Duplice omicidio al Pigneto: l’ombra della mala cinese

Zhang, era tutt’altro che sconosciuto alle autorità: con precedenti per reati contro il patrimonio, risultava coinvolto in un'inchiesta pesante, la cosiddetta "China Truck"

Un’esecuzione fredda, brutale, consumata nel silenzio della sera, proprio davanti al portone di casa.

Zhang Dayong, 53 anni, e la sua compagna Gong Xiaoqing stavano rientrando in bicicletta elettrica quando sono stati raggiunti da diversi colpi di pistola.

È accaduto nella tarda serata di lunedì, al civico 62 di via Prenestina, sotto il cavalcavia della Tangenziale Est, a pochi passi dalla movida del Pigneto. Un agguato mirato, un omicidio che porta la firma del crimine organizzato.

La scena ha sconvolto i residenti. «Erano persone riservate, tranquille», raccontano i condomini. Ma dietro quella facciata ordinaria, si nascondeva un passato oscuro.

I due lavoravano in uno dei tanti negozi della comunità cinese a Piazza Vittorio, ora al centro di accertamenti da parte delle forze dell’ordine.

Zhang, in particolare, era tutt’altro che sconosciuto alle autorità: con precedenti per reati contro il patrimonio, risultava coinvolto in un’inchiesta pesante, la cosiddetta “China Truck” — una maxi indagine su una presunta organizzazione mafiosa cinese dedita a estorsioni, usura e traffico di droga, con ramificazioni tra Prato, la Toscana e Roma.

Proprio quel passato, ancora oggi al centro di un processo con 58 imputati, sta offrendo agli investigatori la prima chiave di lettura: un regolamento di conti interno alla criminalità organizzata cinese.

Un’escalation che potrebbe affondare le radici nella lunga “guerra delle grucce”, la lotta per il controllo del trasporto merci nel cuore pulsante della produzione tessile di Prato, dove la comunità cinese è capillare e, in alcuni settori, sotto l’ombra delle triadi.

L’omicidio, condotto con modalità spietate e senza lasciare tracce apparenti, fa pensare a un’esecuzione su commissione. Al momento, gli inquirenti stanno ricostruendo la dinamica dell’agguato, verificando anche le immagini delle telecamere della zona e ascoltando testimoni.

Ma il messaggio sembra chiaro: qualcuno ha voluto chiudere i conti in sospeso.

Mentre la città si interroga, Roma scopre ancora una volta di essere teatro silenzioso di una guerra sotterranea che poco ha a che fare con il traffico, la politica o la cronaca quotidiana.

Una guerra fatta di ombre, di nomi sconosciuti e affari miliardari che si muovono dietro le saracinesche abbassate dei negozi e nei container di merce che attraversano l’Italia.

Le indagini proseguono. E la verità, quella vera, potrebbe avere radici molto lontane da via Prenestina.


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