La Jewelry Week per la prima volta a Roma
Intervista al curatore della neo scuola romana del gioiello Claudio FranchiNon doveva certo dircelo Marilyn Monroe che i diamanti sono i migliori amici delle donne! Mettiamo per un attimo da parte la storia, i ritrovamenti archeologici, le vecchie favole, il Santo Graal di Indiana Jones, e magari uno degli ultimi volumi da cui è tratta la serie Netflix “Bridgerton”, in cui la ricerca dei gioielli di famiglia accompagna l’intera trama. Non appare necessario rammentare che il gioiello è da tempo immemore oggetto di scambi e accordi, dono e promessa di amore eterno, tesoro permanente nel continuo scorrere della vita dell’uomo. Ma, cascasse il mondo, va detto qui ed ora che, per la prima volta nelle botteghe storiche della città eterna, dall’11 al 17 ottobre, il gioiello sarà celebrato con una intera Jewelry Week. L’evento ha il patrocinio del I Municipio di Roma, della Camera di Commercio Italo-americana a New York ed è promosso dall’associazione Incinque Open Art Monti di Monica Cecchini. Oltre 130 i designer internazionali che esporranno le loro creazioni. I visitatori saranno coinvolti in tour di visite guidate, organizzate per far conoscere la forte relazione tra storia e aneddoti della città e l’antica arte orafa. Curatore della Neo Scuola Romana del Gioiello e quindi del percorso relativo è Claudio Franchi, noto argentiere, designer, restauratore e storico dell’arte.
A lui abbiamo chiesto: come è nata l’idea della Jewelry Week e quali sono le potenzialità di un evento di questo tipo per il territorio e per l’artigianato artistico di Roma?
“L’idea nasce da Monica Cecchini, architetto e curatrice, – spiega Claudio – che con la sua Galleria d’Arte contemporanea nel cuore del rione Monti, ha avviato nel 2019 un progetto di valorizzazione del gioiello contemporaneo. Con il Premio Incinque Jewels, che prende il nome dalla sua galleria, Monica dà avvio alla RJW aggiungendo il concetto di “mostra diffusa”, e dando origine ad una relazione tra le realtà produttive e creative del territorio con la forma-gioiello. In questo senso sono personalmente grato a Monica Cecchini, per aver avuto il coraggio di avviare l’attività di Galleria Contemporanea in una città notoriamente non facile per iniziative culturali, ancor più per la lungimiranza di prevedere nel contesto dell’arte contemporanea proprio il gioiello come categoria espressiva. Naturalmente questa idea e la conseguente manifestazione possono costituire un importante episodio che, c’è da augurarsi possa non rimanere tale, e accendere i riflettori su Roma come capitale del gioiello. La diffusa presenza di artigiani e creativi nel territorio ha bisogno di eventi di tale levatura, così da funzionare da stimolo e promozione per un potenziale che nel settore rimane ancora inespresso”.
Le botteghe storiche diventano gallerie artistiche per il visitatore, sarà anche possibile osservare le fasi di lavorazione del gioiello?
“L’idea di Monica di Mostra Diffusa in altre realtà territoriali ha mostrato di funzionare molto bene, mi riferisco al dopo salone del Mobile di Milano, in quella settimana i visitatori si mostrano molto interessati alla visita degli atelier e dei negozi. Roma in questo caso propone itinerari che sovrappongono la storia dei luoghi dell’arte con le presenze delle botteghe, nelle quali certamente il visitatore avrà la possibilità di scoprire, insieme alle opere degli autori, i gesti e le tecniche di trasformazione che nella Scuola Romana hanno tracciato pagine memorabili delle Arti Orafe”.
Qual è il gioiello più importante realizzato da Franchi Argentieri e da chi è stato commissionato?
“La storia di Franchi Argentieri conserva molte storie di committenze prestigiose, penso al Direttore d’Orchestra Herbert Von Karajan, al Maestro Federico Fellini, all’Associazione Insieme per la Pace di Maria Pia Fanfani, passando per le collaborazioni con gli artisti delle Avanguardie come Franco Angeli, Tano Festa, Michelangelo Conte, Mario Molli, ma indubbiamente la committenza che potrei definire storica, senza nulla togliere alle altre prestigiose, è quella per l’anello del pescatore per Sua Santità Benedetto XVI, al quale il Pontefice aggiunse la richiesta dell’Icona Acheropita, la quale continua ad essere mostrata al mondo di cultura cristiana ogni anno sul sagrato di San Pietro durante la Santa Messa di Pasqua”.
L’artigianato artistico, in passato nostro punto di forza, sta ritrovando il suo spazio a Roma? Chi acquista prodotti artigianali di alto livello artistico oggi?
“L’artigianato artistico sta subendo un periodo di graduale trasformazione, la voglia di creatività rimane innata nell’uomo seppure cambino i modi. Il terreno di conoscenza delle sofisticate tecniche manuali si sta erodendo drammaticamente lasciando il posto a diffuse forme di isterismo tecnologico. Le ragioni sono molteplici, su tutte l’inconsistenza di una politica che culturalmente non si mostra preparata alla conservazione del grande patrimonio di manualità, con azioni concrete di salvaguardia; dall’altra le nuove generazioni trovano scomoda l’acquisizione e l’impegno dei processi manuali, trovandosi più a proprio agio con l’universo digitale. Ma – conclude Claudio Franchi – ciò crea una inevitabile conseguenza: da una parte l’appiattimento delle proposte dettate dall’uso delle macchine che tendono a standardizzare le produzioni, dall’altro la perdita di qualità e di complessità che oggi possiamo apprezzare nelle opere museali e che dovremo abituarci a vedere come qualcosa di irripetibile”.