha scelto di incatenarsi al balcone, simbolo di una resistenza ormai all’estremo.

La polizia, arrivata fin dalle prime ore della notte, ha presidiato l’ingresso, impedendo a chiunque di salire a sostenere la donna.

“Ci tengono bloccati, non possiamo raggiungerla” ha denunciato Angelo Fascetti, portavoce del sindacato, descrivendo un clima sempre più teso.

Dopo ore di stallo, gli agenti sono intervenuti, tagliando le catene e riportando Francesca all’interno dell’abitazione. “Ora è chiusa in casa – ha spiegato Fascetti – insieme al presidente del municipio Amedeo Ciaccheri, ma non c’è ancora alcuna soluzione abitativa. La tensione qui sotto è palpabile”.

Francesca non è un caso isolato, ma il simbolo di una crisi abitativa che continua a colpire duramente. Per due decenni, ha pagato con regolarità un affitto che sfiorava i mille euro al mese.

Poi, la vita ha preso una svolta drammatica: il lavoro perso, la liquidazione finita per coprire le ultime mensilità, e infine l’inevitabile sfratto. “Non ho più soldi, non ho un lavoro, sono sola e non so dove andare” aveva confidato mesi fa, affacciata proprio dal balcone che oggi è diventato il teatro della sua battaglia.

Asia USB ha lanciato un’accusa chiara: “La sua storia è solo una delle migliaia di drammi quotidiani che attraversano Roma – ha dichiarato il sindacato –. La Costituzione, che prevede la funzione sociale della proprietà privata, viene ignorata, e oltre 15 famiglie al giorno vengono sfrattate senza soluzioni.

Il tutto, mentre la città si prepara ad accogliere migliaia di pellegrini per il Giubileo, spingendo queste persone fuori dalle loro case per fare spazio ai turisti”.


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