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La casa di ringhiera di via Trani. Al Quarticciolo come a Milano?

È ora di dimostrare anche a Roma le vantate (in campagna elettorale) competenze nella gestione dei progetti

Seconda puntura introvitreale, Attilio fermati per qualche giorno con la corsa lenta-camminata veloce-bicicletta, e ritorna alla passeggiata salutare. Gli occhi sono sacri oltre che per vedere, anche per scrutare i particolari che nutrono la scrittura del cronista.

Mi incammino da Tor Tre Teste verso il Quarticciolo, attraversando il Parco Palatucci, approfittando di una bellissima giornata di sole che solo Roma può regalare. In Via Locorotondo ritrovo la macchina bruciata che  da una decina di giorni riposa in pace, quanti giorni ci vorranno per rimuoverla?

Poco distante e sempre in Via Locorotondo il tombino rubato non è stato ancora sostituito ma  c’è il plasticato che delimita il buco aperto, quanto tempo ci vorrà per porvi rimedio?

Amministratori, gli abitanti del Quarticciolo hanno telefonato in Municipio… Rispondete per favore?

Siamo nell’era della transizione ecologica e il cittadino/vandalo inizia a gettare dietro i cassonetti di Via Trani i vecchi televisori; negli spot pubblicitari si parla dei nuovi televisori, dei nuovi decoder, della sintonizzazione, del HD, ma non rimproverano gli “zozzoni” che gettano il vecchio televisore dove gli capita.

In Via Trani e a Via Ugento  ritrovo anche “la casa di ringhiera” che è l’oggetto del mio articolo di oggi.

Piccolo edificio popolare di pochi piani, che prevede la compresenza su ciascun piano di più appartamenti che condividono il medesimo ballatoio che corre per l’intera lunghezza dell’edificio; pensate ad una sola via di accesso ai singoli appartamenti. La tipologia delle case di ringhiera si è particolarmente diffusa nel 19° secolo, come edifici  popolari delle città dell’Italia settentrionale con particolare incidenza a Milano e Torino, e negli anni dell’immigrazione interna, conseguenti al boom economico, ha costituito in molti casi la prima sistemazione abitativa per i nuovi immigrati che partivano per il nord industriale dal Sud Italia.

Via Trani – Via Ugento

Appartamenti di 40/50 mq in genere con  un paio di stanze e senza bagno in casa ma esterno e collocato in fondo al ballatoio in condivisione con i condomini del piano, con un’unica esposizione.

Quello spazio era luogo di socializzazione assieme all’ampio cortile anch’esso comune dell’edificio.

Nelle case di ringhiera nelle periferie gli interventi di conservazione e ristrutturazione sono stati pressoché assenti e quindi assistiamo a situazioni di degrado. Purtroppo a Roma anche la casa di ringhiera tra Via Trani e Via Ugento vive questa situazione.

Speriamo nel Superbonus 110 prorogato, e nella volontà dell’ATER di Roma di usufruirne per rivalorizzare una tipologia urbanistica storica italiana.

Amministratori romani, adesso è ora di dimostrare le vantate (in campagna elettorale) competenze nella gestione dei progetti anche nella nostra città.

Al Nord Italia al contrario c’è stata una evoluzione positiva. Passando i singoli anni, i decenni, i secoli, la casa di ringhiera ha cambiato volto ed è diventata di moda: oggi è sempre più un’abitazione caratteristica e di tendenza, che si nasconde nei cortili interni di diversi quartieri delle città, raccontando uno stile di condivisione.

Nelle mie tante passeggiate a Milano ne ho viste molte, anche quelle demolite e ricostruite o frazionate, che partono da un modello originario solo negli esterni. Le case di ringhiera non sono più le abitazioni spartane e rustiche di una volta e gli appartamenti sono ora forniti di bagni privati e ascensori.

Non si è estinto, però, lo spirito che animava questi luoghi. E abitare in una casa ringhiera ha ancora la sua unicità. C’è evidentemente la ridotta privacy rispetto al classico condominio ma è  impagabile l’atmosfera romantica che si gode nel cortile, non è rara la condivisione  del ballatoio nella stesura dei panni, lo scambio di piccole gentilezze tra i condomini dal piano: dalla cura del gatto a quella delle piante, alla condivisione di un caffè, il buongiorno e il buonasera costante, la vista beata e panoramica sui tetti della città.

Oltre alle foto della macchina bruciata, del tombino rubato, dei televisori gettati in un cumulo di altri rifiuti, allego foto della “casa di ringhiera” del Quarticciolo e quella a Viale Monza a Milano. Nella città meneghina, se ci andate, ne troverete a decine di “case di ringhiera” rivalutate con validissime ristrutturazioni di pregio, sia nei quartieri centrali , che periferici. È, tra l’altro, un modo aggiuntivo di fare turismo.


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