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Ha riaperto la Biblioteca Centro Studi Americani

Nessuna censura per Via col vento

È mezzogiorno di un giovedì di metà giugno. Roma, zitta non ci sta più: i vicoli coi ristoranti aperti dopo il lockdown sembrano quelli dei film di Alberto Sordi. Mentre apparecchiano fuori i tavolini coi “maccheroni”, se giri in via Michelangelo Caetani, al numero 32 trovi forse un americano a Roma o quel poco d’America che ancora non raggiungi online. La Biblioteca Centro Studi Americani ha da poco riaperto il suo cancello di pizzo nero al primo piano dell’antico Palazzo Mattei di Giove.

Il visitatore, sotto lo sguardo vigile dell’aquila nel ballatoio, può entrare, se non ha la febbre, per prendere in prestito o restituire un libro.

Ad accoglierlo ci sono Sara Ammenti, Annalisa Capristo e Sabina Carbone, che gestiscono l’archivio, la biblioteca ed i suoi canali social.
“La peculiarità del Centro Studi Americani – spiega Annalisa –  è che si finanzia anche con le quote associative. La biblioteca prevede quindi un’iscrizione a pagamento.
Sono state anche istituite delle convenzioni con università italiane e straniere, così l’università garantisce ai propri studenti e docenti l’accesso gratuito alle nostre risorse. Sono convenzionate ad esempio la Sapienza, Tor Vergata, Roma Tre, ma anche la John Cabot, l’American University, la Luiss, ecc.”

Chi frequenta la biblioteca?

Sabina: “gli universitari, gli studiosi stranieri che vivono a Roma, ma non solo”. Sara: “ci sono anche diversi scrittori che vengono qui per concentrarsi ed usufruire della sala per scrivere, la biblioteca è un luogo d’elezione di scrittori e giornalisti”.

Avete molti associati ed iscritti?

“Si, abbiamo un discreto numero di utenti, – risponde Sara – negli ultimi anni è cambiato il modo di frequentare la sala lettura ma questo è un discorso che riguarda un po’ tutte le biblioteche. È cambiata la modalità di studio: sostano meno, prendono dei testi, consultano le risorse elettroniche, fanno ricerche in modo più veloce”.

I testi sono in inglese?

“Il focus sono gli Stati Uniti – continua Sara – ma abbiamo anche testi in italiano.  Anche per quanto riguarda il genere, il tema sono gli Stati Uniti ma le aree disciplinarie sono diverse.”

Lockdown e riapertura, cosa avete vissuto?

Sara: “Per noi è stato un modo per riflettere su come è cambiata la nostra professione. Abbiamo tenuto aperto lo sportello online per gli iscritti, quando era possibile facevamo per loro le ricerche online, li abbiamo seguiti via email. Abbiamo fatto document delivery, quindi consegna di documenti su richiesta, e poi abbiamo lavorato molto sulle pagine social per cercare di tenere vivo questo filo che ci lega agli utenti. E’ stato un modo per far sentire che c’eravamo ancora, che c’erano ancora anche loro.  E’ stata molto seguita una iniziativa che abbiamo lanciato sui social: ‘Io leggo a casa la letteratura americana’. L’idea era quella di coinvolgere gli utenti nel consigliare, con un selfie, un libro da leggere che riguardasse la letteratura americana o la storia. Ci sono state partecipazioni d’onore ma noi puntavamo a tutti quindi ci ha fatto piacere ricevere tutte le loro foto e piano piano le abbiamo pubblicate, crediamo di non aver dimenticato nessuno”.

Si organizzano eventi in queste grandi sale?

Sara: “Si moltissimi e riguardano vari argomenti. In questo periodo non si sono fermati, sono continuati sulla piattaforma virtuale”. Sabina: “abbiamo ultimamente organizzato la presentazione di un libro”.  Annalisa: “ci piace l’idea che, con gli studiosi che vengono a lavorare da noi, si crei un circuito virtuoso per cui poi la loro ricerca ritorni da noi in forma di libro. Ad esempio c’è stata la presentazione del testo di un giovane che ha iniziato a studiare qui ed ha terminato gli studi in America; riguardava la scoperta di Cosa Nostra, il modo in cui negli Stati Uniti sono iniziate le indagini dell’antimafia con l’uso dei pentiti ed il ruolo di Robert Kennedy in tutto questo. La presentazione l’abbiamo organizzata online durante il lockdown. Speriamo di poter proseguire, non sappiamo quando si potrà riprendere ad organizzare eventi in presenza”.

Adesso si può comunque entrare in biblioteca?

“Si – dice Sara – stiamo ricevendo per ora su appuntamento, con un orario di apertura ridotto per motivi legati al palazzo, prendiamo appuntamenti di mattina fino all’ora di pranzo per il prestito dei libri, purtroppo per ora la sala di lettura non si può utilizzare.”

Quanto tempo resta il virus sulla carta? Quali misure di prevenzione utilizzate per i libri?

“In realtà qui c’è stato un gran dibattere! Alla fine abbiamo scelto la via più sicura che è la più lunga, per cui, quando rientrano dal prestito, i libri li mettiamo in una busta e li teniamo in quarantena 10 giorni prima di rimetterli a posto. Comunque la ripresa non è velocissima, credo che le persone siano un po’ spaventate nel muoversi, noi siamo in centro, chi non abita qui deve prendere un mezzo pubblico per arrivare, non c’è stata folla alla riapertura”. Interviene Sabina: “alcuni si sono anche abituati a questa assistenza a distanza, per noi è stata un’occasione per proporci anche in questo modo”.

Dagli USA è partita di recente la manifestazione dei Black Lives Matter, c’è stata una richiesta di testi per un approfondimento dell’argomento? 

Sara: “Più che la richiesta, è cambiata l’offerta, stiamo acquistando più libri sull’argomento perché ne vengono prodotti di più”.  Annalisa: “Storicamente la biblioteca si è occupata delle tematiche riguardanti i diritti civili e la loro messa in crisi. Attraverso i social abbiamo cercato di dar conto di quello che è successo selezionando articoli di note testate americane, con riflessioni più articolate che contestualizzano la vicenda. Abbiamo cercato di dare una informazione un po’ polifonica che vada anche oltre il fatto in sé”. Di nuovo Sara: “già poco prima che tutto questo scoppiasse ci eravamo rese conto che la produzione in ambito storico e giornalistico era settata sul tema, anche a giudicare dai Pulitzer assegnati quest’anno”.

La piattaforma streaming HBO Max ha ritirato il film Via col vento, avete il libro qui?

“Sì”

Qual è la vostra opinione al riguardo?

Sara: “io penso che sia una forzatura, è un romanzo che va contestualizzato, non si può giudicarlo ora, va giudicato per quando è stato scritto, è sempre una forma di censura, quindi no, io non condivido”.

Annalisa: “Non si può pensare di cancellare il passato, con le responsabilità storiche che esso comporta. Quelle sono espressioni letterarie e cinematografiche della società che le ha espresse, vanno conosciute e contestualizzate”.

Sara: “in Italia questo libro è stato riscoperto proprio negli ultimi mesi perché c’è stata una nuova edizione ed una nuova traduzione, è stato riletto da moltissime persone. Con questo ragionamento poi tutti i libri che discriminano le donne andrebbero censurati, insomma fa parte di un’epoca”.

Infine, Rossella: “Dopo tutto, domani è un altro giorno”.


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